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Si ha democrazia quando il popolo può controllare l’operato del governo: accetterò il controllo del popolo, ho bisogno dell’energia del popolo, voglio ascoltare la voce del popolo.
Aung San Suu Kyi, 14 novembre

15 novembre 2011- La Nazionale di calcio da Napolitano


  Gigi Buffon, Cesare Prandelli e Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica 

Di solito la Nazionale di calcio italiana e i suoi giocatori inneggiavano al Presidente del Consiglio, abituato a far grande una squadra con montagne di soldi , ieri al Quirinale la Nazionale di Prandelli è stata ricevuta dal più sobrio Presidente Napolitano.

Altro momento, altro stile, sia dell’allenatore, sia del Presidente e, finalmente, anche dallo sport nazionale per eccellenza, il calcio, arrivano messaggi positivi.

L’occasione è la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, con un bel match contro l’Uruguay, una Nazionale che in altri anni ha fatto la storia del calcio, e se la partita finisce con una sconfitta, quanto detto dai giocatori difronte al Presidente non può che essere una vittoria.

Gigi Buffon, commenta il compito di ricostruzione del Governo che il Presidente sta affrontando, «Presidente, ora la partita più difficile è la sua, tifiamo per lei»

«In un momento come questo, la gente ha bisogno di una classe politica coesa, colta e responsabile per riprendersi dalle difficoltà», continua nel suo discorso a braccio, Gigi Buffon, capitano di una nazionale multietnica e spesso, in passato, ingaggiata in duelli verbali con esponenti della Lega Nord.

Nell’occasione Napolitano ha inserito il tema di un nuovo Diritto Civile che apra la cittadinanza italiana a tutti i bambini e le persone nate o residenti in Italia, che concorrono a sostenere l’economia della nostra società.

«Le parole di Napolitano mi hanno toccato profondamente, è la mia storia», dice Mario Balotelli (africano adottato da genitori italiani), dopo il richiamo alla sofferenza dei figli di immigrati che si sentono italiani ma devono aspettar tanto per avere la cittadinanza. «Belle parole – aggiunge Osvaldo, un altro dei naturalizzati di Prandelli, , che ha imposto la sua linea di apertura ai naturalizzati anche contro i pregiudizi degli ultrà, «Io mi sento italiano non solo perchè gioco in nazionale: mia moglie è italiana, i miei figli sono nati qui, ho ben altri motivi per amare questo Paese».

Anche Pirlo, di origine Sinti, ma attento a non farlo sapere troppo visto il clima negli stadi, si è commosso alle parole di Napolitano che ha così concluso: «Vi ringrazio per tutto quel che avete fatto in un anno speciale: mai come per i 150 anni dell’Unità si è affermata l’idea e il sentimento dell’Italia, ci siamo riappropriati della nostra identità e dell’impegno a rimanere uniti. Questo deve valere per tutti, a prescindere dalla normale dialettica. Per voi – la conclusione di Napolitano – l’Italia è sempre stato l’unico riferimento, motivo e ispirazione. All’inizio del mio settennato mi avete regalato un Mondiale, nel 2006, spiace che terminando il mandato nel 2013 non ci sarà occasione del bis: ma continuerò a tifare per voi, finchè ne avrò le forze».

Lunga vita al Presidente della Repubblica, resista, finchè ci aiuterà a cambiare la testa di questo paese!

Antonio Ingroia – Nel labirinto degli dei

il palco del teatro jubilaeum

Il palco del teatro Jubilaeum:
da sinistra Luciano Bombarda, Presidente dell’Associazione Il Fiume, Antonio Ingroia e Nicola Chiarini, giornalista de Il Corriere del Veneto

Antonio Ingroia, il Magistrato che è diventato, un po’ per scelta, un po’ per sorte, il successore di Falcone e Borsellino, arriva a Stienta, giovedì 10 novembre, col solito dispiegamento di forze di chi vive sotto scorta per essere stato minacciato dalla mafia. Con il fare dimesso e quasi imbronciato che lo fa sembrare timido (si vede appena tra gli uomini della scorta), il Giudice raggiunge il palco del Teatro Jubilaeum e con l’aiuto di Nicola Chiarini, giornalista del Corriere del Veneto, inizia a raccontare, in modo sommesso, dei suoi inizi di giovane apprendista a fianco del giudice Falcone prima, e di Borsellino poi.

La sala è piena di uomini e donne, in buon numero i giovani, e nel piccolo paese sulle rive di un Po in cui sta passando la piena, questo è sicuramente un momento memorabile. Il piccolo Magistrato che indaga sulle diramazioni e sulle trasformazioni della mafia, sa dare un saggio di come lavora un giudice, di come si distinguono le figure dei pentiti dalle altre di contorno meno definito (vedi il collaborante Ciancimino), e di quel che significa operare secondo la legge.
Il moderatore, con sagacia, lo porta un po’ alla volta a commentare le vicende più attuali e non può mancare il riferimento alla sua presa di posizione netta in difesa della Costituzione.

E la fermezza con cui il Giudice afferma che la Costituzione va difesa, specie quando afferma che”tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”, suscita l’applauso caldo del pubblico.  

L’imparzialità e l’indipendenza nel proprio lavoro, non contrastano affatto con la difesa della Costituzione come garanzia dei diritti di tutti i cittadini. E questo, Antonio Ingroia avrebbe detto in qualsiasi contesto perché, “essere partigiano” e quindi prendere posizione e parte per qualcosa di giusto, va ribadito e sostenuto con forza, a fronte di chi ne vuol dare una lettura negativa.

Il pretesto della serata era stato la presentazione del libro di Ingroia “Nel labirinto degli Dei” ed è tra strette di mano e autografi sul libro, che termina un’altro incontro straordinario con uno degli uomini che ci rendono ancora orgogliosi del nostro paese.

Antonio Ingroia
   Antonio Ingroia alla fine della serata

10 NOVEMBRE 2011- Antonio Ingroia a Stienta

Antonio Ingroia

Appuntamento di eccezione giovedì 10 novembre alle ore 21.00 presso il Teatro Jubilaeum a Stienta (Ro),  con Antonio Ingroia, sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, e quindi magistrato in prima fila nella lotta alla mafia ma anche, suo malgrado, personaggio pubblico e discusso.

Invitato a Rimini ad un congresso del partito dei Comunisti Italiani, Antonio Ingroia ha espresso la sua ferma volontà di difendere la Costituzione dall’alto del suo ruolo, definendosi un “partigiano della Costituzione”.

Parole di assoluto buon senso, di verità e del tutto condivisibili, ma che hanno scatenato una ridda di polemiche per il luogo in cui sono state dette.
Evidentemente dire cose giuste per alcuni dipende dal posto in cui ci si trova,  non dalla sostanza di quel che si afferma.
In realtà sono parole di chiarezza e aiuto a comprendere la realtà dell’Italia di oggi, quelle che vengono da un uomo che sta mettendo il suo dovere davanti alla sua vita.

A Stienta, come a Rimini  e come in tutte le tappe del suo percorso di divulgazione, quello che il pubblico chiede è una maggiore conoscenza di un fenomeno che sembra risaputo e noto a tutti, dopo anni di “maxiprocessi”, di reportage, di film e libri, ma che in realtà è sempre nuovo e sconosciuto, per la capacità che questa organizzazione ha di…correre con i tempi.

L’allarme lanciato in difesa della Costituzione è cosa grave, è segno che l’organizzazione forse punta sempre più in alto, ed è un allarme che sicuramente il Magistrato avrebbe lanciato da ogni  sede di pubblico e libero dibattito.

Cercheremo anche questa volta di  ascoltare, conoscere e capire con l’aiuto delle voci dei protagonisti del nostro tempo e quindi, tanto più, grazie all’aiuto di Antonio Ingroia. 

28 ottobre 2011 – Jugoslavia o Jugoslavie?

libro eric gobetti

La passione ha mosso i primi viaggi di Erik Gobetti in quella che era un tempo la Jugoslavia, una nazione federalista, in cui, le molte anime, erano state unificate da uno statista che aveva fatto della lotta contro il nazifascismo un legante fondamentale.

Studiare la storia significa conoscere una realtà nella successione dei fatti che l’hanno costituita, ma a questa conoscenza il giovane studente torinese, poi laureato in storia contemporanea, non può non avvicinare la conoscenza che deriva solo dal vivere tra la gente e con la gente. 

Ed allora i viaggi che intraprende con ogni mezzo, in ogni stagione, nelle più remote regioni dell’area comunemente identificata con i “balcani”, gli sforzi che compie per imparare la lingua, diventano una grande occasione di approfondimento e aggiungono conoscenza a conoscenza.

E siccome la storia è fatta di corsi e ricorsi, le nazioni si costruiscono e poi si dissolvono, mentre i popoli restano con le loro somiglianze ma soprattutto con le loro diversità, pur viaggiando e mettendo assieme amicizie e rapporti istituzionali, nelle riflessioni di Erik Gobetti, saranno la complessità e le contraddizioni a prevalere e ad impedire di metter la parola fine ad un viaggio ancora in corso.

Come sempre il doppio appuntamento di venerdì 28 ottobre alle 17.30, a Ferrara in libreria Feltrinelli e a Stienta, in Sala Consigliare alle ore 20.45, porterà l’autore ad incontrare e ad affascinare, con il suo racconto, gli amici de Il Fiume, così che : “chi ha dimestichezza coni balcani si ritroverà volentieri in quelle pagine. Chi ne ha poca o pochissima sarà incuriosito e forse saprà dove fare il prossimo viaggio” (Daniele Gaglianone)

15 ottobre 2011- Roma brucia

 

Mentre l’Associazione il Fiume si avvia a organizzare il secondo incontro autunnale con gli scrittori e attivisti Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci, dedicato alla ricorrenza del decennale della repressione delle proteste durante il G8 di Genova, l’attualità mette ancora una volta in luce i pericoli che corre la democrazia.

E se gli autori parlano di “eclisse della democrazia” analizzando come il comportamento repressivo e violento delle forze dell’ordine è stato favorito e coperto dalla protezione politica, i fatti di Roma di venerdì 15 ottobre hanno reso l’incontro drammaticamente attuale.

Ancora una volta il cittadino “indignato” scopre di non avere mezzi per esprimere il suo dissenso o per cambiare l’ordine delle cose.

Non può farlo con la stampa, perché pochi e inascoltati, sono i giornali liberi di esporre le opinioni di tutti senza il ricatto della proprietà, non può farlo attraverso la televisione, che relega i temi più scottanti a orari impossibili o a brandelli di servizi in mezzo alle opinioni ammaestrate.

Non può farlo con la politica votando propri candidati e chiedendo loro conto di quello che accade.    Non può farlo, ormai, nemmeno scendendo pacificamente in piazza.

Il cittadino per bene non può manifestare in piazza il suo dissenso pacifico ed argomentato perché una minoranza di estrazione “varia ed eventuale”, mette sempre fine alla parata civile con atti che suscitano interventi delle forze dell’ordine, ai limiti dell’impreparazione e della sconsideratezza.

Gli attori della tragedia sono accomunati da una sorte che li colloca, comunque,  dalla parte dei perdenti, costretti a combattere tra loro. Gli uni, i giovani e I cittadini inermi, senza nessuna colpa, gli altri, i poliziotti, senza nessuna voglia, in mezzo i “black blok”, chiamiamoli così, perché non si riesce a capire il loro ruolo, ma, sopra tutti loro, un piccolo gruppo di “invisibili” che non sono toccati da niente di quello che accade.

Gli “invisibili” non li tocca la crisi, sulla quale veleggiano con navi potenti tra un’isola e l’altra in cui godere il profitto dello sfruttamento degli altri, non li tocca la carenza di risorse energetiche, forti del possesso di giacimenti e ampi territori, non li toccano le proteste popoli, proprio perché sono invisibili ai molti.

Non li tocca la morte degli innocenti nel mondo perché si nascondono dietro al “così è sempre stato”.

“In un mondo insicuro, il gioco si chiama sicurezza. La sicurezza è lo scopo principale del gioco e la sua posta suprema. E’ un valore che, se non in teoria almeno nella pratica, schiaccia e nasconde alla vista tutti gli altri valori, compresi quelli più cari a “noi” e più invisibili a “loro”, e per questo indicati come principale ragione del “loro desiderio di colpirci e del “nostro” dovere di sconfiggerli.

Z. Bauman “Vite che non possiamo permetterci”, Editori GLF Laterza, 2011