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1 ottobre 2012 – SHLOMO VENEZIA CI HA LASCIATO OGGI

shlomo e marika veneziaQuesta notte nella sua casa di Roma, accanto alla moglie Marika, che lo ha assistito fino all’ultimo faticoso respiro, è mancato, all’affetto dei suoi figli, ma anche al disperato bisogno che tutti noi abbiamo di lui, Shlomo Venezia.

Shlomo Venezia era nato a Salonicco il 29 dicembre 1923, da famiglia di ebrei di origine italiana che era transitata dalla città di Venezia prendendone il nome. Brutti anni per nascere e crescere, ma quali sono le epoche felici per il popolo ebraico che, con cadenza periodica e costante pervicacia, viene perseguitato dal tiranno di turno?

La famiglia Venezia composta da Shlomo, la madre Angel, il fratello Moshe – Moritz, le sorelle Rachel, Maria e Marta, viene deportata da Salonicco nell’aprile del 44, destinazione Auschwitz.

Dall’inferno del campo e del “lavoro” al Sonderkommando, Shlomo e Moritz si salvano e  con loro Rachel ritrovata dopo la guerra.  Shlomo vive l’angoscia e la colpa dell’essere sopravvissuto mentre milioni di altri sono morti e da subito si scontra con un mondo che chiude occhi e orecchie per non sapere quello che è accaduto.

Per lui inizia “il male di vivere” seppur mitigato dall’incontro con la moglie Marika, giovane ungherese che lo accompagna nella sua ricostruzione fisica e morale verso l’inizio difficile della sua seconda vita.  “Non si esce mai dal campo” ripeteva con ossessione Shlomo, e in questo campo ha vissuto fino alla fine, specie dopo la sua terza vita, quella iniziata quando Marcello Pezzetti, storico della “shoah”, lo scoprì tra l’esiguo numero di sopravvissuti che piano piano, dagli anni ’70, aveva iniziato a raccontare.

Ben nascosto in mezzo ai testimoni che il tempo cominciava a decimare, Shlomo faticò a tirar fuori il suo ricordo fino a quando, grazie alla giovane scrittrice francese Béatrice Prasquier trovò la forza e l’occasione per raccontare tutto il suo calvario nel libro-intervista, che venne poi tradotto in italiano e divenne “Sonderkommando Auschwitz”.

shlomo e marikaDagli anni ’90 Shlomo ha percorso l’Italia e l’Europa in una serie di viaggi della memoria, accompagnando moltissimi studenti ad Auschwitz, testimoniando nei luoghi più prestigiosi ma anche nei posti più sperduti del paese e dandosi completamente a questo compito di trasmissione della memoria da protagonista diretto, una memoria contro la quale nessun negazionismo è possibile.

L’incontro con l’Associazione Il Fiume” avvenne durante un “viaggio della memoria” ad Auschwitz, in seguito durante una conferenza a Rimini, città in cui, grazie al prezioso lavoro di Laura Fontana, responsabile italiana del Mèmoriale de la Shoah di Parigi, Shlomo andava a testimoniare con passione.

Iniziò così un rapporto quasi filiale che legò Il Fiume e le sue iniziative a Shlomo e Marika, l’uno imprescindibile dall’altro.  Ne nacquerò incontri memorabili, a Stienta con Valter Veltroni e Andra Bucci, ad Auschwitz più volte, a Salonicco, dove il Fiume collaborando con la Provincia di Rovigo ad un progetto europeo, portò Shlomo per una straordinaria testimonianza nel luogo da cui la sua storia aveva avuto inizio.amos luzzato e shlomo venezia

Ultimo incontro organizzato da Il Fiume, con e per, Shlomo Venezia, è stato la testimonianza all’Ateneo Veneto, nella città di Venezia, a febbraio del 2011.  Grazie ad un gruppo di giovani storici e studiosi veneziani tra cui Shaul Bassi e Simon Levi Sullam Shlomo, che già faticava a camminare, venne ospitato nella città da cui la sua famiglia errante prese il nome e il successo dell’incontro fu testimoniato dall’affetto che la platea a il presidente della comunità ebraica, Amos Luzzato, gli tributarono.

Da un anno Shlomo aveva gravi problemi di salute e aveva smesso di viaggiare, ma la scorsa settimana l’abbiamo sentito al telefono e, dopo le notizie sulla salute e le condizioni del momento, ci ha detto quasi di slancio…” a proposito, se avete qualsiasi cosa da chiedermi, non abbiate problemi, chiamatemi, che anche da qua voglio aiutarvi…”.   Strano messaggio.

Il contatto telefonico con Marika era quotidiano e, per non affaticarlo, solo ogni tanto chiamavamo direttamente Shlomo, ma mai, fino a quel momento, ci aveva sollecitato a chiedere, a interrogare!    Sapendo la fatica e il dolore che gli costava, negli incontri in privato o tra una testimonianza e l’altra, non eravamo mai noi a chiedere ma il ricordo del campo veniva da lui, spontaneamente,  e noi bevevamo grati la sua memoria.  Leggere, ora che non è più con noi, quel messaggio estremo di voglia di raccontare, di testimoniare, ci da un brivido. Forse Shlomo aveva capito e voleva dirci che passava il testimone ma con il sostegno della sua presenza invisibile, silenziosa e costante.    Grazie.

shlomo a salonicco

Londra 2012 – Olympic Games

iosefa idem

Lo sport italiano molto spesso non ha niente, strutture, soldi, facilitazioni legislative, spinta scolastica … tutto quanto serve per dare atleti di alto livello alle competizioni internazionali.

Nonostante questo l’Italia riesce anche a vincere medaglie, e molte, in proporzione alle strutture e agli abitanti.
Sarà perché abbiamo strutture ottocentesche che siamo primi nell’arma bianca o nel tiro di precisione?  Di sicuro un’atleta in Italia si deve autofinanziare per ottenere dei risultati ma la cosa grave è che, indipendentemente dai risultati, è la pratica sportiva che non raggiunge livelli accettabili nei giovani e negli adulti.

Condizioni di lavoro, infrastrutture e collegamenti non efficienti,  scarsa presenza di strutture, pigrizia da nuove tecnologie, costi dello sport, tutto rende il nostro paese un “no sport land”. Chi ha anche una minima occasione di partecipare ad eventi sportivi all’estero torna con un senso di inferiorità che è difficile spazzar via con dell’ottimismo a buon mercato.

I dirigenti delle varie Federazioni spesso sono ex atleti o politici trasferiti allo sport per gratificazione e perché ogni carica è buona per stare sulla scena. Spesso rimangono ai vertici per anni, senza un turn over che porti a ricambi giovani e con nuovo entusiasmo. Il vecchio “cursus honorum”, di latina memoria, è praticato con grande difficoltà o, semmai, in modo automatico, senza che siano le reali competenze e sensibilità a fare progredire le carriere.

Quali sono le donne ad esempio, dirigenti federali? Che fine hanno fatto una Paola Pigni, una Sara Simeoni e mille altre atlete di spicco alle quali si propongono sempre ruoli di “fatica”, ma mai di decisione?

A comandare e programmare lo sport delle donne, e non solo,  sono sempre capaci ottantenni, tutt’al più qualche giornalista in cerca di visibilità, ma mai una donna che ne capisce di sport e di psicologia femminile.

Per questo Il Fiume si prepara agli incontri autunnali, molti dei quali saranno con donne, su problematiche femminili e con ospiti di tutto rispetto, per tentare di parlare e dare spunti di riflessione non solo a chi partecipa o alla stampa, ma anche a chi opera nel governo locale di questo nostro paese!

il podio tutto italiano della scherma

Dopo la bella e riuscita festa del Fiume si aspetta l’autunno per le prossime iniziative

il Po

La festa è riuscita e con piacere ci siamo scambiati idee, compagnia e progetti futuri!

Le cuoche collaudate della nostra associazione si sono  date da fare prima, durante e dopo la festa.  Antonella e Ornella hanno fatto la parte del leone, Rita ha messo le sue origini siciliane al servizio della festa, Irene ha ripetuto, a grande richiesta i cevapcici croati con salsa haivar, Tiziana ha preparato le salsine israeliane e le amiche marocchine di Stienta hanno preparato pane arabo e uno splendido cous cous zveia con pollo, cipolle e uva passa.

A Irene è toccato anche raccogliere le canne che ornavano la chiatta e ai maschietti  i lavori pesanti, trasporto bibite e frigoriferi,  mentre il Sindaco di Stienta e il suo collaboratore Mauro, come sempre hanno preparato i mezzi per la proiezione di un breve video.

Il tempo è stato clemente con noi anche quest’anno e ci ha riservato una serata un po’ ventilata all’inizio, ma poi perfetta per star fuori e piluccare dal ricco buffet, per ascoltare la musica dal vivo e per ballare al suono di musiche tradizionali bosniache che, una bravissima Dijana Grgic e i suoi musicisti, hanno cantato, suonato  e spiegato ad un pubblico attento.djana grcic

Di solito un’ospite particolare trascorre con noi la serata e quest’anno è toccato ad Andra Bucci che spesso accompagna il Fiume nelle manifestazioni organizzate per La Giornata della Memoria.
Lontano dal dolore del ricordo della sua esperienza ad Auschwitz, che l’ha portata con la sorella ad essere tra le più piccole sopravvissute al campo di sterminio, Andra ha cenato e vissuto con gli amici de Il Fiume una bella serata di mezza estate…

insalata di polipo

              Dijana Grgic

Insalata di Polipo

Una piccola associazione non muove le montagne, ma con piccoli interventi fa sentire la sua presenza come elemento di unione e stimolo culturale, così, noi de Il Fiume ci siamo impegnati ad acquistare il grana delle zone terremotate, che è stato messo in lotteria, abbiamo sintetizzato le attività culturali messe in piedi nell’anno passato e preannunciato gli appuntamenti futuri.

Grande attenzione ci sarà per la figura femminile e la sua presenza fondamentale nei ruoli importanti della società, ma non in quelli chiave delle stanze dei bottoni, bene le donne  fin che si impegnano ma se vogliono comandare è un altro discorso!  Josefa Idem, canoista pluriolimpionica e madre di famiglia, assieme a Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite  per i Rifugiati (UNHCR) sono nell’agenda autunnale, assieme ad altre importanti autrici contemporanee.

 

21 luglio 2012 – 3° festa de Il Fiume

imbarcadero a stienta

Al terzo anno forse avremo qualche difficoltà a tener ferma la zattera che ospita la tradizionale festa de Il Fiume. Dopo oltre un mese di torrida estate, si prevedono temporali e abbassamenti delle temperature, ma è pronto un “piano b”, per non rinunciare a vederci con gli amici e gustare i preziosi piatti preparati delle cuoche del Fiume.

Una festa , la 3°, che ci vedrà raccolti a Stienta dopo la prova del terremoto che ha danneggiato il Municipio e quindi la sede degli incontri del Fiume, costretto a ripensare parte della sua attività.

Ritrovarci ad una festa, non a parlare dei temi impegnativi che sono il succo dei nostri incontri, è bello e rilassante, ma tra un cous cous e un’insalata di polipo, riusciremo a fare il punto della situazione e buttare sul piatto il programma degli appuntamenti d’autunno.

Dopo un anno ci troviamo un governo diverso, ma una situazione altrettanto grave dell’economia interna e mondiale, prigionieri di “vite che non possiamo permetterci” per parafrasare Bauman, ma incapaci di inventarne di nuove.

Ritrovarci è anche il modo per sperimentare se condividere idee ed esperienze può essere un antidoto alla tentazione di fare ciascuno per sé.  La musica di fondo sarà quella struggente del ventre dell’Europa corteggiato dall’oriente, un trio composto da una cantante bosniaca e da due musicisti.

In caso di maltempo si riparerà alle “Quattro lamiere”, il pittoresco ed evocativo nome che a Stienta si da alla struttura fissa in cui si svolgono le feste del locale PD e che si trova lungo l’Eridania in località Zampine!

Attenzione al bollettino meteo e a presto!

10 giugno 2012 – Fratta Polesine inaugura la casa museo di Giacomo Matteotti

ingresso casa Matteotti

Con una piccola cerimonia alla presenza delle autorità locali, tra cui spiccava Tiziana Virgili, presidente della Provincia e sindaco di Fratta Polesine , e con l’apporto dello storico Gianpaolo Romanato, domenica 10 giugno 2012, è stata aperta ufficialmente al pubblico a Fratta Polesine (Ro) la casa  museo di Giacomo Matteotti.

  1. Fratta Polesine è  un luogo straordinario per capire come in Italia siamo disseminati i centri pulsanti della storia artistica e civile, tanti sono i monumenti concentrati in questo borgo.
    Sede di moti carbonari contro la dominazione Austriaca  nell’800, la cittadina era stata già luogo del ritiro in terraferma di famiglie della nobiltà mercantile veneziana che vi aveva fatto costruire dal Palladio (1570 circa) la straordinaria villa Badoer, seguiti da altre famiglie di possidenti che con le loro dimore hanno segnato la struttura urbana (villa Cornoldi  nel “