01 febbraio 2018 – Meglio non sapere? Il peso della conoscenza

Tatiana Bucci, Sergio de Simone e Andra Bucci all’epoca della deportazione

È meglio sapere anche se la verità fa male. Prendendo spunto dal titolo del libro della scrittrice napoletana Titti Marrone che ha raccontato la storia di Sergio De Simone e delle cugine Andra e Tatiana Bucci, deportati ad Auschwitz da Fiume con parte della famiglia, abbiamo voluto far sapere ai ragazzi di alcune scuole di Ferrara cosa significa essere stati bambini nell’inferno del campo di sterminio.

M.Chiara Fabian, Andra Bucci, Titti Marrone, Anna Quarzi, l’assessore Massimo Maisto e il rappresentante dela comunità ebraica di Ferrara assieme al signor Finzi

Andra Bucci ha portato per la prima volta a Ferrara la sua testimonianza grazie al  lavoro dell’Associazione Il Fiume, unito a quello dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e della sua Presidente Anna Quarzi.  Hanno avuto un grande ruolo anche le istituzioni e soprattutto l’Amministrazione comunale della città che diverrà sede del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah.  Il  Sindaco e gli assessori Maisto e Corazzari,  hanno appoggiato l’iniziativa e compreso l’importanza di avere ancora testimonianze dirette di chi ha vissuto nel corpo e nell’anima l’esperienza della persecuzione antiebraica del fascismo e del nazismo.

Nonostante Titti Marrone abbia dato un taglio narrativo ma anche storico al racconto di Andra, e nonostante quest’ultima abbia sempre sottolineato che allora era bambina e i suoi ricordi sono piuttosto flash, frammenti di immagini mescolati a sensazioni, il pubblico ha provato emozioni molto forti.   Le emozioni che può dare una storia come quella di tre bambini catapultati un un mondo irreale in cui l’incubo era diventato vita quotidiana e giocare tra i grigi cadaveri era cosa normale.

Il libro “Meglio non sapere” (Edizioni Laterza. 2003) di Titti Marrone ha raccontato in maggior parte la storia di Sergio de Simone che era stato selezionato da Mengele, il “dottor Morte”, per esperimenti e venne accomunato nella triste sorte ad altri 19 ragazzini di tutta Europa, trasferiti  nel campo di Neuengamme per manipolazione inutili e poi uccisi nei sotterranei di una scuola di Amburgo poco prima dell’arrivo delle truppe liberatrici russe.

Ogni anno il 20 aprile in quella che ancor oggi è una scuola, si ricorda con una cerimonia molto toccante, la storia dei “20 bambini di Bullenhuserdamm” e anche questa vicenda è stata fortunatamente ricostruita da un ostinato giornalista tedesco Günther Schwarberg e, per l’Italia, dalla professoressa Maria Pia Bernicchia,  autrice del libro “Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti” ( Proedi editore).

Accanto al racconto della vicenda di Sergio de Simone, Titti Marrone ha dipanato anche la vicenda delle cuginette Tati ed Andra che a sei e quattro anni sembravano gemelle e riuscirono a scampare alla selezione grazie all’aiuto di una kapò che le aveva prese a cuore. Di loro l’autrice racconta la memoria del campo ma soprattutto la difficoltà del ritorno alla vita normale e alla madre, che avevano cancellato dalla memoria.

Il loro è racconto esemplare di quello che avrebbero potuto raccontare migliaia di altri bambini in quelle condizioni se non fossero stati inviati direttamente al gas, un racconto che almeno un milione di loro non potè fare.

Andra Bucci e Titti Marrone difronte al castello di Ferrara

Un racconto che attraverso le loro parole pacate e sommesse ci emoziona e ci fa riflettere sulla brutalità del male ma anche sul destino che salva alcuni e condanna altri e tuttavia abbiamo la sensazione che la conoscenza paradossalmente non serva. Quanto è accaduto continua ad accadere anche oggi in luoghi in cui la vita umana, specie quella dei bambini vale meno di zero.

Ma l’ostinazione al male va pareggiata con l’ostinazione a combatterlo e la conoscenza è l’unico modo che sappiamo.