11 luglio 2011- Sono trascorsi 16 anni dal massacro di Sebrenica

una delle donne di Sebrenica che piange i suoi morti

Il massacro di Srebrenica è stato un genocidio e crimine di guerra, consistito nel massacro di migliaia di musulmani bosniaci nel luglio 1995 da parte delle truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić, nella zona protetta di Srebrenica che si trovava in quel momento sotto la tutela delle Nazioni Unite.

Il massacro è considerato uno dei più sanguinosi stermini avvenuti in Europa dai tempi della seconda guerra mondiale: secondo fonti ufficiali, le vittime del massacro furono 8.372, sebbene alcune associazioni per gli scomparsi e le famiglie delle vittime affermino che furono oltre 10.000. Al momento, grazie al test del DNA, sono state identificate circa 6.000 vittime, mentre migliaia di altre salme esumate dalle fosse comuni attendono ancora di essere identificate.

L’11 luglio scorso, è stato il sedicesimo anniversario del massacro e la scrittrice bosniaca Azra Nuhefendic, che ha raccontato la guerra nell’ex Jugoslavia nel suo libro “Le stelle che stanno giù”, in alcune corrispondenze dei giorni scorsi per conto di radio e giornali ha dichiarato ” quando si smette di parlare di un genocidio, significa che se ne sta preparando un altro” .

La voce e l’attenzione devono esser tenute alte perché “senza chiarire il passato non si può andare avanti, soprattutto i giovani” afferma ancora Azra, che sarà ospite dell’Associazione Il Fiume nel prossimo autunno.

A noi  piace citare un bellissimo libro di Ivo Andric, premio Nobel per la letteratura nel 1961, nel quale si raccontano una decina d’anni dei consolati francese e austriaco nel mezzo di quelli che allora erano domini turchi in cui convivevano non senza frizioni, mussulmani bosniaci, mussulmani turchi, ortodossi, cristiani ed ebrei.

Nel dialogo tra il giovane console francese Des Fossès e il cattolico fra Julijan, a proposito delle condizioni della Bosnia di allora, e siamo nel 1806, si legge:

D.F.Certo anche il vostro paese un giorno entrerà a far parte dell’Europa, ma può accadere che vi entri diviso e oppresso dall’eredità di concezioni ed abitudini e impulsi altrove superati da tempo che, come fantasmi, ne impediranno il normale sviluppo e ne faranno un mostro d’altri tempi, preda di qualsiasi occupante come lo è oggi del turco. Questo popolo non se lo merita. Come vede nessun popolo, nessun paese in Europa fonda oggi il suo ordinamento su basi religiose…”

Il frate contrappone alle argomentazioni illuministe l’idea che invece bisogna restare fedeli alla religione dei padri, e allora il giovane francese continua:

 D.F. ” Così lei pensa davvero che i popoli della Bosnia, che oggi sono sotto il dominio turco e che si chiamano con nomi diversi e seguono fedi religiose diverse, non potranno un giorno, quando l’impero ottomano cadrà e i turchi abbandoneranno queste regioni, trovare una base comune alla loro esistenza, una formula più larga, migliore, più razionale e umana …”

F.J.” Noi cattolici questa formula l’abbiamo da tempo: è il Credo della chiesa cattolica romana. Non abbiamo bisogno di niente di meglio”

D.F.”Ma lei sa che non tutti i suoi conterranei in Bosnia e nei Balcani seguono la Chiesa Cattolica, né mai tutti la seguiranno. Nessuno in Europa si unisce più su queste basi, occorre cercare un altro denominatore comune.”[1]

Parole profetiche e non ancora messe in atto nella Europa, in cui tutti chiedono di entrare, ma nessuno  sa quale sia il vero denominatore comune!

 


[1] Ivo Andric,  La cronaca di Travnik, ed. A. Mondadori Editore, Milano  2001 , pag 349-350