11 febbraio 2016 – Costa di Rovigo Biblioteca “Manfred Buchaster” – Giorno del Ricordo 2016

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Nessuna pretesa di celebrazione, i morti, da qualsiasi parte, non devono essere oggetto di celebrazione, semmai di cordoglio. Come associazione culturale, Il Fiume ha sempre provato a  diradare le ombre e fare luce, fioca magari, ma pur sempre luce su fatti della storia più o meno vicina.

Non è facile parlare in modo obiettivo di certi temi. Temi che coinvolgono la storia delle persone e spesso vengono trattati in modo soggettivo. La lezione di Luciano è stata quella di provare in tutti i modi a capire e come amici e soci del Fiume abbiamo proseguito su questa strada. Piuttosto che celebrare o fare sensazione cerchiamo sempre di capire, e così è stato nella serata che abbiamo dedicato all’approfondimento del Giorno del Ricordo, e quindi delle“foibe”, grazie all’apporto di Federico Tenca Montini.

Da alcuni anni ci occupiamo di conoscere questo tema, e lo abbiamo fatto con la punta di diamante del professor Boris Pahor, con la studiosa Alessandra Kersevan, con il bravissimo Alessandro Cattunar e ora con un giovane storico Federico Tenca Montini che ha il merito, data la giovanissima età, di avvicinarsi al tema senza pregiudizi ideologici ma con la voglia di entrare nelle parti, da osservatore esterno quasi. Il suo lavoro di tesi, oggetto del libro che ha presentato, ha avuto il merito di analizzare l’uso delle foibe da parte di chi ne ha fatto di volta in volta, oltre che un metodo di eliminazione del nemico, anche un mezzo di propaganda delle proprie ragioni.

L'assessore Moira Ferrari con Chiara fabian e Federico Tenca Montini
L’assessore Moira Ferrari con Chiara fabian e Federico Tenca Montini

Il pubblico presente, molto attento, ha però rivelato oltre ai pregi anche i difetti di quello che l’informazione è abituata a confezionare. Alla fine la domanda di rito è stata “quante sono le vittime delle foibe?” A questa  Tenca Montini ha risposto sornione con un’altra domanda “quali vittime vi interessano?” Il desiderio di misurare e dare un’ordine alla grandezza di un evento in termini di vittime, rivela come alla fin fine non interessino i processi “che hanno portato a” , ma il numero che solo sembra dare la cifra dell’orrore. Il relativismo dell’approccio, non vuole assolutamente sminuire la portata ma proprio nell’analisi della specificità di momenti e protagonisti rendere giustizia ad un evento tanto tragico nella storia di quelle terre.

Abbiamo dovuto ribadire con forza che “capire” non è sinonimo di “giustificare”, ma il dubbio che abbiamo letto nei nostri interlocutori ci ha fatto capire che la strada della conoscenza è ancora lunga.