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Israele 2010 – LA STORIA DI ADINA

adina goffer hassLe storie che la nostra ricerca sull'”internamento libero” degli ebrei stranieri nell’Italia del ’41 ci ha reso familiari, si arricchiscono sempre più.
Nello scorso agosto nel II° viaggio in Israele il “Fiume” ha incontrato un’altra amica la cui storia si intreccia con quella del Polesine, Adina Goffer Haas, nata a Castelmassa il 18 marzo 1942 in piena guerra da Moritz Haas, sarto di Stanislaw, Polonia, e Bronia Roth Haas, internati nel piccolo comune in provincia di Rovigo con i figli Leopold (13 anni) e Baruch (5).

Adina, contattata telefonicamente, ci ha accolti nel suo appartamento di Ra’ Nana, una città tra Tel Aviv ed Haifa, e, dapprima titubante sullo scopo della nostra visita, ha poi aperto il flusso dei ricordi alla nostra attenzione.

A lungo Adina ha parlato di una storia che solo i ricordi dei due fratelli maggiori le hanno trasmesso, perchè a pochi mesi di vita venne tolta ai genitori in carcere a Rovigo (da lì deportati ad Auschwitz) e affidata alle suore di Castelmassa.

Vicende straordinarie e fortunate hanno reso possibile che lei e i due fratelli Leopold, 13 anni e Benito (Baruch) 5 anni, si siano salvati e siano arrivati in Israele dopo la guerra, a seguito della Brigata Ebraica .

Uniti in Italia, nonostante il pericolo, all’arrivo nell’allora Palestina, i tre fratellini vennero divisi e affidati a famiglie di pionieri e padri fondatori di Israele vivendo, con i genitori e i fratelli adottivi, tutti i passaggi della costruzione dello stato d’Israele.

La sua vita si complica con l’arrivo della madre naturale Bronia, sopravvissuta ad Auschwitz grazie al trasferimento a Bergen Belsen, e poi arrivata in Israele con una delle ondate di profughi disperati.

La madre l’aveva cercata a Castelmassa trovando la madre superiora a cui aveva affidato la bambina, disperata per averla dovuta lasciare alla Brigata Ebraica legittimata ad occuparsi dei moltissimi orfani e disperati ebrei alla fine della guerra.

Sicura della sua salvezza la madre comincia a cercarla in Israele e va a prenderla, ma per la piccola è una completa sconosciuta (aveva pochi mesi quando si separarono) e così Adina non ne vuol sapere di lasciare la famiglia adottiva.
Con grande lacerazione di entrambe, la madre naturale rinuncia alla sua bambina e torna a vivere  Tel Aviv lasciando la figlia alla vita del kibbutz ed alla sua nuova storia.

adina e chiara fabian         adina e luciano bombarda 

L’abbraccio di Adina e la luce dei suoi occhi mentre raccontava le vicende tormentate di una bambina senza famiglia trovatasi , dopo la comparsa della madre naturale, con 2 famiglie, ci hanno fatto vivere con emozione ancora una delle tante storie che la ricerca ha strappato al tempo ed alla rimozione generale.

 

Ottobre 2010 – Vogliamo che la storia di EMERGENCY continui…

“Io sto con Emergency”, non è soltanto uno slogan, è la posizione della nostra Associazione rispetto a chi si impegna per garantire diritti ad un numero più vasto possibile di persone, senza toglierli agli altri.

Emergency e i suoi ospedali sono un esempio di efficienza non disgiunta dall’efficacia, anche in condizioni estreme come quelle della Sierra Leone ad esempio, uno dei paesi più poveri al mondo in cui c’è un ospedale che supplisce alle gravi mancanze sanitarie del paese.

E’ all’ospedale di Goderich, la capitale, che Emergency ha dedicato la campagna dell’SMS solidale di quest’anno.

Invitiamo tutti quelli che ci leggono ad inviare al numero 45506 un sms che porterà 2 eu direttamente tra le risorse dell’ospedale, e sul “direttamente” chi conosce la struttura organizzativa di Emergency può garantire!

20 ottobre 2010 – Francesca Cappella ci lascia

francesca cappella

La lotta contro un male devastante è il primo diritto di una persona, il sostegno a questa lotta da parte di parenti ed amici è un importante dovere.

Il “Fiume ” ha provato a sostenere con tutte le sue forze la lotta che Francesca Cappella ha iniziato e condotto con rabbia e determinazione dall’inizio del 2009 fino ad oggi quando le forze le sono mancate.

Abbiamo conosciuto Francesca Cappella, nel corso della nostra ricerca, come storica che conduceva ricerche all’Archivio Centrale dello Stato a Roma proprio sul periodo e sui temi che anche noi studiavamo e le sue scoperte nelle buste polverose e tra gli scaffali, hanno aggiunto nuovi dati e certezza al lavoro che stiamo mettendo insieme.

Già dal 2008 e nel gennaio 2009 assieme a noi Francesca è venuta agli appuntamenti della Memoria che ci hanno portato in Comuni e Scuole del Polesine. In qualità di giovane storica è venuta a contestualizzare con preparazione e puntualità la testimonianza di Lia Hajon e di Estica Danon Ayalon.

La sua simpatia, precisione e carica umana hanno incantato tutti, il suo sorriso aperto ha accompagnato la narrazione delle vicende storiche più tragiche del 900.

Al ritorno a Pisa dove era ricercatrice per la Scuola Normale Superiore, ha messo da parte i libri e gli elenchi accurati che aveva ricostruito nelle sue ricerche all’Archivio Centrale dello Stato e ha cominciato a combattere il cancro che l’ha consumata fino ad oggi.

Il Fiume, rileggendo i suoi sms di speranza e mai di scoraggiamento la saluta con grande commozione ed un abbraccio forte va a Matteo, il suo coraggioso e giovane marito, che l’ha sorretta fino all’ultimo momento.    Ciao France!

 

francesca a Costa nel 2008

francesca ed estika

francesca cappella

francesca e matteo

Non si vede bene che col cuore – L’essenziale è invisibile agli occhi

Oggi pomeriggio ero in un teatro

ma non ho visto uno spettacolo, né ho guardato un film.

Ho ascoltato persone ed ho sentito più volte parlare di memoria.

La memoria…cos’è in fondo??

La memoria è la vita che lascia una traccia dentro di noi.

Il passato che poi diventa la storia di ognuno di noi

La memoria…altro non è che il moto primario e perpetuo della nostra mente.

La nostra mente che sa in partenza cosa riporre nel cassetto dei ricordi, cosa salvare e cosa invece no.

Sa cosa può tralasciare e quali problemi vanno affrontati con subitanea velocità e spesso, ancor prima di averne coscienza, ha già formulato reali ipotesi di risposta.

Ed allora si cercano “nella memoria” quei dati che possono aiutare nella scelta.

Forse, molto più semplicemente, la memoria ci aiuta a discernere tra il bene ed il male. Confermare un’impressione o respingere un’idea, oppure ad esprimere un giudizio, in modo unico ed inequivocabile.

Ed è proprio quello che vediamo con il cuore che crea la memoria.

Nel bene e nel male.

Affinché certe nefandezze non accadano più

nel ricordo della disumanità che ha portato alla Shoah dobbiamo, aiutare la “memoria” per non dimenticare più.

Bisogna divulgare i valori irrinunciabili della coesistenza civile

In famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle scuole.

Devi avere chiari “I Valori” dicevano i nostri genitori e prima di loro i nostri nonni….

I valori sono memorie positive che ci aiutano e ci indirizzano nelle scelte

La Civiltà, la Solidarietà, la Libertà!!

È la condivisione del patrimonio culturale con libera circolazione di idee che ci fa crescere e ci dà coscienza del diverso che è fuori da noi.

È la diversità che ci arricchisce e ci fa godere fino in fondo di questo LIBERO SCAMBIO.

Come qui, un gioco che mette in contatto le persone, un incontro e… la storia, come la vita continua.

“Si è liberi quando si gode della libertà della differenza.

Si è liberi quando si ottiene il rispetto dell’altro e lo si ricambia dello stesso rispetto”

Abbiamo ricevuto queste considerazioni in forma quasi poetica, da parte di un’ospite dell’incontro di lunedì 4 ottobre e pensiamo sia giusto trasmetterle a tutti per la loro intensità.
La pubblichiamo in forma anonima, se l’autrice vorrà, con piacere renderemo pubblico il suo nome.

10 ottobre 2010 – “Fiera del libro” Francoforte

david grossman

Ogni anno alla più importante fiera del libro del mondo, quella di Francoforte, l’Associazione dei librai tedeschi conferisce ad uno scrittore  il “Premio della Pace” e quest’anno il prestigioso riconoscimento è andato a David Grossman.

David Grossman, 56 anni, per chi non lo conoscesse, è uno dei maggiori scrittori israeliani, ma soprattutto un promotore del dialogo di pace fra israeliani e palestinesi, e la sua autorità in materia deriva dal suo spessore culturale ma soprattutto dalla sua umanità, lui che nella seconda guerra del Libano (2006) ha perduto il figlio colpito in pattuglia da un razzo degli Hezbollà.

La sua sofferenza si condensa in uno straordinario libro che è un inno all’amore per quanto tormentato, un atto di amore verso l’arida e straordinaria striscia di terra in cui “tutto ebbe inizio”, contesa  nei secoli ed ancor oggi, uno scavo nella complessità dei rapporti umani e della famiglia.
“Ad un cerbiatto somiglia il mio amore” è il titolo preso da un versetto della Bibbia ed è a questo libro che Grossman ha fatto riferimento nel suo straordinario discorso dello scorso 10 ottobre.

Non possiamo citare solo stralci di un discorso così importante, ma possiamo inserirlo integralmente sotto forma di allegato ed invitarvi a leggerlo, come possiamo invitarvi a leggere “Ad un cerbiatto somiglia il mio amore” certi di aver dato un ottimo consiglio a tutti gli amanti della Pace.