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BUONA PASQUA 2011


Pasqua è voce del verbo ebraico “pèsah”. Passare.

Non è festa per residenti, ma per migratori che si affrettano al viaggio. Da non credente vedo le persone di fede così, non impiantate in un centro della loro certezza ma continuamente in movimento sulle piste.

Chi crede è in cerca di un rinnovo quotidiano dell’energia di credere, scruta perciò ogni segno di presenza.
Chi crede, insegue, perseguita il creatore costringendolo a manifestarsi.

Perciò vedo chi crede come uno che sta sempre su un suo “pèsah”, passaggio.

Mentre con generosità si attribuisce al non credente un suo cammino di ricerca, è piuttosto vero che il non credente è chi non parte mai, chi non s’azzarda nell’altrove assetato del credente.

Ogni volta che è Pasqua, urto contro la doppia notizia delle scritture sacre, l’uscita d’Egitto e il patibolo romano della croce piantata sopra Gerusalemme.
Sono due scatti verso l’ignoto. Il primo è un tuffo nel deserto per agguantare un’altra terra e una nuova libertà. Il secondo è il salto mortale oltre il corpo e la vita uccisa, verso la più integrale resurrezione.

Pasqua/pèsah è sbaraglio prescritto, unico azzardo sicuro perché affidato alla perfetta fede di giungere. Inciampo e resto fermo, il Sinai e il Golgota non sono scalabili da uno come me, che pure in vita sua ha salito e sale cime celebri e immense. Restano inaccessibili le alture della fede.

Allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi apertori di brecce, saltatori di ostacoli, corrieri a ogni costo, atleti della parola pace.

Erri de Luca

26 agosto 2010 – Il Professor Boris Pahor festeggia i suoi 97 anni

Boris Pahor

Boris Pahor nasce a Trieste nel 1913, allora porto principale dell’impero austro-ungarico, da una famiglia slovena triestina e la sua vita e la sua carriera sono segnate da questa appartenenza.

Non sono i confini o i territori che stabiliscono le nazionalit,  ma le culture che si esprimono attraverso una stessa lingua o religione,  e questo essere minoranza a Trieste e nella Venezia Giulia per gli sloveni italiani sarà drammatica, come lo sarà di conseguenza per gli istriani italiani in Yugoslavia, dopo la caduta del fascismo.

All’età di sette anni Pahor vede bruciare la casa della cultura slovena ad opera dei fascisti e subisce le persecuzioni verso la minoranza slovena da subito introdotte, questa esperienza lo segnerà nonostante la sua vita successiva trascorra tra gli studi di letteratura e l’invio in Libia con l’esercito italiano.

L’esperienza più drammatica sarà però il lager nazista cui fu inviato dopo la sua cattura tra i partigiani che aveva raggiunti a seguito dell’8 settembre. Nutzweiler-Struthof, Dachau, Bergen-Belsen sono i campi che attraversa riuscendo a sopravvivere grazie a quei miracoli che hanno lasciato in vita i testimoni dell’orrore nazista.   Al suo ritorno riesce a costruirsi una vita a fianco dell’amata moglie Radoslava, ed una carriera di scrittore di grande valore, riconosciuto universalmente soprattutto dopo la pubblicazione del romanzo autobiografico Necropoli .

Come ogni grande scrittore, è nemico dei totalitarismi e delle loro semplificazioni e la sua amicizia con scrittori yugoslavi dissidenti lo renderà inviso al governo yugoslavo impedendogli l’ingresso in Slovenia fino al dopoguerra ed all’autonomia del Nuovo stato, del quale è uno dei principali esponenti letterari.

Ricordiamo con affetto la partecipazione del professore agli incontri organizzati dal Fiume per gli studenti delle scuole superiori e dell’Università di Ferrara nel 2008 e gli auguriamo una lunga vita di testimonianza ferma e lucida di un periodo drammatico nella storia dell’Italia e dell’Europa.    
 
Il professore per le vie di Ferrara

Troppo spesso si leggono nei giornali dichiarazioni di persone di bassissimo spessore culturale sulla storia di 60 anni fa che hanno dell’incredibile, e solo la voce di testimoni come Boris Pahor, che la storia l’hanno fatta e subita, può, per ora, far luce sulle mistificazioni e manipolazioni tentate da più parti.

Tanti auguri Professor Pahor!

31 luglio 2010 – Prima festa de “Il Fiume”

Bilancio positivo quello della prima festa de “Il Fiume” organizzata dall’Associazione sulla chiatta attraccata nell’argine del Po di fronte a Stienta.

Circa una sessantina i presenti tra collaboratori, amici e sostenitori del lavoro che Luciano Bombarda  e “il Fiume” portano avanti ormai da alcuni anni. Per tutti un ricco menù di piatti tipici dell’estate con contaminazioni etniche che andavano dall’insalata greca, ai cevapcici, ad un eccellente cous cous preparato da amiche marocchine.  Anche la musica è stata un sapiente mix di culture mediterranee, balkaniche e del pop italiano.

L'insegna della festa

A dare ulteriore spessore alla serata è stata la presenza di Miriam Meghnagi, cantante e studiosa delle sonorità della musica ebraica nei molteplici aspetti ed espressioni delle diverse anime dell’ebraismo prodotte dalla diaspora.

La cantante, autrice di diverse colonne sonore di film e trasmissioni televisive, ha salutato gli amici dell’Associazione nel corso della serata mentre il presidente ha fatto un bilancio dell’attività svolta nell’anno in corso e dei programmi per l’autunno.

Anche il sindaco Fenzi ha salutato i presenti e plaudito alle attività culturali del Fiume che ha in Stienta la sede e la base da cui spargere i suoi mille affluenti.

A questo punto la voglia di tutti è di ripetere l’esperienza e trovarsi anche il prossimo anno, sulle rive di un fiume che con il suo tramonto ha fornito una cornice speciale alla serata.

31 luglio 2010 – IL FIUME RICEVE TRA LE SUE SPONDE

un'uscita a mare de il fiume!

“Il Fiume” si troverà sabato 31 luglio, dalle ore 20.30, all’imbarcadero di Stienta (Rovigo) la chiatta sul Po che ospita da tempo gli amanti delle sue sponde, per una festa che radunerà  buona parte degli amici presenti alle iniziative dell’Associazione.

La cena come momento di unione e condivisione sarà una miscela di cibi stagionali con meloni, pesche, pomodori, verdure dei campi a far da padroni e prosciutto e salumi a contorno. Non mancherà il tocco mediterraneo di un buon cous cous preparato dalle amiche marocchine.

In una sera d’estate tra lo sciabordare delle onde sulla chiatta e le musiche di tutte le tradizioni, per una volta non si parlerà di legalità o di memoria ma di quanta strada si è fatta insieme e come si continuerà nel futuro a contrastare l’indifferenza ed il disinteresse per quanto ci circonda.

Semplice, familiare e significativo.

 

Info Luciano Bombarda

340 8575283