Archivi categoria: società

Si ha democrazia quando il popolo può controllare l’operato del governo: accetterò il controllo del popolo, ho bisogno dell’energia del popolo, voglio ascoltare la voce del popolo.
Aung San Suu Kyi, 14 novembre

24 MARZO 2011 – SIAMO IN GUERRA!

“Ci è chiarissimo che le ragioni autentiche dell’intervento militare in Libia non sono di natura umanitaria: le ricchezze energetiche, gli assetti di potere dei blocchi mondiali, persino l’ansia da prestazione del presidente francese. Tutto chiaro. E l’articolo 11 della nostra Costituzione, e il diritto all’autodeterminazione.

Ma il rispetto della sovranità nazionale della Libia e il ripudio della guerra come si sposa, nelle coscienze durissime e purissime, con l’invocazione di aiuto rivolta proprio a noi da quella gente su cui Gheddafi reclama il diritto di disporre facendone se crede, visto che è roba sua, carne da macello?

Non si doveva arrivare alla guerra: giusto. Bisognava combattere Gheddafi prima e con altre armi: sacrosanto. Lo chiediamo da anni. Questo governo invece lo ha trattato da statista e ha occultato i suoi crimini. Oggi lo combatte, ed è un voltafaccia disgustoso. Spara contro le armi che gli ha venduto.”

Così scrive Concita de Gregorio nell’editoriale “In coscienza e nel dubbio” e  prosegue, infine, sostenendo che l’intervento a difesa degli  insorti va condotto,  mettendo le mani nel sangue e nel fango, perché troppo comodo è starne fuori e pontificare.

E’ vero che starne fuori è comodo ma nel “dubbio” che la giornalista cita, ci sta anche la mancanza di chiarezza su tutto quel che riguarda questa guerra in cui ci siamo svegliati, un giorno di primavera, sorpresi e attoniti, nonostante tutti i nostri mezzi di informazione.

Il Raìs spara sui suoi concittadini, ma chi fa una rivolta mette in conto anche questo, di certo il Raìs sparava anche sui profughi che ributtava dai centri di raccolta nel deserto, perché non venissero in Italia.

Non è chiaro a nessuno, ci pare nemmeno all’Alleanza, quando e perché si deve intervenire in un paese sovrano, perché tanti ce ne sono a sparare sulle folle che manifestano.

Non è chiaro nulla, ma è vergognoso tutto, e nel frattempo in Palestina, che per la prima volta viene lasciata a se stessa dal mondo arabo, Al Fatah e Hamas sono in contrasto tra loro e si dividono anche il controllo di Gaza e Cisgiordania, mentre il Governo di Israele, per non sbagliare spara e colpisce civili e il terrorismo palestinese risponde con le bombe alle fermate dei bus.

In mezzo a tutta questa confusione gli unici inascoltati sono quelli che da tutte le parti chiedono la pace, ma la pace non rende, a dispetto della Ragione.

La guerra invece ha un sacco di vantaggi, tra i quali anche quello di distrarre …

18 marzo 2011 – UN ITALIANO DIVERSO – Giacomo Matteotti

libro di romanato


La data del 17 marzo 1861, proclamazione del Regno d’Italia,  viene celebrata quest’anno per il valore simbolico legato ai 150 anni dell’unità del nostro paese.

L’unità dell’Italia che oggi conosciamo, si compirà molti anni più tardi, addirittura nel dopoguerra.

La celebrazione è di carattere storico ma assume anche un valore civile e politico in relazione alle dichiarazioni anti-unitarie di una parte delle forze presenti nel parlamento e nella società civile.

Che Italia sarebbe un’Italia fatta solo di Veneto? E se il Trentino chiedesse l’annessione all’Austria? E se Sardegna e Sicilia facessero da se?

Che Italia sarebbe senza le figure degli italiani che l’hanno costruita, con il loro impegno e con la loro vita?

Il “Fiume” nell’appuntamento di venerdì 18 marzo, alle ore 20.30, nella Sala Consigliare del Municipio di Stienta (Ro), presenta, per l’occasione,  la biografia scritta da Gianpaolo Romanato, di Giacomo Matteotti che fu un rivoluzionario e protagonista di un’Italia divisa tra fascismo e sete di giustizia sociale.

“Uomo del post-risorgimento, estraneo alle mitologie dell’unificazione, Matteotti appartiene alla generazione dei Prezzolini, dei Papini, di coloro cui importava il futuro, non il passato.  Scontenti, ribelli, inquieti. Aveva la stoffa e la preparazione dell’intellettuale, con solidi studi di diritto e di economia.

Ma in lui era più forte la sensibilità del politico, dell’uomo d’azione. Viveva in una provincia povera, depressa, dove i contrasti fra miseria e ricchezza erano sfrontati e i rapporti sociali dominati dall’ingiustizia e dalla prepotenza.

La sua famiglia aveva accumulato in pochi anni una notevole fortuna, che gli avrebbe permesso di vivere agiamente di rendita. E invece divenne socialista. Allora il socialismo era sinonimo di lotta di classe, di rivoluzione. E Matteotti fu un rivoluzionario. Contro suoi interessi e contro la sua classe d’appartenenza, che non glielo perdonerà più”


12 marzo 2011 – TUTTA L’ITALIA IN PIAZZA

piazza del popolo roma

12 marzo 2011, nelle piazze delle maggiori città italiane, ma anche nei centri minori, si è svolta una grande manifestazione popolare dell’Italia che onora la Costituzione e difende la Scuola Pubblica.

Non possiamo che ribadire quanto le autorevoli voci di milioni di italiani hanno urlato, e cantato nelle piazze d’Italia; la Costituzione è valore fondante della nostra Repubblica Democratica.

La Democrazia si esprime con il voto, ma non può ignorare la libera manifestazione della volontà popolare, specie se è non violenta. Chi fa finta di non vedere il dissenso delle piazze si comporta come i governi tirannici che stanno cadendo nel Nord Africa.

Andare in piazza è giusto perché lì le persone sono vive,  si possono contare e contano, come i voti su una scheda elettorale, a volte contraffatta, o come le firme astratte su una lista.

Un paese democratico non può prescindere dal diritto allo studio qualificato per tutti i suoi cittadini e, quindi, la Scuola Pubblica va curata con amore e rafforzata.

Costituzione e Scuola Pubblica,  contengono valori compromessi da provvedimenti che anzichè potenziarne gli effetti, li sviliscono, e se già il Lavoro ha fatto una brutta fine, speriamo che rispetto a Costituzione e Scuola, l’intelligenza e la voglia di garantire un futuro al nostro Paese, prevalgano rispetto agli interessi di pochi.

E-IL MENSILE


copertina 1 numero
Gianni  Mura :

Per il giornale, dico utile e bello. Utili i contenuti, belle le immagini ma anche la scrittura e prima ancora la pulizia della scrittura. Vorrei un giornale in cui tutti scrivono “qual è” senza apostrofo, in cui non si sbagliano le parole straniere, in cui c’è la stessa cura dei testi, dal grande reportage al piccolo box.

G, Strada

Aggiungo un altro aggettivo: intelligente. L’intelligenza non è una qualità innata, la si coltiva. Quindi io vorrei un giornale che si facesse leggere, che facesse riscoprire il piacere della lettura e dell’informazione.

Detto, fatto. Da queste due definizioni nasce un nuovo giornale nel panorama della stampa italiana, un mensile i cui contenuti sono scelti da Emergency.
L’impresa è ardua in un momento in cui tutto sembra soppiantare la carta stampata, ma il fatto che sia qualcosa che parte da Emergency, ci da fiducia e speranza nella riuscita.
E’ il giornale per “l’altra Italia”, quella che riesce ancora a distinguere il bello dal brutto, il bravo dall’incapace, il vero dal falso, il colpevole dall’innocente, il fedele dal leccapiedi, il buon governo dal malgoverno.

Seguendo i blog, saltando tra i social network, si ha l’impressione che quest’Italia esista, ma poi a prevalere è, invece, l’Italia che non legge, quella che non sa scrivere, quella dei poveri rinchiusi nella gabbia del Grande Fratello a ripetere le stesse vuote frasi tutto il giorno e a sbavare, l’uno sull’altro, con miseria.
Perché è questa Italia a prevalere?  Perché prostituirsi è diventato un vanto e una rivendicazione di libertà?

Non era questo il messaggio delle donne che chiedevano un giusto peso nella società negli anni ’60 e ’70, ma piano piano è stato trasformato in qualcosa che le tiene ancora ai margini.

Non uno stipendio uguale ai corrispondenti ruoli maschili, ma la possibilità di far fruttare al meglio le loro “qualità”, un po’ come i calciatori, per poco tempo possono sfruttare le loro doti e quindi il valore delle loro prestazioni va calcolato al massimo!
Poi quando la bellezza sfiorisce e le ossa scricchiolano, allora non resta che vivere di rendita o, al limite, fare politica.

Allora evviva l’intelligenza ed evviva la nuova sfida di Emergency, che ci ha dato lo spunto per ringraziare di esistere l’altra Italia e, se permettete, anche le sue donne!
8 marzo 11

La cotogna di Istanbul

rumiz e bombarda

“Ho una ammirazione sconfinata per chi riesce a scrivere delle storie come quella, soprattutto in quel modo. Ma nutro una vera e propria invidia per le donne che sanno ispirare delle opere così portentose!! “

Non c’è incipit migliore di questo commento fatto da una delle giovani donne presenti alla serata in cui Paolo Rumiz ha narrato di viaggi, di struggente malinconia, dell’anima cupa dei Balcani, ma anche di Mediterraneo, di Grecia e di sole che sostanzia un amore.

Il giornalista e scrittore triestino famoso per i suoi reportage di viaggi a tema per il giornale Repubblica, ha spiegato com’è nato il progetto di raccontare una storia di amore tragico nello sfondo dei Balcani, sotto forma di ballata e attraverso la metrica dell’endecasillabo.

Il ritmo del cammino, il passo regolare del viaggiatore, la tradizione nordica del “Wanderer” è mezzo straordinario per trasformare in racconto il respiro della vita.

E così, recuperando immagini, schizzi e frammenti di tanti viaggi, Paolo Rumiz narra della bella e intrigante Masha Dizdarevic’ che ha avuto tre uomini nella sua vita e ha percorso tanta storia, prima di terminare il suo cammino con struggente malinconia.

La storia d’amore è di quelle che conquistano, ma non va scordato lo sfondo in cui si svolge, quello del ventre dell’Europa che ancora una volta è protagonista della disgregazione di un mondo, quello dell’ex Jugoslavia, nello specifico, che si dissolve e mette a nudo la sacralità dei popoli  contro il sacrilegio dei governi.

Il viaggio che fa da filo rosso nella storia, è anche una lezione sul legame tra culture e luoghi che è bello distinguere ma anche tenere uniti nelle analogie di suoni, sentimenti e profumi.

L’incontro con Rumiz è stato una conferma, che il viaggio migliore è accompagnato dai “fiumi nomadi, cavalli e battellieri”, dal loro scorrere e confluire con affluenti e rigagnoli in quel grande mare dell’esistenza.

Il Fiume ha intuito questo e si è fatto corrente, per accompagnare le tante voci che hanno ancora qualcosa da dire al nostro mondo assopito.

rumiz

                                      Il sindaco di Stienta Fenzi presenta Paolo Rumiz, con Luciano Bombarda

sala consiglio a stienta 

Paolo Rumiz e Luciano Bombarda