Luciano Bombarda ha concepito l’Associazione il Fiume per dare un senso all’essere cittadino in un paese fatto di “otri pieni d’aria” che non dicono nulla se non l’ovvio o quello che la gente vuol sentirsi dire. Accusato da politucoli locali di “fare politica” attraverso l’Associazione quando presentò, in tempi non sospetti, il libro sul malaffare della Lega Nord, iniziò la serata a Stienta con una veemenza che non metteva spesso nelle sue introduzioni, affermando che politica l’aveva fatta attivamente e senza doversene mai vergognare dentro un partito. Ribadì , però, che politica era anche avere a cuore il bene pubblico e l’esercizio della democrazia come diritto di critica.
A testa alta e senza timore ha invitato magistrati, che arrivavano a Stienta con lampeggianti e scorte, politici del livello di Veltroni per parlare di shoah e del sacrificio dei bambini, giornalisti e registi sotto minaccia di frange estremiste, accorgendosi solo dopo, che la Digos era allertata e sorvegliava la riunione.
Candido e trasparente faceva quel che credeva in perfetta buona fede ma con intelligenza e preparazione culturale, soffrendo a volte, per eccessiva modestia, di una inferiorità che nessuno degli interlocutori notava perché Luciano era sempre preparato e serio, a dispetto dell’apparenza da burlone.
Affrontò la shoah con serietà anche maggiore, lasciando alla commozione uno spazio necessario, ma inferiore a quello destinato alla preparazione storica. Da subito iniziò a seguire seminari di approfondimento che lo portarono alla collaborazione con il CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano) e con il Memoriàle de la Shoah, tanto che l'”Associazione Il Fiume” è stata citata come esempio di ricerca storica minore che oggi può aggiungere valore alla ricerca degli Istituti e degli storici istituzionali.
“Mi chiedo che c’entro io, Luciano Bombarda, che vendo calce e cemento, con questi studiosi” era solito dire, quasi a ridimensionarsi. Luciano era grande e, nemmeno volendo, riusciva a ridimensionarsi.
Memorabili resteranno i suoi rapporti con i testimoni delle vicende che scopriva confrontando racconti orali e documenti d’archivio. Di tutti loro Luciano diventò il figlio, il fratello, il confidente, la persona gentile che si ricordava di inviare l’sms “sabbat shalom” ogni venerdì e gli auguri nel giorno del compleanno.
Luciano era lo stesso anche con gli altri suoi ospiti, attaccato alla loro umanità, sensibile ai loro bisogni, prodigo di lettere, telefonate, biglietti di auguri a Natale o nelle date dei riti di religione diversa.
Tutta questa pienezza ora si è trasformata in un grande vuoto, un grande freddo nella vita di tutti. Quello che con Luciano era eccezione, la vita, ora diventa la regola, la normalità.
Nella foto Luciano Bombarda con il professor Boris Pahor in uno dei loro tanti incontri