7 giorno – il viaggio

Luciano Bombarda a Parigi

Luciano Bombarda amava i viaggi che avevano come obiettivo incontrare persone. Ogni tragitto con lui sembrava un viaggio straordinario, portare un ospite da Stienta a Ferrara era come farlo entrare nel paese delle meraviglie. Nessuno poteva sfuggire alla sua descrizione delle particolarità di questa terra che a noi pare desolata.

Ogni chiesetta, ogni villa grande o piccola, ogni ansa del Po e curva dei canali rivelava un segreto, e fino al profondo Delta del Fiume “ogni cosa era illuminata”.

Pur non avendo bisogno di viaggiare perché era sempre vicino ai suoi amici, ogni viaggio era comunque importante… dalla spiaggia di Milano Marittima, al Rothschild Boulevard di Tel Aviv. Dal suo incontro con i “fratelli” della shoah sono nati viaggi memorabili.

Del viaggio a Salonicco con Shlomo Venezia, si è già detto, a questo seguì il viaggio in Polonia verso Cracovia e il suo quartiere ebraico, viaggio ripetuto tre volte perché ogni viaggio ad Auschwitz faceva tappa nella bellissima città polacca.

Memorabile è un viaggio a Berlino per incontrare Sandy e Sam da New York e Zvi Nathan Buchaster da Tel Aviv, insieme nel luogo da cui erano partite le famiglie disperse dalla persecuzione nazista .  L’occasione della posa delle “pietre d’inciampo” lo portò a Lipsia nel centro dell’Europa e anche lì non si sottrasse al suo compito di diffondere allegria, cantando tutto il suo repertorio di canzoni italiane classiche, tra un caffè e una fetta di torta, per la gioia dei compassati ospiti del più antico caffè della città.

E poi Israele! La terra del mito, della cultura che aveva prodotto l’ebreo errante di cui Luciano si era innamorato, o forse più semplicemente la terra in cui la sua amata Estika, partita bambina da Zagabria, passata da Costa, aveva poi formato la sua famiglia! E quale migliore guida dei “fratelli” Reuma e Zohar per girare la Galilea e i punti più remoti e più veri di questo straordinario e impossibile paese. E in ogni luogo Luciano godeva di tutto, della musica, del clima, dei dolci delle pasticcerie più rinomate, dei succulenti falafel, delle chiacchiere con gli amici di cui non poteva fare a meno, pur parlando solo una lingua.

Due i viaggi in Israele, per conoscere il paese e le sue contraddizioni, ma soprattutto per incontrare i personaggi delle sue storie, Joseph Papo un ragazzo di villa Emma, Shoshana Alkalay internata a Crespino e ora in casa di riposo, Adina Hass nata a Castelmassa e portata in Israele all’età di tre anni dalle truppe della Brigata Ebraica e Itzak Reichenbaum sopravvissuto a tre selezioni ad Auschwitz. 

Era strano per Luciano non poter parlare come d’abitudine per le difficoltà della lingua, che superava aiutandosi con la gestualità e l’intuizione, ma era esilarante vederlo metter piede in aereo e attaccarsi al primo italiano che incontrava per farne la vittima sacrificale mitragliandolo per tutto il volo di quel che aveva visto, finalmente padrone della sua lingua!

E ancora i viaggi a Parigi! La realizzazione di un sogno, istruirsi alla fonte della scuola che insegnava la storia: il Mèmoriale de la Shoah. Essere nel cuore della “memoria” era per lui fonte di gioia difficilmente comprensibile per una persona comune.

Altro viaggio importante quello nella Bosnia Erzegovina, passando per la Croazia e i luoghi dei suoi ebrei, Zagabria, Prjedor, Jasenovac ma anche i luoghi dell’ultimo grande sterminio di una guerra, ancora una volta imbevuta di razzismo e pulizia etnica, Sarajevo e Mostar.

Viaggi per conoscere e per capire non per tornare uguale, ma anche viaggi per godere di tutto ciò che lo circondava…

L’ultimo viaggio l’ha fatto da solo.

La memoria è labile e legata a chi la tramanda, abbiamo fatto di questo il nostro credo come “Associazione Il Fiume” e per questo abbiamo provato a fissare la memoria di Luciano fin da questi primi sette giorni.

Lui: Non mi sento a casa né in una sinagoga, né tanto meno in una chiesa. Non so chi sono e da dove vengo.  Ho paura.    Ho paura di sparire senza lasciare traccia.

Lei: Ecco, è per questo che ci siamo incontrati

Ultima scena di “Tangos lesson”, Sally Potter , 1997