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Londra 2012 – Olympic Games

iosefa idem

Lo sport italiano molto spesso non ha niente, strutture, soldi, facilitazioni legislative, spinta scolastica … tutto quanto serve per dare atleti di alto livello alle competizioni internazionali.

Nonostante questo l’Italia riesce anche a vincere medaglie, e molte, in proporzione alle strutture e agli abitanti.
Sarà perché abbiamo strutture ottocentesche che siamo primi nell’arma bianca o nel tiro di precisione?  Di sicuro un’atleta in Italia si deve autofinanziare per ottenere dei risultati ma la cosa grave è che, indipendentemente dai risultati, è la pratica sportiva che non raggiunge livelli accettabili nei giovani e negli adulti.

Condizioni di lavoro, infrastrutture e collegamenti non efficienti,  scarsa presenza di strutture, pigrizia da nuove tecnologie, costi dello sport, tutto rende il nostro paese un “no sport land”. Chi ha anche una minima occasione di partecipare ad eventi sportivi all’estero torna con un senso di inferiorità che è difficile spazzar via con dell’ottimismo a buon mercato.

I dirigenti delle varie Federazioni spesso sono ex atleti o politici trasferiti allo sport per gratificazione e perché ogni carica è buona per stare sulla scena. Spesso rimangono ai vertici per anni, senza un turn over che porti a ricambi giovani e con nuovo entusiasmo. Il vecchio “cursus honorum”, di latina memoria, è praticato con grande difficoltà o, semmai, in modo automatico, senza che siano le reali competenze e sensibilità a fare progredire le carriere.

Quali sono le donne ad esempio, dirigenti federali? Che fine hanno fatto una Paola Pigni, una Sara Simeoni e mille altre atlete di spicco alle quali si propongono sempre ruoli di “fatica”, ma mai di decisione?

A comandare e programmare lo sport delle donne, e non solo,  sono sempre capaci ottantenni, tutt’al più qualche giornalista in cerca di visibilità, ma mai una donna che ne capisce di sport e di psicologia femminile.

Per questo Il Fiume si prepara agli incontri autunnali, molti dei quali saranno con donne, su problematiche femminili e con ospiti di tutto rispetto, per tentare di parlare e dare spunti di riflessione non solo a chi partecipa o alla stampa, ma anche a chi opera nel governo locale di questo nostro paese!

il podio tutto italiano della scherma

Dopo la bella e riuscita festa del Fiume si aspetta l’autunno per le prossime iniziative

il Po

La festa è riuscita e con piacere ci siamo scambiati idee, compagnia e progetti futuri!

Le cuoche collaudate della nostra associazione si sono  date da fare prima, durante e dopo la festa.  Antonella e Ornella hanno fatto la parte del leone, Rita ha messo le sue origini siciliane al servizio della festa, Irene ha ripetuto, a grande richiesta i cevapcici croati con salsa haivar, Tiziana ha preparato le salsine israeliane e le amiche marocchine di Stienta hanno preparato pane arabo e uno splendido cous cous zveia con pollo, cipolle e uva passa.

A Irene è toccato anche raccogliere le canne che ornavano la chiatta e ai maschietti  i lavori pesanti, trasporto bibite e frigoriferi,  mentre il Sindaco di Stienta e il suo collaboratore Mauro, come sempre hanno preparato i mezzi per la proiezione di un breve video.

Il tempo è stato clemente con noi anche quest’anno e ci ha riservato una serata un po’ ventilata all’inizio, ma poi perfetta per star fuori e piluccare dal ricco buffet, per ascoltare la musica dal vivo e per ballare al suono di musiche tradizionali bosniache che, una bravissima Dijana Grgic e i suoi musicisti, hanno cantato, suonato  e spiegato ad un pubblico attento.djana grcic

Di solito un’ospite particolare trascorre con noi la serata e quest’anno è toccato ad Andra Bucci che spesso accompagna il Fiume nelle manifestazioni organizzate per La Giornata della Memoria.
Lontano dal dolore del ricordo della sua esperienza ad Auschwitz, che l’ha portata con la sorella ad essere tra le più piccole sopravvissute al campo di sterminio, Andra ha cenato e vissuto con gli amici de Il Fiume una bella serata di mezza estate…

insalata di polipo

              Dijana Grgic

Insalata di Polipo

Una piccola associazione non muove le montagne, ma con piccoli interventi fa sentire la sua presenza come elemento di unione e stimolo culturale, così, noi de Il Fiume ci siamo impegnati ad acquistare il grana delle zone terremotate, che è stato messo in lotteria, abbiamo sintetizzato le attività culturali messe in piedi nell’anno passato e preannunciato gli appuntamenti futuri.

Grande attenzione ci sarà per la figura femminile e la sua presenza fondamentale nei ruoli importanti della società, ma non in quelli chiave delle stanze dei bottoni, bene le donne  fin che si impegnano ma se vogliono comandare è un altro discorso!  Josefa Idem, canoista pluriolimpionica e madre di famiglia, assieme a Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite  per i Rifugiati (UNHCR) sono nell’agenda autunnale, assieme ad altre importanti autrici contemporanee.

 

21 luglio 2012 – 3° festa de Il Fiume

imbarcadero a stienta

Al terzo anno forse avremo qualche difficoltà a tener ferma la zattera che ospita la tradizionale festa de Il Fiume. Dopo oltre un mese di torrida estate, si prevedono temporali e abbassamenti delle temperature, ma è pronto un “piano b”, per non rinunciare a vederci con gli amici e gustare i preziosi piatti preparati delle cuoche del Fiume.

Una festa , la 3°, che ci vedrà raccolti a Stienta dopo la prova del terremoto che ha danneggiato il Municipio e quindi la sede degli incontri del Fiume, costretto a ripensare parte della sua attività.

Ritrovarci ad una festa, non a parlare dei temi impegnativi che sono il succo dei nostri incontri, è bello e rilassante, ma tra un cous cous e un’insalata di polipo, riusciremo a fare il punto della situazione e buttare sul piatto il programma degli appuntamenti d’autunno.

Dopo un anno ci troviamo un governo diverso, ma una situazione altrettanto grave dell’economia interna e mondiale, prigionieri di “vite che non possiamo permetterci” per parafrasare Bauman, ma incapaci di inventarne di nuove.

Ritrovarci è anche il modo per sperimentare se condividere idee ed esperienze può essere un antidoto alla tentazione di fare ciascuno per sé.  La musica di fondo sarà quella struggente del ventre dell’Europa corteggiato dall’oriente, un trio composto da una cantante bosniaca e da due musicisti.

In caso di maltempo si riparerà alle “Quattro lamiere”, il pittoresco ed evocativo nome che a Stienta si da alla struttura fissa in cui si svolgono le feste del locale PD e che si trova lungo l’Eridania in località Zampine!

Attenzione al bollettino meteo e a presto!

10 giugno 2012 – Fratta Polesine inaugura la casa museo di Giacomo Matteotti

ingresso casa Matteotti

Con una piccola cerimonia alla presenza delle autorità locali, tra cui spiccava Tiziana Virgili, presidente della Provincia e sindaco di Fratta Polesine , e con l’apporto dello storico Gianpaolo Romanato, domenica 10 giugno 2012, è stata aperta ufficialmente al pubblico a Fratta Polesine (Ro) la casa  museo di Giacomo Matteotti.

  1. Fratta Polesine è  un luogo straordinario per capire come in Italia siamo disseminati i centri pulsanti della storia artistica e civile, tanti sono i monumenti concentrati in questo borgo.
    Sede di moti carbonari contro la dominazione Austriaca  nell’800, la cittadina era stata già luogo del ritiro in terraferma di famiglie della nobiltà mercantile veneziana che vi aveva fatto costruire dal Palladio (1570 circa) la straordinaria villa Badoer, seguiti da altre famiglie di possidenti che con le loro dimore hanno segnato la struttura urbana (villa Cornoldi  nel “

11 maggio 2012- Santino Spinelli presenta il libro “Rom Genti libere. Storia , arte e cultura di un popolo misconosciuto”

santino spinelli

Santino Spinelli sconosciuto ai più, come lo è il popolo Rom a cui appartiene, è docente universitario, scrittore e musicista raffinato e ha presentato il suo ultimo libro “Rom, genti libere” (Dalai Editore, 2012)  in un doppio incontro, nella libreria “Sognalibro” di Ferrara e nella Sala Consigliare di Stienta (RO).

Con lui, a Ferrara, hanno dialogato il rabbino Luciano Caro che ha ammesso di non conoscere il popolo Rom, ma di saperlo molto simile al popolo ebraico per destino di migrazioni e persecuzioni, e il giovane storico Luca Bravi che da anni fa ricerca sul Porrajmos, ossia il nome che in lingua romanì si da alla shoah dei Rom.

Dagli incontri è emerso che non si parla mai della ricchezza culturale e degli aspetti positivi del popolo Rom, che viene identificato con l’eteronimo di “zingari” con tutti i riflessi negativi che il termine ha raccolto su di sé da secoli di persecuzioni. 
Nel breve spazio che abbiamo, ci preme invertire la tendenza e rimandare alla lettura del libro di Santino Spinelli l’accurata ricostruzione storica sulle origini e le migrazioni del popolo Rom, per soffermarci su quanto di bello e ricco avrebbe da offrire la cultura Rom se solo qualcuno avesse l’intelligenza di chiederlo.

Per la loro origine orientale e indiana in particolare, i Rom non hanno una concezione del tempo da società industriale che lo parcellizza e divide secondo i tempi del lavoro, il loro tempo è diviso in giorno e notte, tempo dell’attività e del riposo.  Tra i valori principali c’è quello della famiglia allargata che diventa un vero e proprio clan solidaristico in cui tutti contribuiscono per quel che possono a garantire il sostentamento dividendosi i compiti e soprattutto portando agli anziani il massimo rispetto.  il rabbino Luciano Caro, Spinelli e Luca Bravi
Un popolo che non ha mai dichiarato una guerra, che non ha rivendicato terre, seppur non rifiutando la stanzialità che la strumentale mitologia del mondo dei Gagi (gli altri, i non Rom) non riconosce possibile per i Rom. Un popolo pacifico che ha dovuto cambiare mestieri nel corso della storia per le evoluzioni della società industriale, ma che era portatore di grandi conoscenze ad esempio nell’allevamento e l’addestramento dei cavalli.   Un popolo maestro nell’arte circense e soprattutto con una straordinaria conoscenza istintiva della musica che ha regalato al mondo sotto forma di flamenco e jazz e che ora, proprio grazie al lavoro di Santino Spinelli deve elaborare sotto forma sinfonica.  Non a caso Spinelli è direttore dell’Orchestra Europea per la Pace che suona musiche definite dall’autore “etnosinfoniche”.

Genti libere, insomma, che hanno saputo mantenere un’identità che per gli altri è alterità e si nutre di romfobia, neologismo che ben esprime questo distacco da una cultura della cui arte, storia, capacità narrativa non si sa nulla ma di cui si pretende di sapere tutto.

L’incontro finisce lasciando una gran voglia di conoscere quello che le parole di Santino hanno solo introdotto.

l'incontro a Stienta