

Sara’ perchè Josefa Idem ha trascorso la maggior parte della sua vita a pelo dell’acqua del fiume, sarà perchè è una donna completa, olimpionica, moglie, mamma e parlamentare.
Sarà perchè Luciano Bombarda l’ha inseguta per due anni ma un impegno diverso ogni volta l’aveva tenuta lontano, sarà per questo e tanto altro che l’8 marzo del Fiume quest’anno verrà festeggiato con Josefa Idem.
La canoista, per otto volte presente alle olimpiadi con un medagliere di tutto rispetto, è un esempio di come una donna possa impegnarsi su più fronti e riuscire bene in tutti per la sua caparbietà e determinazione.
la sua figura è anche un esempio di come le cose fatte insieme, tra uomini e donne, siano quelle che riescono meglio. Lei a pagaiare mentre il marito la supportava nell’allenamento e nei compiti della crescita dei figli, in una intercambiabilità dei ruoli che è il segreto alla base delle società evolute.
La sua carriera sportiva è straordinaria per durata e risultati. Esaltante ma allo stesso tempo molto sofferta perchè non sono mancate le “cadute” nell’acqua e nella delusione seguita ad attacchi di chi, nel mondo dello sport e della politica, ha il gusto di demolire. Ogni caduta è stata però l’occasione per ripartire.
Accusata ingiustamente di doping, dopo l’oro di Sidney, deve far fronte ad un periodo difficile, ma riparte e lavora per i 4 anni successivi, il periodo che nella vita di un atleta sta tra una Olimpiade e l’altra. per Josefa, infatti, non sembra mai avvicinarsi l’ora dell’abbandono, e questa sfida alle leggi della biologia nasce da un grande processo logico maturato assieme al marito allenatore.
“Il carico di lavoro durante una stagione e di stagione in stagione, era sempre cresciuto in modo graduale. Non avevo mai chiesto al mio corpo più di quanto mi potesse dare, pronta addirittura a rinunciare ad una competizione se questa rischiava di sovraccaricarlo. Inoltre avevo sempre trovato il tempo per esercizi che non servivano tanto a potenziarmi, per la prossima gara, quanto a preservare i miei muscoli, nel tempo, da sforzo e stress.” (J.Idem Partiamo dalla fine)
La presenza di Josefa Idem è prevista per lunedì 10 marzo, alle ore 10.00 al liceo Paleocapa di Rovigo, e sarà una bella mattinata di scuola di vita cui ha voluto aderire la Provincia di Rovigo con gli assessori alla cultura, Laura Negri, e allo sport, Leonardo Raito.
“Se questo è un bambino. Infanzia e Shoah” è la domanda retorica da cui prende inizio, mutuando il famoso titolo di Primo Levi, il libro e l’insieme di incontri che Sara Valentina di Palma, giovane storica che si occupa fin dalla tesi di shoah e bambini, ha condotto nelle scuole medie di Ficarolo, Melara e a Stienta.
Se si affidano ai trattati le definizioni dei confini prima o poi qualcuno si ritrova dalla parte sbagliata e tenta con la guerra di ribaltarne le conclusioni.
Dice Elena Loewenthal (Contro il giorno della Memoria) che …”c’è la vaga consapevolezza che, in fondo l’Europa abbia ancora da fare i conti con quella memoria. Che non è degli ebrei, perchè gli ebrei ci hanno messo “soltanto” i morti, in questa storia. La memoria della shoah è di tutti gli altri, fuorchè degli ebrei.”
farsi avanti e “dare una mano” alle associazioni di ex-deportati e a chi si occupava di diffusione della memoria. Così, piano piano, gli storici si sono accorti che in Italia c’era ancora chi aveva visto con i suoi occhi l'”inferno in terra”.