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Affettuosamente guardò il fluire dell’acqua, in quel suo verde e trasparente, nelle linee cristalline del suo disegno pieno di segreti. Perle leggere vedeva salire dal profondo, tranquille bolle d’aria galleggiavano alla superficie, e l’azzurro del cielo vi si rifletteva. Ed anche il fiume lo guardava a sua volta, coi suoi mille occhi verdi, bianchi, cristallini, azzurri come il cielo.

Ma dei segreti del fiume non vedeva che una cosa sola, tale però da afferrare interamente l’anima sua. Quest’acqua correva correva, sempre correva, eppure era sempre li, era sempre ed in ogni tempo la stessa, eppure in ogni istante un’altra!
H.Hesse, Siddharta

2 febbraio 2023 – Considerazioni a margine della Giornata della Memoria

Le classi terze della scuola medi di Porto Viro

Il programma dell’Associazione il Fiume per la Giornata della Memoria negli anni scorsi era ricchissimo e durava un po’ tutto l’anno.  Spaziava dalla persecuzione dei Rom, alla vicenda degli IMI (abbiamo fatto con Arduino Nali e le scuole lavori egregi), agli omosessuali e ovviamente la persecuzione degli ebrei.  Si può dire che abbiamo fatto tutto il possibile e che ora molto viene ripreso e scoperto nella provincia di Rovigo e oltre.  Con piacere abbiamo visto che la pubblicazione “…Siamo qui solo di passaggio. La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-45” è diventato un testo ampiamente utilizzato nei programmi degli interventi nelle scuole di tutto il Polesine e viene elaborato sotto forma di racconti, video e drammatizzazioni varie.

Questo significa che noi, assieme ai molti collaboratori che a vario titolo hanno lavorato su questi temi ma soprattutto Luciano Bombarda, Shlomo Venezia, Andra e Tatiana Bucci nonché Arduino Nali, abbiamo lavorato bene a far emergere la storia del nostro territorio.

Questo ci consente di fare qualche piccolo ma significativo intervento e assistere al molto o troppo che si fa con esiti buoni e meno buoni.

Quanto fatto in diretta dal Fiume sono tre interventi diretti ed uno indiretto

26/1/23 : con le terze medie di Taglio di Po abbiamo parlato di Estica Danon e delle analogie e differenze con la più famosa e sfortunata Anna Frank. Abbiamo parlato di vittime, carnefici, giusti e di indifferenti. Assieme alla fortuna tutte le storie sono determinate da queste quattro categorie di persone.

27/1/2023Istituti comprensivi di Taglio di Po- Porto Viro – abbiamo portato a conoscenza la storia di Manfred Bernard Buchaster e della sua famiglia, che è storia di fughe e di profuganza.

Insegnare la Shoah significa lavorare con abbastanza tempo, in rete tra insegnanti e con la lungimiranza dei Dirigenti scolastici, proponendo contenuti e lasciando che sedimentino perché le riflessioni le facciano i ragazzi dentro di se’. Il rapporto diretto con i ragazzi è fondamentale perché si possono guardare negli occhi cercando di capire se ciò che si racconta ha un qualche effetto. I cinesi guardano fissi apparentemente senza reazione, i ragazzi di colore ai cenni sul razzismo verso gli africani del fascismo coloniale si guardano intorno cercando di mimetizzarsi. Gli studenti marocchini alzano la mano e alla domanda su i totalitarismi che conoscono citano subito Israele.     Le ragazze “secchione” sono preparate ed interessate. Poi c’è anche la giovane che inaspettatamente alla fine della storia di Manni si lascia andare ad un pianto commosso.

Avere il rapporto diretto e ravvicinato è impagabile perché consente di spaziare sui temi più diversi cercando di portare l’attenzione sugli aspetti che contano veramente. La responsabilità. La libertà di ciascuno di scegliere. Le vittime erano designate, non c’era scelta, ma tra esser carnefici, delatori, giusti o indifferenti qui sta la scelta che ogni ragazzo potrebbe esser chiamato a fare nella sua vita.

È fatica, e penso alla fatica cui abbiamo costretto e costringiamo i testimoni ancora disponibili. Tuttavia è giusto caricarsi di questo onere e mettersi nei panni di questi ragazzi che sono lontani e ignari perché il racconto che per noi è stato diretto dalle parole di nonni, zii e testimoni per loro arriva da noi con doppio filtro.  Una parola di testimoni vale cento delle nostre che dobbiamo comunque assumerci il compito della trasmissione della memoria.

L’intervento indiretto è stato nell’Istituto alberghiero G. Cipriani Adria, coinvolto nella grande adunata delle scuole di Adria.   Le grandi riunioni di massa hanno il solo pregio di aver fatto lavorare prima i ragazzi ma, al momento dell’esposizione, tra i saluti delle autorità e gli interventi più o meno lunghi di tutte le scuole, i ragazzi trascorrono ore seduti irrequieti, sbirciando il telefono e pronti a scattare alla fine delle ore di costrizione senza cogliere l’importanza di quanto ascoltano.   Ciò che conta è il lavoro preparatorio che con i ragazzi della classe 4 di Accoglienza, deputati quindi a fare da guida nel territorio conoscendone tutti gli aspetti, abbiamo concentrato sulle Pietre d’inciampo poste nella provincia di Rovigo.

Grazie alla presenza di un Comitato Pietre d’Inciampo, costituitosi recentemente ad Adria, abbiamo posto l’attenzione su questa opera d’arte diffusa che ha trovato posto anche nella nostra Provincia con il proposito di continuare il lavoro di posa e allo stesso tempo di consapevolezza della portata di questi fatti.

I ragazzi della 4A Accoglienza dell’Istituto Alberghiero “G.Cipriani” di Adria presso l’Auditorium Saccenti

 

17 dicembre 2017- Lui ci parla ancora?

Sul suicidio se ne leggono tante. C’è chi lo considera un atto di eroismo, chi una semplice anticipazione quando non si sopporta più la difficoltà della vita. C’è chi dice che il suicidio è esaltante quando lo si conduce da intellettuale, consapevole della banale miseria della vita. Di sicuro vi è l’impossibilità di darne una spiegazione certa e univoca.
Un giorno con Luciano stavamo salutando un amico all’aeroporto e ci siamo sentiti dire “Ecco, ora potrei anche suicidarmi perchè sono felice e ho avuto tutto dalla vita”.
Il nostro affetto verso l’amico ci lasciò scioccati. L’idea di perderlo ora che il legame si era così cementato, era per noi insostenibile e ogni tanto riflettevamo sulla frase che sembrava anormale.

E poi Luciano, proprio lui, si lancia nella più classica delle contraddizioni e il 17 dicembre del 2012 con lucida determinazione si lascia cadere nell’acqua gelida del Po .

No, non è possibile, proprio lui.
In quanti ci siamo interrogati sul perchè Luciano ci ha lasciati senza un avviso e una richiesta di aiuto! Recentemente ho incontrato la frase di commiato di Cesare Pavese e l’ho sentita così calzante a quanto è accaduto che mi par di sentirla sulle labbra di Luciano.
“Vi perdono tutti perchè non avete capito senza che io ve lo dovessi spiegare…ma state tranquilli, non avete colpe, vi chiedo perdono per quello che non sono riuscito a fare e per l’aiuto che non sono riuscito a darvi”.

Ecco mi pare di sentirlo dire questo e anche …”non fate pettegolezzi!”.

3 luglio 2016 – Oran Pamuk e il museo delle storie quotidiane

eredità del Fiume
eredità del Fiume

Domenica 3 luglio abbiamo deciso di trascorrere una “giornata particolare”.

Tanta voglia di non far niente spaparazzati al fresco di un parco o a mollo in una qualche spiaggia del Delta, o, perché no, di seguire qualche bella iniziativa estiva.

 Invece Il Fiume, che poi è il soggetto di queste brevi note, ha deciso di immergersi nel doloroso compito del ricordo. Il “ricordo” e la “memoria” sono nel nostro dna, si usa dire oggi, ed è tanto più vero per chi ha deciso di raccogliere e portare avanti l’eredità lasciata da Luciano Bombarda.

Non ci sono capitali dentro questa eredità, qualche centinaio di euro appena, frutto di molto lavoro con le scuole e qualche Amministrazione Comunale illuminata, qualche contributo di amici e sostenitori, pochi euro destinati alle iniziative che Luciano aveva già programmate nonostante la decisione di tagliare con tutto.              Una eredità soprattutto morale, di denuncia delle ingiustizie del mondo e di lotta contro l’apatia e l’indifferenza che accomunava Il Fiume a tanto buon associazionismo.

Un’eredità fatta anche di una mole di materiale bibliografico e non solo, che abbiamo voluto accogliere e di cui dobbiamo farci carico.

Da alcuni anni la collezione di libri, riviste , cd e appunti, notule e biglietti di viaggio, lettere e volantini che Luciano Bombarda aveva messo assieme in anni di attività, aspettava paziente che ci fosse il tempo e la voglia di metterci le mani.  Dopo la dolorosa e improvvisa scomparsa di Luciano tutto il materiale era stato rinchiuso alla rinfusa in numerosi scatoloni dormienti a casa dei componenti del direttivo.  Grazie alla disponibilità di Antonella e Baci (Giuliano Baccilieri campione di rugby con la moglie amici di Luciano da una vita) con Piero ed Elisabetta, domenica scorsa ci siamo messi al lavoro e abbiamo fatto un po’ di ordine tra gli oggetti e i sentimenti.

Non è stato facile, e si può immaginare perché.

Amici alle prese con una narrazione
Amici alle prese con una narrazione

Una giornata non è stata sufficiente per classificare quanto raccolto con la furia dell’appassionato da chi spaziava dalla lotta alle mafie, all’impegno sociale in Emergency, dalla Shoah alla storia del Popolo Rom, dalla storia locale a quella internazionale, da chi teneva tutto, dagli scontrini del bar alle ricevute dei rimborsi agli ospiti delle iniziative del Fiume. Tutto racchiuso in scatoloni e cartelline con titolo e data e tenuto, fino a che lui è stato con noi, negli spazi del suo magazzino “di calce e cemento”.

Proprio oggi Oran Pamuk ha scritto su Repubblica un articolo sulla funzione del museo. Ha scritto dei grandi musei ma anche di come scoprì l’esistenza e l’importanza dei musei diffusi in un’Europa in cui la memoria viene riservata a chi ha voglia di scoprirla e farsene carico. Lo scrittore turco scrive di quando “più avanti i piccoli musei nelle strade secondarie delle città europee mi portarono a capire che i musei, proprio come i romanzi, possono anche parlare per le persone per i singoli”.

Non è detto che faremo della biblioteca del Fiume un museo a Luciano, tuttavia quanto raccolto sicuramente parla di lui e ci stiamo interrogando su come questa eredità possa essere utilizzata e condivisa per gli scopi cui Luciano teneva.

Un primo passo è stato fatto, ma per ora basta così.

Prima presentazione della ricerca sull’internamento libero in Polesine

Il pubblico della presentazione del Libro a Stienta
Il pubblico della presentazione del Libro a Stienta

 

Alla presenza di un piccolo gruppo di amici del Fiume è stato finalmente presentato il volume frutto del lavoro e della puntigliosa ricerca di Luciano Bombarda sulla persecuzione degli ebrei stranieri in Polesine dal 1941 al 1945.

Per gli affezionati la vicenda è nota, per il pubblico più ampio lo diverrà dopo che il libro sarà presentato in molte sedi nei prossimi mesi. Il battesimo del prezioso lavoro si è voluto tenere nel corso dell’annuale Cena del Fiume spostata a settembre proprio per attendere la pubblicazione.

Fabrizio Fenzi, del direttivo del Fiume, ha introdotto la serata lasciando ad Alberta Bezzan la parola per la ricostruzione della genesi della ricerca e del rapporto con Luciano Bombarda e l’Associazione; a Chiara Fabian è toccato invece illustrare come si è dato vita al libro avvalendosi di un rapporto con l’ANPI provinciale e di Stienta, rappresentata nell’occasione da Miro Paiato, e di un contributo concesso dalla Regione Veneto in base alla legge che valorizza gli archivi minori.

Fabrizio Fenzi, Chiara Fabian e Alberta Bezzan
Fabrizio Fenzi, Chiara Fabian e Alberta Bezzan

Tra il pubblico la moglie ed il figlio di Luciano Bombarda, cui il libro è stato dedicato congiuntamente alla storica Francesca Cappella deceduta giovanissima per cancro. Solo alcuni dei co-protagonisti della ricerca erano presenti, Lodovica Marabese a Maria Grazia Lovato, ma molti hanno inviato i loro messaggi di ringraziamento per l’iniziativa non potendo esser presenti. Il burrascoso temporale che ha preceduto la serata ha impedito alcune presenze, tra cui quella di un rappresentante della comunità Ebraica di Padova, mentre Anna Quarzi ha rappresentato l’Istituto Storico di Ferrara.

Dopo la presentazione e l’aperitivo all’aperto, la cena si è svolta dentro il capannone messo a disposizione dalla Fondazione Arca e grazie all’apporto delle signore del Circolo Arci di Stienta e di un bel gruppo di giovani hanno cucinato e servito il ricco buffet. Con l’occasione il prof. Roberto Felloni ha esposto i pannelli della mostra sulla ricerca della vicenda degli internati a Taglio di Po che è un approfondimento recentissimo alla ricerca de “Il Fiume”.

Un ringraziamento particolare da parte dei relatori è andato al Comune di Costa di Rovigo e al sindaco Antonio Bombonato che con la moglie Luisa Cappellozza sono stati protagonisti di una delle storie più toccanti per aver ospitato il piccolo Manni Buchaster prima della sua deportazione ad opera dei Nazisti.

Tra i finanziatori del progetto, ringraziati durante la serata, si è distinta anche la Clinica Odontoiatrica adriese Biscaro-Poggio che ha capito l’interesse del portare alla luce queste vicende sconosciute al pubblico ma trascurate anche da molta storiografia.

Una bella serata nel ricordo di Luciano e di Francesca vivi in tutti i presenti con il loro sorriso e la loro umanità.

La mostra sulle vicende di Taglio di Po

5 settembre 2015 – Cena del Fiume e presentazione libro

“Vedi, ci sono ancora deboli residui di civilizzazione rimasti in questa barbara carneficina che un tempo era conosciuta come umanità. 1 …”

La copertina del libro di recente pubblicazione sull'internamento libero in Polesine
La copertina del libro  sull’internamento libero in Polesine

 

Nella citazione del grande scrittore Stephan Zweig che il direttore del “Grand Hotel Budapest” pronuncia in una delle scene del film uscito nel 2014 (centenario dello scoppio della I Guerra Mondiale) sta una piccola verità o forse una grande speranza cui ci attacchiamo con forza.  La speranza che ci sia ancora un residuo di civiltà nell’umanità che ci circonda, un’umanità che pur uscita da due guerre devastanti, sembra ricadere nella tentazione di riprovarci.

Come persone che sperano di poter fare qualcosa, seppur con i limiti della loro condizione, abbiamo completato e pubblicato una ricerca sulla persecuzione antiebraica in Polesine durata quasi dieci anni e portata avanti da un uomo attaccato alla verità, alla giustizia e alla solidarietà, più che alla sua stessa vita.

Luciano Bombarda con l’aiuto di molti amici che lo hanno affiancato nel tempo, aveva raccolto una grande mole di dati e non è stato facile condensarli nella pubblicazione che porta il titolo “…Siamo qui solo di passaggio. La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-1945”.

Questo titolo viene da una frase dell’ultimo biglietto scritto da Werner Schlòss, giovane ebreo viennese internato a Fiesso Umbertiano con i genitori, prima di essere caricato sul treno piombato per Auschwitz.   Lo scriveva agli amici Aldo e Mario Bombonati che lo avevano accolto nella loro casa di campagna, profugo e fuggiasco dalla furia nazista, dal campo di Fossoli.  Werner e i genitori vennero deportati e furono tra le vittime della Shoah italiana.

Abbiamo raccontato la sua storia e quella di molti altri perseguitati , che vissero nei piccoli paesi della provincia di Rovigo per alcuni anni nel corso della seconda Guerra Mondiale.

Gli ebrei in italia erano solo di passaggio, ma non sfuggirà il doppio senso di questo titolo… siamo tutti quì “solo di passaggio” e per questo non si giustifica la ferocia con la quale perseguitiamo esseri umani senza colpa in nome del denaro e del tornaconto personale o di una ideologia barbaramente appoggiata ad una religione qualsiasi.

Luciano lo ha voluto ribadire con troppa forza, forse angosciato dalla piega che, aveva intuito, stava prendendo il mondo, forse disperato per non sentirsi capace di incidere se non col suo esempio.

Anche noi siamo sconfortati dalla nostra incapacità di azione e allora abbiamo provato a raccontare come si è svolta una storia per far luce su come anche tante storie attuali si stanno svolgendo.

Non possiamo rimanere indifferenti ai provvedimenti dei Prefetti, alle reazioni degli Amministratori locali, alle proteste delle comunità che oggi si trovano a dover ospitare profughi che scappano dai paesi in guerra. Una guerra assurda ma soprattutto di cui non si capiscono gli attori e le loro ragioni, nè i possibili sviluppi. Dopo aver letto i documenti di decine di archivi non siamo riusciti a scrivere in modo distaccato tante storie di viaggi forzati, di fortune dilapidate alla ricerca di una nave per lasciare l’Europa. Non siamo riusciti a leggere la storia senza pensare al presente e alle masse di disperati asfissiati nelle stive di carrette del mare.

Non c’è paragone tra la Shoah e lo scenario di guerra attuale, ma prese a tratti le vicende degli “internati” del 1942-43 hanno molto in comune con quello che vediamo oggi.

Il 5 settembre a Stienta in Località Zampine nel corso della tradizionale cena del Fiume, verrà presentato ufficialmente ai soci ed ai sostenitori della pubblicazione, il libro di Maria Chiara Fabian e Alberta Bezzan. Il lavoro sostenuto da un piccolo finanziamento della Regione Veneto ha avuto compimento grazie ad una raccolta fondi internazionale i cui principali partecipanti sono stati il Comune di Costa di Rovigo, la CIGL di Rovigo, la comunità ebraica di Padova e la Clinica dentale Biscaro Poggio di Adria.

Accanto a questi principali, molti privati hanno voluto prenotare pagandolo in anticipo il volume pubblicato dalla casa editrice Panozzo di Rimini e curato nella sua veste grafica in collaborazione con Roberto Balestracci.

Sono stati invitati i sindaci dei 20 paesi del Polesine coinvolti nella ricerca ma le presentazioni ufficiali verranno organizzate nei prossimi mesi.

1Grand Hotel Budapest, film di Werner…del 2014 ispiirato all’opera di Stefan Zweig