E’stato molto interessante il doppio incontro con Silvana Calvo, l’insegnante di Locarno che negli anni della pensione si è dedicata a studiare la storia di aspetti importanti della politica svizzera negli anni ’30 e ’40. I temi trattati, presenti in testi svizzeri di lingua tedesca ma non sviscerati in tutti i loro aspetti, hanno fornito ad appassionati e studiosi alcuni dati importanti.

Nel libro presentato, ma anche nel precedente “1938 Anno infame”, l’autrice analizza i documenti degli archivi cantonali e centrali dello stato (per lo più in rete e facilmente consultabili in Svizzera) e ne filtra le disposizioni sull’accoglienza ai profughi ebrei e non, mettendovi a fianco la lettura dei quotidiani della svizzera italiana.
A leggere ora quegli articoli dei quotidiani si ha l’impressione che tutto fosse conosciuto, specie nella Svizzera tedesca che aveva più accesso ai documenti e alle fonti tedesche dirette. Tutti sapevano delle persecuzioni e dei massacri ma la paura di essere coinvolti nella mattanza teneva i cittadini e i governanti del piccolo stato, attaccati strenuamente ad una neutralità che era più di facciata che di sostanza. La Svizzera faceva in realtà da fabbrica di armi per la Germania, faceva da portafoglio per i marchi tedeschi e garantiva le transazioni con l’estero anche se in teoria c’era una sorta di embargo verso la Germania. Non ultimo in Svizzera la Germania inviava i beni, le opere d’arte il denaro derubato agli ebrei e gli ebrei stessi erano costretti a svendervi i loro beni per evitare di perderli del tutto.
E’ storia nota, certo, ma leggere gli articoli dei giornali fa muovere un parallelo con quanto succede anche oggi. Leggiamo tutti i giorni le stragi di Boko Aram, vediamo in diretta le decapitazioni dell’ISIS e ci sentiamo impotenti perché invochiamo la pace e la diplomazia come strumento necessario per ottenere una pace giusta. Inoltre ci chiediamo se, e con che diritto, governi di uno stato si possano intromettere in dinamiche interne ai conflitti etnico-religiosi di altri stati senza che sia visto come ingerenza indebita.
Fossimo oggi davanti ad un governo come quello nazista cosa faremmo che non sia stato fatto allora?
Davanti agli integralismi e ai conflitti attuali cosa stiamo facendo?

Interrogativi che hanno risposte complesse e articolate, forse ma che nella Svizzera del 1942, anno in cui Hitler pianificò l’uccisione sistematica di 6.000.000 di persone, suscitò l’indignazione di 22 ragazzine di scuola media che presero carta e penna e scrissero al loro capo dello stato.
Saper leggere la storia non insegna a trovare risposte univoche ma almeno consente di mettere in luce le dinamiche, prevedere le reazioni e, chissà, migliorare piano piano le coscienze dei ragazzi che almeno un po’ di cultura possono permettersela.
Consigli per la lettura:
Silvana Calvo, “ 1938 Anno Infame Antisemitismo e profughi nella stampa ticinese” , I libri di Olocaustos, Edizioni Dell’Arco , 2005
“Ad un passo dalla salvezza. La politica svizzera di respingimento degli ebrei durante le persecuzioni 1933-1945” , Silvio Zamorani Editore, Torino 2010