21 luglio 2017- Tra Sabaudia, Littoria e Mussolinia si snoda la nostalgia fascista

Tempi duri per l’antifascismo.

Il nostro paese sta vivendo una costante e progressiva escalation dell’idea fascista. Si è partiti da un braccio alzato in un campo sportivo a festeggiare un gol, si è passati ai raduni di “Casa Pound” contro i migranti, per poi assistere in parlamento ad offese antisemite contro un deputato Emanuele Fiano figlio di un deportato ad Auschwitz. Non parliamo della melma maleodorante vomitata dai social network, ma di fatti reali che accadono tutti i giorni e mescolano la nostalgia del fascismo alla rabbia impotente verso dinamiche epocali della portata della “crisi del ’29”.  Crisi economica, globalizzazione, destabilizzazione di alcuni governi africani dittatoriali ma funzionali alla repressione in loco del malcontento per la povertà, sono il frullato che ha portato a una migrazione epocale.

Difficile risolvere in poco tempo problemi che richiederebbero maggior forza e coesione dell’Europa divisa tra paesi che ancora in Africa hanno il loro supermercato a prezzi stracciati e paesi che fanno da pattumiera dei residui del supermercato.

L’accoglienza ineludibile dei barconi pieni di migranti, profughi, rifugiati, chiamiamoli come vogliamo, si scontra con le reali difficoltà dell’ammasso di uomini in luoghi inadatti, privi di servizi adeguati, senza organizzazioni che diano loro uno scopo nella giornata.   L’emigrazione femminile dall’est è utile e necessaria è ha trovato i suoi canali, generando quel reddito  che sembra essere fondamentale per il nostro welfare.  Questa nuova e massiccia emigrazione per lo più maschile che non viene incanalata in nessun filone produttivo e rimane imbottigliata in Italia perché il resto dell’Europa non se ne vuol far carico, è la miccia che può scardinare la nostra democrazia.

Sabaudia città di fondazione fascista

Molte voci si levano a dire che l’Italia non ha fatto i conti col proprio passato fascista, ma in effetti non solo di passato si tratta. L’intima essenza dell’italiano è fascista, pronta a bacchettare gli altri ma indulgente con sé stessa, vogliosa di ordine imposto anche con la forza, ma incapace di educare i propri figli al rispetto degli altri.

Tuttavia non è contro l’essenza dell’italiano medio che si deve lottare, si deve contrastare l’apologia del fascismo e l’uso e abuso dei suoi simboli.   A quanto pare la maggioranza degli italiani che al referendum ha votato contro la modifica della Costituzione, quando è ora di applicarla non sa come fare.  Pazienza le forze di destra (strenui garanti della “Costituzione così com’è”, giusto per dar contro al Presidente del Consiglio un po’ trullallà), ma anche chi si propone come Movimento con “barra a dritta” non sa dire una parola forte contro la folla in piazza a Latina che inneggia al Duce e col braccio teso contesta l’intitolazione dei giardini pubblici a Falcone e Borsellino.  Orrore… Sembra che la mafia torni ad essere la maggiore alleata delle forze eversive che vogliono tenere lo Stato nel marasma per poter salire al potere e fare i propria affari indisturbati.

Il cartello voluto da Don Formenton, il parroco di un piccolo paese, dopo fatti di razzismo in molti paesi della provincia

Fatti emblematici gli sfregi ai busti e alle targhe in memoria dei magistrati che hanno combattuto la mafia, fatti gravi le spiagge con la simbologia fascista orgogliosamente in mostra, fatti gravissimi gli interventi assolutori del Vescovo locale (“sono goliardate” mons. Tessarollo), fatti inquietanti i tentativi di cambiar nome a Latina per tornare a Littoria o la polemica montata contro la presidente della Camera Boldrini accusata falsamente di voler abbattere le architetture razionaliste.   In mezzo ci stiamo noi che proviamo a raccontare ai ragazzi nelle scuole cosa è stato il fascismo, cosa vuol dire lotta alla mafia, qual è la differenza tra olocausto e crimini di guerra, tra shoah e foibe.   In mezzo ad un potere politico impotente e a un fascismo montante, ci siamo noi che abbiamo solo il potere della cultura e dell’esempio e siamo minoritari.

Facciamoci gli auguri