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08 novembre 2014 – La fatica di pubblicare un libro

kapipal

 

Dieci anni di ricerche negli archivi del Polesine non valgono nulla se non vengono messi a disposizione dei giovani e di chi vuole conoscere la storia dai documenti, per questo la ricerca condotta da Luciano Bombarda e da molti altri suoi amici e collaboratori, deve essere pubblicata.

Il progetto che con Luciano Bombarda avevamo in mente prevedeva la pubblicazione di un libro su tutte le storie degli ebrei internati in Polesine dal 1941 al 1945.  Era il 2011 quando mi sono messa a scrivere e Luciano lo aveva segnato sulla copertina della primissima pubblicazione che Alberta Bezzan aveva artigianalmente prodotto.

Poi Luciano non ce l’ha fatta a dare a tutti senza risparmiarsi e  ci ha lasciati a camminare con le nostre gambe.

Il lavoro è ripreso con fatica nel 2013 quando abbiamo deciso di dare alle stampe una parte della ricerca, quella relativa alla famiglia Buchaster, perchè è esemplare per le vicende di cui ci siamo occupati.

Il lavoro ha avuto un’accelerazione quando la Regione Veneto ci ha concesso un piccolissimo contributo legato alla legge per la valorizzazione degli archivi. Per ottenere questo contributo dobbiamo prima spendere e poi, col tempo, avere indietro metà di quanto speso.

Per questo stiamo cercando di raccogliere prima, i contributi che ciascuno ci avrebbe dato all’uscita del libro, per riuscire a pubblicarlo. Solo dopo potremo contare sul contributo ricevuto…

Facciamo appello quindi al vostro aiuto per donare o sul sito dedicato all’azione di crowdfunding www.kapipal.com/progettobuchaster , o direttamente sul conto corrente postale del Fiume intestato a chiara fabian/antonella monesi attraverso un bonifico, indicando come causale il  “progetto buchaster”

Numeri e riferimenti li trovate nell’immagine sopra!  Grazie in anticipo a tutti gli amici…e ricordate che non è contributo a fondo perduto ma vi garantirà la copia del libro con menzione speciale!!!

m.chiara fabian

 

5 novembre 2014 – Matteo Marani presenta ai ragazzi del Polo Tecnico di Adria (Ro) “Dallo scudetto ad Auschwitz”

arpad weiszCosa può significare per un uomo essere un idolo un giorno e poi finire come numero in un vagone merci verso lo sterminio?

Un interrogativo che Matteo Marani si è posto molte volte quasi come un’ossessione che lo ha spinto a cercare tra archivi e memorie la storia del più grande allenatore di calcio del Bologna ma anche del calcio italiano degli albori.  Il direttore del Guerin Sportivo, rivista calcistica tra le più apprezzate, ha ricostruit dopo settant’anni la storia di Arpad Weisz, ungherese ma soprattutto ebreo e quindi perseguitato dal fascismo nonostante i successi ottenuti nelle squadre di Inter e Bologna.   Tra i padri del calcio moderno, capace di teorizzarne gli allenamenti e di introdurre nuove tecniche di impronta scientifica,  era anche un uomo schivo, raffinato amante della famiglia e dello sport.

Protagonista nel campo ma alieno dai riflettori al di fuori. Nessuna delle sue qualità lo salvò dalla persecuzione dapprima delle leggi razziali del Fascismo, che lo colsero a Bologna a metà di un campionato di vertice, e poi della follia Nazista.

Matteo Marani, giornalista con la passione per la storia, nonchè bolognese doc e domiciliato nello stesso quartiere e a pochi metri da dove abitò Arpad Weisz nel 1938, come un vero e proprio segugio ne ha ritrovato le tracce lasciate nella fuga attraverso l’Europa in guerra.

E’ la storia di una fuga per la salvezza che si scontra con la determinazione nazista allo sterminio e con la fiducia nella protezione di un mondo, quello dello sport, che in realtà è indifferente come il resto della società.  Non si levano voci di tifosi, presidenti o giornalisti in difesa di Arpad Weisz e lui e la sua famiglia la moglie e due figli di 8 e 13 anni vengono caricati in un vagone merci da Westerbork (il campo di concentramento olandese da cui partì anche Anne Frank) e inviati ad Auschwitz.  Ad Arpad verrà allungata l’agonia perchè scaricato a metà del viaggio sarà inviato ad un campo di lavoro e morirà alcuni mesi dopo.

Una storia avvincente che gli studenti del Polo Tecnico di Adria, riuniti nell’auditoriun “Saccenti”, hanno ascoltato interessati.  Un inizio di stagione per l’Associazione Il Fiume che avrà ancora molti ospiti nei prossimi mesi a contrastare con la conoscenza il crescente razzismo dell’Europa contemporanea.

Sono ormai all’ordine del giorno gli episodi di razzismo legati alla crisi e alla difficoltà di contrastare le paure create ad arte per scopi di propaganda politica. Facile fare presa sui giovani con argomenti propagandistici, meno facile è far loro capire i meccanismi subdoli di queste manipolazioni. Matteo Marani ha provato a spiegare che nemmeno essere idoli del mondo del calcio salva se attorno sta l’indifferenza.

adria maranifabian marani

 

Francesco Permunian ed Elisabetta Sgarbi protagonisti a Stienta

gli sgarbi a StientaPomeriggio veramente denso quello in collaborazione con l’ Anpi di Rovigo  abbiamo organizzato nell’occasione del settantesimo anniversario dell’eccidio di Stienta che caratterizzoò l’autunno caldo del ’44.

1500 tedeschi e 500 repubblichini accerchiarono le forze partigiane nelle pianure del Po e del ferrarese e anche il Polesine pagò il suo tributo di sangue. Tutte le vicende di quella stagione sono state raccolte nel libro che Francesco Permunian e Mario Dondero hanno realizzato dopo un’accurata ricostruzione sui luoghi e con gli storici degli stessi.

La presentazione a Stienta  oltre che doverosa perchè lì si tenevano le riunioni e operava la testa del movimento partigiano guidato dal Partito Comunista (come ha sottolineato Radames Bertasi uno dei protagonisti di quei giorni), è stata ricca di una importante aggiunta, la proiezione del film “Quando i tedeschi non sapevano nuotare” di Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio. 

I registi presenti al Teatro Jubilaeum con gli storici Antonella e Davide Guarnieri, hanno integrato le storie del Polesine con quelle del basso ferrarese e il quadro tracciato è stato ampiamente chiarificatore di come la resistenza sia stata anche un affare della pianura col suo tributo di sangue, torture e anche con i suoi successi (vedi la presa del municipio da parte delle donne di Bondeno).

Alla presenza di Antonella Toffanello presidente dell’Anpi e del sindaco di Stienta Corazzari, anche Giuseppe Sgarbi e la moglie Rina, presenti per la seconda volta a Stienta in pochi mesi, sono stati salutati dal Fiume e accolti con l’affetto di cittadini onorari dall’Amministrazione che suggellerà la nomina il 14 novembre.

radames e francesco

25 ottobre 2014 – Per il 70° anniversario dell’eccidio di Stienta

70 anniversario eccidio di Stienta

Se pensate che la resistenza all’invasore Tedesco ed al suo alleato, la Repubblica Sociale Italiana sia una faccenda che riguarda solo l’Italia delle zone montuose, secondo l’assioma mantagna=possibilità di nascondersi e organizzare azioni di guerriglia, l’appuntamento di Stienta, sabato 25 ottobre, sarà utilissimo per chiarirvi le idee.

La lotta partigiana, con caratteristiche e modalità specifiche, si è svolta anche tra le piatte campagne del Polesine ed i meandri del Delta del Po.

Lo spiega bene l’ottimo libro di Francesco Permunian, scrittore cavarzerano che ha voluto fissare in testi e fotografie i luoghi e i nomi di questa resistenza.

“Partigiani nel Polesine” (Giunti Editore) è un bellissimo volume, scritto a più mani, con la collaborazione di storici e testimoni locali, ma soprattutto con il supporto fotografico di Mario Dondero che partigiano lo è stato, prima di diventare fotografo.

Il libro e la mostra delle foto sono in esposizione a Fratta Polesine presso la villa Badoer dove si è tenuta la presentazione ufficiale, agli inizi di ottobre, ma l’occasione di Stienta è particolarmente importante perchè in essa si terrà anche la proiezione del documentario “Quando i tedeschi non sapevano nuotare” prodotto e diretto da Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio.

Il docu-film, in prima assoluta nel Veneto, rappresenta alcune significative vicende della resistenza che donne, ragazzi e gli uomini rimasti, poterono organizzare tra Stienta e il Delta del Po veneto e ferrarese.  La raccolta di importanti testimonianze raccordate dalla sapiente regia di Elisabetta Sgarbi e degli storici di cui si avvale per la parte del collegamento narrato, è un atto di rispetto e amore verso la storia minore dei luoghi.      Film e libro nati autonomamente e fino ad ora presentati al pubblico per vie diverse, sono uno straordinario complemento l’uno all’altro oltre che al quadro che già il documentario “La lunga marcia dei 54”, del giovane regista Alberto Gambato, aveva iniziato a tracciare sulle vicende della resistenza polesana.

La presentazione di sabato 25 ottobre alle ore 17.00, presso il Teatro Jubilaeum 2000 di Stienta, è occasione, quindi, da non perdere che “Il Fiume” ha fortemente voluto assieme all’AMPI di Rovigo e Stienta, e solo la collaborazione con gli autori Elisabetta Sgarbi e Francesco Permunian (presenti in sala) ha reso possibile.

 

Boris Pahor e Giuseppe Sgarbi , testimoni del “

il cinema teatro di StientaNon capita spesso che una cittadina come Stienta sia fatta segno di attenzioni come è accaduto sabato 24 maggio.

Alla presenza di un pubblico numeroso ed entusiasta, sul palco del teatro parrocchiale, messo a disposizione da Don Giancarlo, hanno conversato Boris Pahor, nato a Trieste nel 1913, uno dei maggiori scrittori sloveni viventi, e Giuseppe Sgarbi, nato a Stienta 93 anni fa e autore di un solo libro in cui scorre comunque tutto il ‘900 dei nostri luoghi.

Nella foto sopra il cinema teatro Cazzoli a Stienta, oggi chiuso e abbandonato, che nel libro di Giuseppe Sgarbi vive come nostalgia, al quale fa da contraltare il centro culturale sloveno Narodni Dom, che Pahor vide bruciare nella Trieste percorsa dal fascismo nascente.  Due poli di una storia che viaggia su due binari paralleli e che i libri “Così ho vissuto. Biografia di un secolo” (T.Rojc e B.Pahor, ed. Bompiani Overlook, 2013) e “Lungo l’argine del tempo. Memorie di un farmacista” (G.Sgarbi, Skira editore, 2014)  ben sanno rappresentare, lasciando a noi lettori i collegamenti tra le due vite.

sgarbi e pahor

 Sia Pahor che Sgarbi, quasi coetanei, vivono i momenti della formazione, degli studi, della interruzione terribile della guerra, ma l’uno nell’atmosfera ovattata anche se partecipe, della provincia agricola del Polesine, l’altro nell’ombelico del secolo, nella Trieste di confine che vive e suscita le due guerre mondiali dell’Europa.  A stimolare ed aiutare i due autori a parlare delle loro vicende hanno pensato due voci di affianco, il dottor Stefano Bighi e la studiosa slovena Tatjana Rojc autrice del libro in cui gli scritti del professor Pahor vanno in parallelo con l’inquadramento delle vicende storiche e biografiche.

E’ stato un piacevole “quartetto da camera” che nell’atmosfera intima creata dall’allestimento del Teatro a cura de Il Fiume e dell’Amministrazione Comunale di Stienta, nella figura di Fabrizio Fenzi, ha suonato le lodi del piccolo paese sulla riva del Po ma ha anche parlato di temi e valori universali.  

I due protagonisti hanno dato una testimonianza di rettitudine morale e di amore verso la cultura che si legano l’un l’altro e soli possono dare linfa alla democrazie e all’umana convivenza.  Esempi di forza attraverso il valore delle idee e non nell’espressione arrogante e urlata. La loro vita e le loro scelte sono la miglior espressione di superiorità umana che si nutre di conoscenza e non di altro.

Difronte alle vicende della storia ed alla tristezza del presente, ascoltare chi ha studiato ed ha combattuto senza tradire e senza strafare, di chi ha lavorato per la “giusta mercede”, di chi ha sofferto ingiustamente la persecuzione politica ed ha amato perchè questo è il vero senso della vita, ha gratificato il pubblico.

Per i presenti un grande sorso di aqua fresca nel paese reale. Ed era il “Paese reale” come istallazione artistica che scorreva alle spalle degli ospiti illustri, ossia quell’opera d’arte totale che il giovane artista di Stienta Piermaria Romani sta realizzando da anni, disegnando i cittadini di Stienta come emblema del vivere di una comunità che è essa stessa opera d’arte.

Troppo lungo sarebbe raccontare quanto Pahor, in primis, con la sua forza oratoria inesauribile, e poi Sgarbi con i due relatori, hanno raccontato dei due libri che si presentavano al pubblico di Stienta, meglio rimandare alla lettura degli stessi.   

Anche se tra Stienta e Ro ci sono meno di 30 km, per percorrerli ho impiegato anni. E anche se non è così, ancora oggi mi sembra che la mia vita scorra lontanissimo dalla casa in cui sono nato e nella qualo ho lasciato la parte più grande del cuore. Un cuore che, malgrado gli anni, è rimasto fanciullo e non ha mai smesso di emozionarsi per le cose semplici e vere della terra: un filare d’uva, un campo appena arato, i riflesi d’argento tra le foglie dei pioppi, un tramonto sul fiume.”  (Lungo l’argine del tempo) 

tramonto sul po