10 FEBBRAIO 2017- La storia intorno alle foibe

Il Giorno del ricordo, il 10 febbraio, è stato istituito al fine di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Tra le commemorazioni, celebrazioni, santificazioni e reportage di pubbliche cerimonie,  il contributo più interessante lo dobbiamo al giornale Internazionale che ha interrogato diversi storici su alcuni aspetti del problema.

In cosa consiste la “più complessa vicenda”?

Il collettivo Nicoletta Bourbaki, gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico, ha chiesto a sette storici di rispondere alla domanda.
Di seguito gli interventi dei vari autori che val la pena di leggere nel numero della rivista  Internazionale del 2 febbraio 2017.

Sul confine orientale, la storia trasformata in olocausto, di Federico Tenca Montini
Il prequel del Giorno del ricordo. La Venezia Giulia dalla prima alla seconda guerra mondiale, di Piero Purini
Persecuzioni, crimini fascisti e resistenze nei Balcani e nella Venezia Giulia, 1920-1945, di Anna Di Gianantonio, Carlo Spartaco Capogreco, Eric Gobetti, Nicoletta Bourbaki
Esodo e foibe. Separare ciò che appare unito, di Jože Pirjevec, Nicoletta Bourbaki, Sandi Volk
Il viaggio continua. Possibili percorsi di approfondimento, di Nicoletta Bourbaki

Più modestamente, come Associazione il Fiume, abbiamo invitato due  giovani storici,  Alessandro Cattunar per parlarci delle vicende del “confine orientale” e Irene Bolzon per relazionare sull’esodo dei giuliano-dalmati e istriani.

Alessandro Cattunar al Circolo Azzurro di Occhiobello

A Occhiobello (Ro) con Alessandro Cattunar è stato importante raccontare le vicende del confine orientale con tutto il contorno di complessità e violenza.
Il pubblico di un centro sociale molto attivo e ricco di attività culturali e ricreative per anziani, il Centro Azzurro, ha ascoltato con attenzione vicende che non erano certamente note.       L’età matura del pubblico a volte aiuta a collocare storicamente gli eventi rispetto a quando si parla ad una platea di ragazzi, ma non è scontato che  le persone, oltre all’esperienza,  abbiano approfondito e ampliato la conoscenza.
Nel nostro caso la storia di come gli abitanti delle terre contese del confine orientale hanno vissuto occupazioni plurime e di come si sia arrivati alle foibe, è stata narrata con serietà e obiettività,  contestualizzando le “memorie” che sono sempre personali e non condivisibili.
A Rosolina, la chiarezza di Alessandro Cattunar è stata molto apprezzata anche nella mattina di sabato 11 febbraio, nell’incontro portato alle scuole medie del paese per volontà dell’assessore Anna Frasson.
Come sopra accennato , far capire a dei ragazzi, che spesso arrivano di corsa a fare la seconda guerra mondiale, vicende così complesse e poco conosciute non è facile.
Il pregio di Alessandro Cattunar è stato la chiarezza e la capacità di adattare la sua relazione al pubblico che aveva davanti senza togliere profondità al discorso.


A Costa di Rovigo, in Biblioteca “M. Buchaster”, con Irene Bolzon1 abbiamo parlato di “foibe”,  ancora una volta e difronte ad un altro pubblico.     La giovane storica trevigiana, laureata a Udine con una tesi sul confine orientale basata su ricerche in archivi mai aperti fino ai nostri giorni, ha introdotto la sua relazione partendo da una circolare che l’assessore regionale del Veneto Elena Donazzan ha inviato a tutti i dirigenti scolastici. Nella circolare l’assessore incasella una serie di errori ed imprecisioni storiche nell’ansia di invitare le scuole a parlare ai ragazzi del tema che le sta a cuore.    A partire da queste imprecisioni Irene Bolzon, con grande  precisione, ha sciorinato una serie di dati, e date, che hanno messo in luce la successione degli eventi.

Irene Bolzon a Costa di Rovigo

Dalla periodizzazione delle foibe alla periodizzazione dell’esodo (avvenuto nell’arco di dieci anni e con motivazioni plurime) abbiamo capito che la complessità delle vicende del confine conteso tra vincitori e vinti, è niente al confronto di come gli esuli sono stati utilizzati dallo Stato Italiano per pesare ai tavoli delle trattative.  Complessità su complessità, che nulla toglie al dramma delle memorie di chi ha vissuto sulla propria pelle quelle vicende,  ma un conto sono le esperienze e le memorie, un conto le dinamiche storiche specie se cambiate molte volte  nel dopoguerra (dagli accordi tra America, Inghilterra e Russia con la Francia a reclamare il suo ruolo, fino allo stacco della Jugoslavia di Tito con il PCUS e relative conseguenze).  Non a caso ci vorranno dieci anni per trattare sulla linea del confine e poi tracciarla.    Una storia a volte  ingarbugliata, che si può riassumere e “tagliare con l’accetta” solo guardandola da lontano mentre noi siamo abituati a usare il microscopio!      In questi giorni alla luce delle rivendicazioni fatte da alcuni politici nelle interviste televisive viviamo una sorta di straniamento.  Assistiamo a comizi di persone che tendono a riscrivere la storia operando una sorta di “rewind” che ne cancella parti molto importanti e decisive.    A noi comuni mortali se, da un lato, sembra drammatico aver perso l’Istria e la Dalmazia, dall’altro ci sembra invece chiaro che avremmo potuto perdere anche Trieste se tra Alleati e Jugoslavi non si fosse dato un peso, seppur minimo, all’Italia Resistente che aveva partecipato all’ultima fase della seconda guerra mondiale.    Con buona pace dei revisionismi storici.

1 Irene Bolzon è stata nominata direttrice dell’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea della Marca Trevigiana