Le storie che la nostra ricerca sull'”internamento libero” degli ebrei stranieri nell’Italia del ’41 ci ha reso familiari, si arricchiscono sempre più.
Nello scorso agosto nel II° viaggio in Israele il “Fiume” ha incontrato un’altra amica la cui storia si intreccia con quella del Polesine, Adina Goffer Haas, nata a Castelmassa il 18 marzo 1942 in piena guerra da Moritz Haas, sarto di Stanislaw, Polonia, e Bronia Roth Haas, internati nel piccolo comune in provincia di Rovigo con i figli Leopold (13 anni) e Baruch (5).
Adina, contattata telefonicamente, ci ha accolti nel suo appartamento di Ra’ Nana, una città tra Tel Aviv ed Haifa, e, dapprima titubante sullo scopo della nostra visita, ha poi aperto il flusso dei ricordi alla nostra attenzione.
A lungo Adina ha parlato di una storia che solo i ricordi dei due fratelli maggiori le hanno trasmesso, perchè a pochi mesi di vita venne tolta ai genitori in carcere a Rovigo (da lì deportati ad Auschwitz) e affidata alle suore di Castelmassa.
Vicende straordinarie e fortunate hanno reso possibile che lei e i due fratelli Leopold, 13 anni e Benito (Baruch) 5 anni, si siano salvati e siano arrivati in Israele dopo la guerra, a seguito della Brigata Ebraica .
Uniti in Italia, nonostante il pericolo, all’arrivo nell’allora Palestina, i tre fratellini vennero divisi e affidati a famiglie di pionieri e padri fondatori di Israele vivendo, con i genitori e i fratelli adottivi, tutti i passaggi della costruzione dello stato d’Israele.
La sua vita si complica con l’arrivo della madre naturale Bronia, sopravvissuta ad Auschwitz grazie al trasferimento a Bergen Belsen, e poi arrivata in Israele con una delle ondate di profughi disperati.
La madre l’aveva cercata a Castelmassa trovando la madre superiora a cui aveva affidato la bambina, disperata per averla dovuta lasciare alla Brigata Ebraica legittimata ad occuparsi dei moltissimi orfani e disperati ebrei alla fine della guerra.
Sicura della sua salvezza la madre comincia a cercarla in Israele e va a prenderla, ma per la piccola è una completa sconosciuta (aveva pochi mesi quando si separarono) e così Adina non ne vuol sapere di lasciare la famiglia adottiva.
Con grande lacerazione di entrambe, la madre naturale rinuncia alla sua bambina e torna a vivere Tel Aviv lasciando la figlia alla vita del kibbutz ed alla sua nuova storia.
L’abbraccio di Adina e la luce dei suoi occhi mentre raccontava le vicende tormentate di una bambina senza famiglia trovatasi , dopo la comparsa della madre naturale, con 2 famiglie, ci hanno fatto vivere con emozione ancora una delle tante storie che la ricerca ha strappato al tempo ed alla rimozione generale.