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Si ha democrazia quando il popolo può controllare l’operato del governo: accetterò il controllo del popolo, ho bisogno dell’energia del popolo, voglio ascoltare la voce del popolo.
Aung San Suu Kyi, 14 novembre

21 ottobre 2011 – L’eclisse della democrazia


 Secondo incontro tra quelli in calendario dell’Associazione il Fiume è la presentazione del libro “L’eclisse della democrazia” che avrà luogo nella Sala Consigliare del Municipio di Stienta, venerdì 21 ottobre come tradizione alle ore 20.45.

A dieci anni, ormai, dai fatti di Genova lo spazio c’è tutto per un giudizio non tanto su quanto è accaduto, ma su quello che la Giustizia ha potuto produrre in dieci anni di processie dibattimenti.

Vittorio Agnoletto, all’epoca portavoce del Genoa social forum, e Lorenzo Guadagnucci, giornalista che si trovava nella scuola Diaz al momento del sanguinoso blitz, ripercorrono le giornate del luglio 2001 e portano alla luce, anche grazie al contributo di “voci” interne agli apparati dello stato, i tentativi di bloccare le inchieste, di condizionare i testimoni, di screditare gli inquirenti e indirizzare i processi. 

Le storie di ordinaria “umanità”


                                  

“La normalità di queste vite, che sono insieme uniche e banali com’è la vita di milioni di esseri umani, stride con la furia e lo spavento suscitata dalla immigrazione dei rom rumeni. A metterle tutte in fila, sono ordinarie storie di migranti: uomini e donne fuggiti per fame , che provvedono con l’accattonaggio a garantirsi la prima sopravvivenza e, appena ne hanno l’occasione, lavorano per mettere da parte i soldi per costruirsi la casa e comprare la macchina. Qualcuno prova a giocarsi la vita da delinquente, ma si tratta di una minoranza”

Questo passo nel libro di Bianca Stancanelli sintetizza quanto affiora dalla raccolta di storie di uomini e donne rom, compiuta dalla giornalista di Panorama nel corso di tre anni di lavoro.

Con grande attenzione e discrezione le interviste hanno fatto emergere le difficoltà di integrazione in Italia, ma anche nel resto d’Europa, di un popolo, ricchissimo di tradizioni e di storia, nelle sue innumerevoli sfaccettature.  L’autrice ha parlato del suo libro a due voci, dialogando con Graziano Halilovic, rappresentante della “Federazione Rom e Sinti uniti”, operatore riconosciuto a livello nazionale ed europeo, ma anche critico attento delle modalità con cui si affronta il problema nel nostro paese.

Giovane rom originario della Bosnia-Erzegovina, come la maggior parte dei rom slavi, ha illustrato la difficoltà di comunicazione dei due mondi, quello “nomade” e quello dei “gagè”(la parola significa straniero), come vengono chiamati tutti i non rom, l’uno straniero all’altro, entrambi incapaci di conoscersi ed avvicinarsi.

Con l’appoggio di Bianca, Graziano ha parlato della difficoltà di contare ed essere ascoltato di un popolo privo di qualsiasi tradizione letteraria e tutto affidato alla trasmissione orale di tracce che svaniscono nel tempo, rendendo difficile la formazione di una identità.

Ben inserito nei recenti organismi internazionali di difesa dei diritti del popolo rom e sinto, Graziano Halilovic ha messo in risalto come, i fondi stanziati per integrazione o per affrontare le cicliche “emergenze”, sono spesi male e non producono i frutti sperati.

Il duplice incontro di Ferrara e Stienta, non è stato una celebrazione buonista e unilaterale del pregiudizio e delle difficoltà dei rom, è stato, invece, un occasione di approfondimento di temi che poche volte si affrontano al di fuori dalle platee degli addetti ai lavori.

Chi delinque c’è, ed è una minoranza che rende difficile anche la vita di chi vuole trovare, ad esempio,  una alternativa agli antichi mestieri, non più praticabili dai rom europei di oggi, o di chi vuole tornare ad avere una casa come nei luoghi di origine.

L’incontro di sabato 8 ottobre con la finestra sul popolo “nomade”, e con un tema scomodo, ha dato agli amici dell’Associazione il Fiume, l’opportunità di approfittare della disponibilità di una straordinaria giornalista e di un operatore intelligente e preparato.

Grazie a loro ed alle loro accurate spiegazioni, abbiamo tutti conosciuto sui rom, “più in due ore che nel resto della nostra vita”, come ha detto uscendo dalla sala consigliare del Municipio di Stienta, uno degli amici del Fiume.

Halilovic e Bianca Stancanelli con gli amici del FiumeHalilovic, Stancanelli e Bombarda

SIATE AFFAMATI, SIATE FOLLI

steve jobs

Davanti ai giovani laureati di Stanford, alcuni anni fa, Steve Jobs fece un discorso memorabile che concluse con una frase, coniata negli anni ’70 da un gruppo di intellettuali usciti dalla bellezza dirompente degli anni ’60, che aveva fatto propria, quasi uno slogan: siate affamati, siate folli.

L’invito di un uomo straordinario che, nella sua breve vita è riuscito a far compiere un grande passo all’umanità, lo facciamo nostro e lo rivolgiamo a chi segue le attività della nostra Associazione.

Cerchiamo di fare quello che facciamo con passione, guardando all’indietro per poter nel futuro collegare i puntini del gioco e dare un nuovo senso alla vita e al nostro agire.

 

8 ottobre 2011 – La vergogna e la fortuna. Storie di rom

il libroIl popolo del vento, l’unico che non ha mai fatto una guerra nella sua storia, il popolo che è termometro del disagio di un periodo storico e di una società, sotto la penna di Bianca Stancanelli diventa qualcosa di più conosciuto.

I nomi e le storie di bambini, uomini e donne diventano l’occasione per testare la nostra umanità e svelare l’ipocrisia di tanta parte della “società maggioritaria” in cui “i nomadi” si aggirano in silenzio. 
Il silenzio domina  finchè qualche paladino dell’ordine e della sicurezza, non fa del “popolo senza terra” l’occasione per farsi pubblicità, e, per conquistare consenso, lo porta alla ribalta della cronaca.

Bianca Stancanelli è giornalista dalla penna ispirata, per questo il suo libro “La vergogna e la fortuna. Storie di rom” merita una attenzione particolare sia per l’importanza del tema, che per la delicatezza, mai pietistica o sentimentale, con cui l’autrice raccoglie le storie dei personaggi con cui entra in contatto.

Il Fiume riprende la sua attività con il primo di una serie di appuntamenti sui temi salienti della nostra attualità, e quello con Bianca Stancanelli è il primo incontro che avrà luogo nella Sala Consigliare del municipio di Stienta alle ore 20.45 di sabato 8 ottobre.  La scrittrice sarà affiancata da Graziano Halilovic, segretario della Federazione Nazionale Rom e Sinti, uno dei rappresentanti del popolo rom e sinti presso le istituzioni.

Come spesso avviene per gli incontri de Il Fiume, l’appuntamento avrà un’anteprima a Ferrara presso la libreria Feltrinelli, dove l’autrice incontrerà i lettori, sempre sabato ma alle 17.30, nello spazio dedicato, al piano terra.

11 settembre 2011- A dieci anni dal crollo del World Trade Center a New York

A 10 anni dall’11 settembre 2001 si sono spesi fiumi di parole, a noi sono piaciute quelle di Obama a Ground zero, ma registriamo anche che  George W. Bush è stato applaudito dai presenti.

L’America è tutto e il contrario di tutto, ma vogliamo sottolinearne le cose positive e allora approviamo l’orgoglio di Obama che rivendica la capacità che il Paese ha saputo dimostrare di andare avanti, secondo i suoi principi e citiamo:

“I nostri cittadini hanno ancora piena libertà di esprimere le loro opinioni, le nostre anime continuano a trovare sollievo nelle chiese come nelle sinagoghe, come nelle moschee. In questi anni – ha aggiunto Obama – si sono rafforzati i legami tra tutti gli americani, non siamo stati vittime del sospetto e della sfiducia. Gli immigrati continuano a venire da ogni parte del globo, e in tutte le nostre scuole, nei nostri posti di lavoro, convivono persone di tutte le razze e religioni”

“Gli americani di domani, tra qualche decennio – ha concluso il presidente – vedendo i memorial inaugurati oggi, riconosceranno che niente può spezzare la volontà profonda degli Stati Uniti d’America: ricorderanno che abbiamo battuto la schiavitù, la guerra civile, il fascismo, la recessione e le rivolte, il comunismo e anche il terrorismo. Anche a loro diranno che non sono perfetti, ma anche che la nostra democrazia, seppur imperfetta, è imperitura, stabile”.

Ci piace anche ricordare l’11 settembre del 1973 quando in Cile un governo democraticamente eletto venne aggredito dalle forze reazionarie dell’esercito con la compiacenza e l’appoggio della CIA.

Ci piace allora citare anche le parole del presidente Salvator Allende, asserragliato nel palazzo del Governo poche ore prima di essere ucciso dai colpi dei militari del suo stesso paese, per aver tentato di introdurre una maggiore giustizia sociale.

“La situazione è critica, siamo in presenza di un colpo di Stato che vede coinvolta la maggioranza delle Forze Armate. In questo momento infausto voglio ricordarvi alcune delle mie parole pronunciate nell’anno 1971, ve lo dico con calma, con assoluta tranquillità, io non ho la stoffa dell’apostolo né del messia. Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato. Ma stiano sicuri coloro che vogliono far regredire la storia e disconoscere la volontà maggioritaria del Cile; pur non essendo un martire, non retrocederò di un passo. Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo mettano in testa: lascerò la Moneda nel momento in cui porterò a termine il mandato che il popolo mi ha dato, difenderò questa rivoluzione cilena e difenderò il Governo perchè è il mandato che il popolo mi ha affidato. Non ho alternative.

Solo crivellandomi di colpi potranno fermare la volontà volta a portare a termine il programma del popolo. Se mi assassinano, il popolo seguirà la sua strada, seguirà il suo cammino, con la differenza forse che le cose saranno molto più dure, molto più violente, perché il fatto che questa gente non si fermi davanti a nulla sarà una lezione oggettiva molto chiara per le masse.

Io avevo messo in conto questa possibilità, non la offro né la facilito.   Il processo sociale non scomparirà se scompare un dirigente. Potrà ritardare, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà fermarsi.

Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di lavoro, il compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo né il suo posto di lavoro. Rimarrò qui nella Moneda anche a costo della mia propria vita”

 In Cile sappiamo com’è andata e quanti anni di sofferenza quel giorno sia costato ai cileni.