Il CIE di Gradisca d’Isonzo, Italia 2010
La nostra associazione si occupa di memoria storica e ha concentrato la sua attenzione sul tempo in cui l’ Italia imitava i tedeschi creando nemici e richiudendoli in lager.
Nel 1941 intere famiglie disperate scappavano dalla Jugoslavia, dalla Germania, dalla Polonia per sfuggire la morte violenta, o per inedia, che era loro riservata dalle politiche razziali.
Dall’Africa colonizzata dagli europei non scappava nessuno, non c’erano nè il miraggio di una vita migliore, nè la possibilità di salire su un battello.
Dai campi di concentramento che Mussolini fece allestire, moltissime persone vennero mandate nei campi di sterminio, molte morirono per le condizioni igienico-sanitarie impossibili, molte scapparono diventando clandestini fino alla disfatta dell’Italia e della Germania alla fine della Guerra.
Oggi in Italia si allestiscono i CIE centri di identificazione ed espulsione dei “clandestini”, per rinchiudere uomini che scappano da paesi in cui è più facile morire che vivere.
Il vescovo Monsignor Lucio Soravito de Franceschi della diocesi di Rovigo, conosce le condizioni e le caratteristiche dei CIE e ha pronunciato chiare parole di condanna su come si affronta il problema dell’immigrazione.
A questo punto la Chiesa ha preso posizione, chissà se il paese la seguirà o se tornerà comodo sconfessarne il messaggio di tolleranza .