20 gennaio 2017 – PORRAJMOS Il progetto di genocidio di un popolo scomodo con Luca Bravi ed Eva Rizzin

Le ricerche sulla Shoah sono in pieno sviluppo ed evoluzione. Esiste una specificità che contraddistingue gli ebrei in quanto a loro era diretto il progetto genocidiario studiato e applicato su basi “scientifiche”.

La “scienza esatta persuasa allo sterminio”1     aveva come obiettivo la cancellazione della “razza ebraica” ma non trascurò altre comunità o categoie sociali che risultavano un ostacolo alla purificazione sociale del III Reich.

Molti apartenenti a queste categorie si sentono defraudati di un  diritto di riconoscimento se non si cita la loro esperienza nel quadro delle commemorazioni del giorno della Memoria, così i partigiani sloveni rappresentati dal professor Boris Pahor, o le comunità rom e sinti che vorrebbero l’estensione della motivazione della legge istitutiva della ricorrenza anche alle loro sofferenze.

Nel riconoscimento legittimo di questi diritti, come Associazione abbiamo sempre cercato di prestar attenzione a tutte le voci dalla shoah attraverso il contributo di ricercatori o documenti di grande valore.

L’inclusione nella Comunità Europea dei paesi dell’est ha reso possibile negli ultimi decenni ricerche in archivi un tempo preclusi e questo ha gettato nuova luce su alcuni temi stimolando ulteriori ricerche.   Grazie, inoltre,  ai finanziamenti europei del settore “Cittadinanza attiva”, molti paesi stanno svolgendo studi non solo sul genocidio degli ebrei ma anche su quello delle comunità rom, sinti, manuche, tzigauner, camminanti, in una parola sugli “zingari” che popolavano tutta l’Europa prima che i nazionalismi dividessero nettamente gli stati creando le frontiere e i passaporti.

Queste comunità strette su base familiare, erano difficilmente controllabili ed irregimentabili, pur essendo “ariani” per la loro origine indoeuropea e quindi più puri degli stessi “germani”, gli zingari erano destabilizzanti per il “nuovo ordine” hitleriano.     Su di loro la polizia politica tedesca sperimentò i sistemi di discriminazione e identificazione selettiva. I nazisti crearono la “socialità asociale”2   ossia introdussero la categoria sociale degli asociali.

Ogni paese contribuì a discriminarli, prima, e a perseguitarli dando man forte ai Nazisti. I campi di concentramento furono il gradino che seguì la prima fase, quella della identificazione e schedatura.     Anche in Italia gli ordini di polizia ai Prefetti e ai Questori raccomandavano una particolare attenzione alle “carovane di zingari” che diffondevano il comunismo (solo perchè provenivano dall’est Europa) e potevano esercitare lo spionaggio a favore dei nemici.

A Berra (Fe) un piccolo paese del ferrarese, situato sulla riva destra del fiume Po, c’era un campo di concentramento specifico per zingari e anche l’Italia ha avuto un ruolo nella persecuzione delle comunità rom e sinti presenti nel suo territorio.
Ne parleremo diffusamente con gli storici Luca Bravi ed Eva Rizzin, da anni al lavoro su questo tema per le rispettive Università e per la Comunità europea, nelle sedi che seguono:

Venerdì 20 Gennaio 2017
FerraraAula Magna Liceo Ariosto – ore 11.00 – “Porrajmos Il progetto di genocidio di un popolo scomodo” con il prof. Roberto Dall’Olio e l’Associazione Il Fiume, gli storici Luca Bravi (Università di Firenze) ed Eva Rizzin (Università di Verona) presenterànno le storie dell’internamento e della deportazione ad Auschwitz delle famiglie di Rom e Sinti italiane.

Costa di Rovigo (Ro)   – Biblioteca “M. Buchaster” -Piazza San Rocco 17-  ore 20.30 –  incontro pubblico con gli storici sul tema dell’internamento dei Rom italiani

Lunedì 23 Gennaio 2017 –
Scuola media di Costa di Rovigo – ore 11.00 – “Porrajmos. Il progetto di genocidio di un popolo scomodo”

1   S. Quasimodo, Uomo del mio tempo

2  Henriette Assèo, docente della HESS Ecole des Hautes études en sciences sociales, conferenza su “La sorte degli zingari europei” , Parigi , Aprile 2012, Memoriale de la Shoah