“La normalità di queste vite, che sono insieme uniche e banali com’è la vita di milioni di esseri umani, stride con la furia e lo spavento suscitata dalla immigrazione dei rom rumeni. A metterle tutte in fila, sono ordinarie storie di migranti: uomini e donne fuggiti per fame , che provvedono con l’accattonaggio a garantirsi la prima sopravvivenza e, appena ne hanno l’occasione, lavorano per mettere da parte i soldi per costruirsi la casa e comprare la macchina. Qualcuno prova a giocarsi la vita da delinquente, ma si tratta di una minoranza”
Questo passo nel libro di Bianca Stancanelli sintetizza quanto affiora dalla raccolta di storie di uomini e donne rom, compiuta dalla giornalista di Panorama nel corso di tre anni di lavoro.
Con grande attenzione e discrezione le interviste hanno fatto emergere le difficoltà di integrazione in Italia, ma anche nel resto d’Europa, di un popolo, ricchissimo di tradizioni e di storia, nelle sue innumerevoli sfaccettature. L’autrice ha parlato del suo libro a due voci, dialogando con Graziano Halilovic, rappresentante della “Federazione Rom e Sinti uniti”, operatore riconosciuto a livello nazionale ed europeo, ma anche critico attento delle modalità con cui si affronta il problema nel nostro paese.
Giovane rom originario della Bosnia-Erzegovina, come la maggior parte dei rom slavi, ha illustrato la difficoltà di comunicazione dei due mondi, quello “nomade” e quello dei “gagè”(la parola significa straniero), come vengono chiamati tutti i non rom, l’uno straniero all’altro, entrambi incapaci di conoscersi ed avvicinarsi.
Con l’appoggio di Bianca, Graziano ha parlato della difficoltà di contare ed essere ascoltato di un popolo privo di qualsiasi tradizione letteraria e tutto affidato alla trasmissione orale di tracce che svaniscono nel tempo, rendendo difficile la formazione di una identità.
Ben inserito nei recenti organismi internazionali di difesa dei diritti del popolo rom e sinto, Graziano Halilovic ha messo in risalto come, i fondi stanziati per integrazione o per affrontare le cicliche “emergenze”, sono spesi male e non producono i frutti sperati.
Il duplice incontro di Ferrara e Stienta, non è stato una celebrazione buonista e unilaterale del pregiudizio e delle difficoltà dei rom, è stato, invece, un occasione di approfondimento di temi che poche volte si affrontano al di fuori dalle platee degli addetti ai lavori.
Chi delinque c’è, ed è una minoranza che rende difficile anche la vita di chi vuole trovare, ad esempio, una alternativa agli antichi mestieri, non più praticabili dai rom europei di oggi, o di chi vuole tornare ad avere una casa come nei luoghi di origine.
L’incontro di sabato 8 ottobre con la finestra sul popolo “nomade”, e con un tema scomodo, ha dato agli amici dell’Associazione il Fiume, l’opportunità di approfittare della disponibilità di una straordinaria giornalista e di un operatore intelligente e preparato.
Grazie a loro ed alle loro accurate spiegazioni, abbiamo tutti conosciuto sui rom, “più in due ore che nel resto della nostra vita”, come ha detto uscendo dalla sala consigliare del Municipio di Stienta, uno degli amici del Fiume.