Alle soglie del Capodanno ebraico di questo 5782, anno 2022 dell’era cristiana, abbiamo perso un’altro testimone della Shoah e della persecuzione antiebraica. La piccola “Estiza” fuggita a 13 anni da Zagabria e portata da una signora a Trieste e poi a Rovigo, fino a raggiungere gli zii a Costa di Rovigo per sfuggire a deportazione ad Auschwitz, è mancata sabato 17 settembre.
Come Anna Frank ma a lieto fine, dopo aver trascorso un anno e mezzo a Costa di Rovigo come internata ebrea straniera, era fuggita ancora dopo l’8 settembre 1943 e ed era stata nascosta a Pontemanco (Due Carrare in provincia di Padova) in una soffitta a casa della famiglia Brunazzo. Nella soffitta era riuscita a nascondersi con gli altri sei familiari fino al 27 aprile 1945.
A guerra finita, senza genitori (la madre uccisa ad Auschwitz e il padre partigiano disperso) e ormai adolescente, aveva preso in mano la sua vita scegliendo l’emigrazione in Palestina e vivendo nel kibbutz Mehravia una vita serena e operosa anche se in un paese entrato subito in guerra e diventato Israele.
Dopo molti anni, grazie all’amore dei figli e dei nipoti, era stata portata a ripercorrere le tracce della sua vita in Europa incrociando così la ricerca di Luciano Bombarda sull’internamento libero degli ebrei stranieri in Polesine.
La ricostruzione delle vite degli ebrei internati in provincia di Rovigo aveva messo insieme le tessere di un mosaico che riportò Estica Danon Ayalon a Costa di Rovigo nel 2007 in una commossa rievocazione delle sue avventure. Ci piace riportare il commiato di Reuma Harpaz la figlia che l’ha accompagnata nel suo viaggio a ritroso.
“Mia madre ha chiuso gli occhi e ha detto addio al mondo. Nata a Zagabria figlia unica con un’infanzia felice fino a 11 anni e poi fuga con sconosciuti e senza genitori in una terra straniera piena di guerra e sopravvivenza annegata in ogni cellula del suo corpo. E poi Aliàh, kibbutz, lavoro, matrimonio, nuova vita. E arrivammo noi tre figli, una piccola famiglia tutta sua che era tutto il suo mondo. Mia madre ci ha insegnato cos’è la saggezza della vita, donare e amore incondizionato, accettare l’altro, felicità e tristezza, soddisfazione delle piccole cose della vita, amore umano e aiuto del prossimo, compassione, semplicità, modestia, calore e al posto dell’ invidia tanta sensibilità. Pezzi di parole in jugoslavo, deliziosi e confortanti cibi casalinghi, canzoni in ladino e italiano…
Cara amata donna riposa in pace insieme a mio padre. (Reuma Ayalon Harpaz)
Un abbraccio da tutti coloro che l’hanno conosciuta e hanno conosciuto l’umanità della sua famiglia è doveroso.
E che si abbracci anche con Luciano, Shlomo, Itzak e tutti gli altri amici del Fiume purtroppo scomparsi.