Ogni tempo storico ha i suoi maestri e per l’Italia degli onesti e indignati Don Andrea Gallo era uno dei maestri più saldi.
Per ben due volte Luciano Bombarda aveva portato don Gallo a Stienta, l’ultima delle quali a settembre del 2010 e, anche allora, di fronte ad un Teatro Jubilaeum pieno, “il Don” ha lanciato i suoi ammonimenti e insegnamenti.
La Chiesa è piena di compromessi, perchè il concetto di accoglienza che caratterizza e differenzia il Vangelo rispetto all’Antico Testamento, molto spesso è tirato dalla parte del più forte.
L’accoglienza si dà al povero e all’umiliato ma anche al mafioso o allo spergiuro, al divorziato dalla Sacra Rota, a chi è innocente per “decorrenza dei termini”; l’impressione alcune volte è che per accogliere gli improponibili si dà spazio anche agli umili.
Don Gallo era diverso, diffondeva il messaggio vero della Chiesa che per primo si deve rivolgere a chi ha bisogno, con l’aiuto, semmai, del ricco e dell’onesto .
Messaggio sovversivo a detta di alcuni, ma se si rivede il film di Liliana Cavani su San Francesco (quello originale del 1966) si capisce come sia così sconvolgente mettere in atto l’esempio del Cristo che, chiunque provi a farlo nel modo più letterale, diventa sovversivo!
E Don Gallo da questo punto di vista era sovversivo, perché alla discussione e alla interpretazione, opponeva il rispetto immediato e diretto dell’esempio del Cristo, non della dottrina della Chiesa.
Essendo letterale sembrava anarchico, “la regola è già scritta ed è il Vangelo”, e pur non volendo star fuori dalla chiesa la voleva più vicina al Cristo.
Ora che non c’è più e non sfilerà accanto a gay e prostitute, il vuoto attorno a noi sarà ancora più grande e andremo in cerca di altri maestri. Li cercheremo con affanno, quando forse i veri maestri sono davanti ai nostri occhi e non hanno gesti e figure eclatanti ma solo l’onestà del vivere e del resistere ad un vortice che ci trascina sempre più in basso.