Vanità delle vanità, tutto è vanità. Quale profitto trae l’uomo da tutta la penosa fatica che dura sotto il sole? Una generazione va e una viene, ma la terra rimane sempre ferma. Splende il sole e il sole tramonta, correndo verso la sua sede, donde torna poi a risplendere di nuovo. Il vento va verso mezzogiorno e poi gira verso settentrione e, girando e rigirando, sui suoi giri ritorna il vento. Tutti i fiumi vanno al mare ma il mare non ne è mai pieno; nel luogo dove i fiumi vanno, tornano sempre ad andare. Tutte le cose stancano, l’uomo non riesce a discorrerne, l’occhio non si sazia di vederle e l’orecchio non è mai pago di ascoltarle. Quel che è stato è pure quel che sarà; ciò che si è fatto si tornerà a fare ancora, perché non c’è nulla di nuovo sotto il sole” (Qohelet 1,2.9)
La vita è vana, Qui la parola ebraica per dire “vanità” significa ancora una volta qualcosa che assomiglia a “fiato”: un sospiro che non conta. Fiato inconsistente. Una bolla di sapone è l’immagine più calzante che possa descrivere la debole parola ebraica: hevel. Appena un po’ più forte, con una “h” appena più aspirata di questa iniziale, significa ben altro: khaval è il peccato, Ma non in senso morale. Khaval è più che altro il rimpianto, l’occasione perduta per sempre, la frustrazione del tempo passato. Fra hevel e Khaval c’è soltanto uno sforzo di fiato. Hevel è la vanità senza sprezzo, è la rassegnazione all’arbitrio, all’inconcludente: così è la vita. E il Qohelet ha stabilito meglio di ogni altro antico, la frattura che esiste fra la materia e la vita. L’una monotona e prevedibile, l’altra avventurosa ma fragile come un blando spostamento d’aria con la bocca. E’ terribile tutto questo? Si e anche no.
Elena Loewenthal , “Vita”, ed. Raffaele Cortina, 2012
Luciano Bombarda, fondatore e Presidente dell’Associazione Il Fiume di Stienta, ha lasciato la vita il 17 dicembre 2012, il fiume che scorreva sempre diverso e sempre uguale, di fronte a casa sua a Ficarolo, estremo ovest della provincia di Rovigo, lo ha restituito il 16 gennaio 2013. Ad un mese dalla scomparsa iniziamo, come amici de “Il Fiume”, una nostra ideale shivà (i sette giorni del lutto ebraico), in cui lo ricorderemo con tutto il nostro affetto.
Ci piace utilizzare questa tradizione culturale che esprime, come altri analoghi costumi nel sud d’Italia, una vicinanza tra i vivi che lo hanno amato e porta al distacco in modo graduale.
Nella foto sopra, Luciano Bombarda all’Ambasciata Italiana di Francia, nel corso del seminario seguito a Parigi nell’Aprile 2012 al Memoriàle de la Shoah.