PAPOZZE

Le vicende accadute agli internati di Papozze, Rovigo e Lendinara  in qualche misura si intrecciano strettamente fra loro ma li vediamo paese per paese.

Nella piccola cittadina di Papozze accostata all’argine del fiume Po, si trovano a “internamento libero” due famiglie di ebrei jugoslavi i Moskovic ed i Kopp . Entrambe le famiglie vengono ospitate nella grande casa della famiglia Modonesi, composta dal padre Mario, dalla moglie Annunciata Soldati e da cinque figli, Edgardo, Maria, Amalia, Gentile e Franca.

La grande casa era situata all’interno dell’area golenale del fiume, viene abbandonata dopo l’alluvione del ‘51 e di lei resta un acquerello dipinto da Edgardo Modonesi[1].

Le due famiglie hanno caratteristiche diverse, più chiusi i Moskovic, più aperti i Kopp e diverso sarà anche il loro destino.

Edoardo Kopp nato a Gratz il 28 maggio 1912 e sua moglie Rosalia Katz nata a Vienna l’11 settembre 1912 vengono destinati a Papozze da Lubiana nell’ormai famoso gruppo degli jugoslavi .

Il 21 luglio 1943 nasce a Papozze il loro figlio, Teodoro.

Kopp  Eduard di Mauro e Ida Weiss nato  in Jugoslavia il 28/05/1912 tipografo fuggito verso Sud
Katz  Rosalie di  Emilio e Lucia Lebonel nata a Vienna  l’11/09/1912 casalinga fuggita verso Sud
Kopp Teodoro di Eduard e Rosalie nato a Papozze il 21/07/1943 figlio fuggito verso Sud

Alloggiato nella casa della famiglia Modenesi, Edo Kopp si rivela da subito affabile e gran socializzatore, si mescola alla popolazione locale arrivando addirittura a parlare il dialetto.

I suoi contatti principali sono con Crespino, il paese distante da Papozze una decina di kilometri,  in cui soggiornavano gli Alkalay .  Le sorelle Modonesi Amalia e Maria ne conservano ancora ricordi molto vivi alimentati anche dai rapporti che Rosalie, detta Rosy, continuò per corrispondenza dopo la guerra.

I Kopp sono ben integrati con la comunità di Papozze tanto che Eduard ha l’occasione di salvare dall’annegamento nel Po il figlio del podestà del paese Pivanti e diventare una specie di eroe.

Dal racconto delle sorelle Modonesi, ogni tanto la coppia litigava ed in quelle occasioni Rosy, donna di grande temperamento, gettava dalla finestra i vestiti del marito.

Rosy aveva studiato arte alla Kunstgewerbe Schule di Vienna ma nel periodo dell’internamento non dipingeva, o almeno non lo faceva in modo visibile. Aveva un buon rapporto di amicizia con la moglie del farmacista dott. Padovani, con la quale nei mesi estivi “andava a Po” come la gente del posto che non poteva andare al mare.

Alla nascita di  Theodor, viene da Rovigo il dott. Consigli, medico ebreo di Rovigo che gli  Hendell, altra famiglia di internati jugoslavi, avevano introdotto alla piccola cerchia di rifugiati. Il medico si occupa della circoncisione del piccolo Teo, uno dei pochi segni di appartenenza alla religione ebraica dimostrati dai Kopp.

Con lo sbandamento del governo fascista il podestà di Papozze riconoscente e ormai amico[2], fornisce ad Edo Kopp una certa quantità di carte d’identità in bianco ma con la sua firma, che la famiglia e i conoscenti useranno per cambiare identità e fruire di carte annonarie aggiuntive e per fuggire.

I Kopp lasceranno Papozze prima di essere arrestati dai Carabinieri, incerti fino all’ultimo se portare con sé il bambino o lasciarlo in Italia.  In casa rimangono alcuni vestiti di Rosy per dar l’idea di non essere fuggiti, e dopo un po’ di tempo una “signora vestita con i vestiti di Rosy si farà viva per portar via la valigia dei pochi effetti personali lasciati, insieme a latte in polvere e biscotti per alimentare il bambino”.

Eduard arriverà a Roma a farà parte della resistenza come sabotatore, ed in virtù di questi suoi meriti diventerà Segretario della DELASEM con l’incarico di scegliere il migliaio di  fortunati destinati al viaggio negli Stati Uniti voluto dal Presidente Roosvelt in una nave per il rimpatrio dei soldati feriti[3].

Con la sua famiglia,  con gli Hendell e moltissimi altri profughi del nord e sud Italia si imbarcherà sulla nave Henry Gibbins assieme a 750 soldati americani feriti, di ritorno dal fronte. La nave parte definitivamente il 21 luglio del 1944, sotto la responsabilità di Ruth Gruber[4]  per un viaggio memorabile che ispirerà il film americano “Haven” ( Il rifugio ).

La famiglia raggiungerà gli Stati Uniti e da qui tornerà a farsi viva con la famiglia Modenesi intrattenendo, attraverso Rosy, una buona corrispondenza con scambio di foto a sottolineare la crescita ed i successi di tutti i suoi componenti (era nata nel frattempo la figlia Nancy).

Rosy riprenderà la carriera artistica arrivando ad esporre in mostre e concorsi, dei quali manderà notizie ai Modonesi in numerose lettere. Nel 1969 Rosy verrà in Italia ma sarà costretta a fermarsi in Costa Azzurra ospite della famiglia del farmacista Padovani, che aveva conosciuto a Papozze, e per problemi di salute non riuscirà a tornare nel piccolo paese in cui era stata ospitata[5]

Theodor, invece, nel corso di un suo viaggio in Italia negli anni settanta visiterà Papozze il suo paese natale e la famiglia Modonesi che aveva conosciuto solo dai racconti dei genitori.   Per ultima sarà la figlia di Teo, la giovane avvocato Rachel Kopp, di Philadelphia, a visitare le Modonesi in Polesine nell’estate del 2010.