Un uomo innamorato di se stesso
Era convinto che nel mondo intero,
in tutto l’universo,
nessuno fosse bello come lui.
E se vedeva il suo riflesso
Dentro uno specchio, trovandolo diverso
Da quello che credeva si arrabbiava
Con l’innocente oggetto, e lo accusava
Di non esser affatto veritiero
Per sua disgrazia,
di specchi, consiglieri di ogni grazia,
ce n’erano dovunque: nei salotti
di tutte le dimore,
nelle borsette di tutte le signore,
perfino in tasca a tanti giovanotti,
e ogni specchio rifletteva il vero.
Allora cosa fa il nostro Narciso?
Abbandona l’umana società,
si rifugia in un angolo remoto,
dove non ci sia specchio che rifletta
l’ingrata verità
E anche qui cosa trova?
Un lago calmo e tranquillo che gli ributta in faccia la realtà.
Lui si infuria, vorrebbe allontanarsi,
ma il lago è così bello
Che l’uomo non riesce a distaccarsi
Avrete già capito
Dove voglio arrivare
Lo strano male
Di cui soffriva quel Narciso affligge
Tutta l’umanità, senza eccezione.
L’anima nostra come quel Narciso,
vede in se stessa ogni perfezione.
I vizi altrui, che abbiamo sotto gli occhi,
sono soltanto specchi
dei vizi nostri che non vogliam vedere.
Quanto allo specchio d’acqua che riflette
Inesorabilmente la realtà
Di una difettosa umanità
Quel lago è il vostro libro signor Duca
“Le fables de La Fontaine illustrées par Marc Chagall”, Jean de la Fontaine 1668-1694, traduzione di Maria Vidale, Donzelli editore, 2009