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Si ha democrazia quando il popolo può controllare l’operato del governo: accetterò il controllo del popolo, ho bisogno dell’energia del popolo, voglio ascoltare la voce del popolo.
Aung San Suu Kyi, 14 novembre

26 febbraio 2011 – La cotogna di Istanbul – Sala Consigliare Stienta (Ro) ore 20.30

C’era qualcuno, si, che lo guidava:

lui non era più Max, era già Abramo,

e quella donna era soltanto un tramite,

per questo con in più tutti quegli anni

passò sulla battigia come un’onda,

meravigliato dalla propria forza, spingendo la

lentezza ad un tal limite

che la turca annegò senza parole.

“Che stai cercando tu dentro di me

tu che sei più vecchio di mio padre?”

domandavano gli occhi della bella

ch’era ancora affamata di racconto.

E intanto lui scese al fondo più oscuro

e più triste della felicità, da cui riemerse

tenendo tra i denti,

ansimando, il frutto dell’assenza:

esattamente quello che cercava.

la cotogna di istambul 

 

.

Adesso che ho concluso questa storia prigioniera di sillabe contate, mi son pentito già di averlo fatto perché nient’altro voi potrete aggiungere a questa cosa destinata a crescere come il Danubio che scende al Mar Nero gonfiato dal Tibisco, dalla Morava e dai fiumi gemelli di Slavonia.

Non da me (lo sapete) è stata scritta, ma da coloro che l’hanno ascoltata: e il solo modo perché non si fermi questa corrente che si è messa in moto è che voi nascondiate il manoscritto in uno sgabuzzino o in una cantina per recitarlo poi ad alta voce a quelli che ascoltare vi vorranno; soltanto così, vi prego di credermi, voi lo ripescherete dal ricordo proprio com’era, libero e leggero.

Nove mesi ci ho messo a costruirlo, il tempo necessario ad una creatura, e dunque è tempo che senza zavorre, con le sue gambe, anche lui se ne vada, questo racconto nato dal cammino, dal battito del cuore e dal respiro.

Paolo Rumiz

 

PROSSIMI APPUNTAMENTI

  ateneo veneto

 

 

16 febbraio 2011
Shlomo Venezia all’Ateneo Veneto in campo San Fantin, Venezia

Grazie alla collaborazione tra l’Associazione Il Fiume, l’ Ateneo Veneto ed il Centro Veneziano di Studi Ebraici Internazionali, in occasione della ricorrenza della Giornata della Memoria, Shlomo Venezia sarà ospite, mercoledì 16 febbraio 2011, alle 18.00, all’Ateneo Veneto, in campo San Fantin, a Venezia, per presentare la sua Testimonianza.

Dopo essere stato l’ospite principale alla cerimonia tenutasi il 26 gennaio presso la sede dell’UNESCO a Parigi, Shlomo Venezia per la prima volta presenterà il suo libro-testimonianza ( tradotto ormai in 23 lingue), nella città in cui i suoi antenati, in fuga dalla Spagna, si fermarono il tempo di prenderne il nome.

Lo storico Simon Levis Sullam, introdurrà la storia di uno tra gli ultimi sopravvissuti del “Sonderkommando”, il gruppo di prigionieri   di Auschwitz  destinati ai lavori alle camere a gas, prima  di essere a loro volta uccisi.  Shlomo Venezia avrà il compito faticoso di  contrastare chi nega la shoah.

 la cotogna di istambul

26 febbraio 2011 – ore 20.45
Paolo Rumiz a Stienta in sala Consiliare

Sarà a Stienta la prima presentazione nella provincia di Rovigo del libro “La cotogna di Istanbul” straordinaria ed epica storia di un amore vero tra uomini e donne vere.

Paolo Rumiz, triestino scrittore e giornalista erede della grande tradizione letteraria mitteleuropea, parlerà, attraverso il suo libro, dei fili rossi che legano e annodano le vite delle persone, nonostante le differenze delle nazioni, sullo sfondo dei Balcani e dell’Impero Austro-Ungarico.

Grande attesa per un autore che ha rappresentato tanto bene il mondo dell’est europa, quanto l’Italia frammentata e complessa dopo 150 anni di “unità”.

 

LE ALTRE DONNE – di Concita de Gregorio

concita de gregorio

Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».

Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.
Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.

La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.

Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi – e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? – per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.

Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano – al di là dei reati, oltre i vizi – un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari». Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti?   Non penso, non credo che la maggioranza lo sia.Allora, però, è il momento di dirlo.  (Concita de Gregorio)

E il Fiume non si sottrae a questo imperativo, lo dobbiamo dire forte che noi siamo continuamente a contatto con donne diverse e vogliamo che siano queste a essere in primo piano!

Le radici giudaico-cristiane dell’Europa…

simbolo

 “Ancora oggi in Europa, purtroppo, c’è qualcuno che non vuole fare i conti con quella ferita e si ostina a manipolare la Storia. Se è autentica la banalità del male, è vero anche che il pericolo non passa mai, e quel veleno può ancora trovare spazio sugli scaffali delle librerie o, peggio ancora, sulle cattedre di una università.”

Contro questo pericolo, scrive ancora Zaia, “bisogna “

AUGURI DI BUON ANNO NUOVO

Il sito del FIUME compie un anno e si festeggia in casa la tappa ulteriore nel cammino dell’ Associazione.
Si potrebbe già fare un bilancio, ma ci limiteremo ad un breve inciso ed agli auguri.
 
Lo sport di fine anno è la classifica, o meglio l’elenco come si usa dire oggi, dei personaggi dell’anno, di chi per un motivo o per l’altro si è distinto, in bene ed in male, perché gli elenchi si fanno anche al contrario.

Dei peggiori l’elenco sarebbe troppo lungo, c’è un campionario di brutte persone, di alcune ricordiamo le performance televisive con bava alla bocca e vene del collo ingrossate, di altre preferiamo ignorare le battute, vere e proprie offese verso il prossimo, o le proposte politiche, veri e propri schiaffi al vivere civile ed alla democrazia.

Di solito delle persone per bene e che fanno andare avanti il paese, non si parla nei giornali, rimangono oscure, se son bravi amministratori è difficile giudicarlo, nel magma della politica  oggi fa comodo dire e pensare “sono tutti uguali”.

Era diverso Angelo Vassallo, sindaco di Pollica nel Cilento, che ha detto dei “no” di troppo in un paese, l’Italia intendiamo, dove è più bravo chi rende tutto possibile, la darsena turistica, il porticciolo che crea lavoro, il supermercato davanti alla chiesa nel borgo di 100 anime, il parcheggio al posto del campetto di basket, la piazza mercato al posto dell’area verde che deve essere curata e non ci sono i soldi!

Per dimostrare la sua diversità ha pagato con la vita e nove colpi di pistola l’hanno colpito in pieno sparati da camorristi senza timore di essere denunciati.

Possibile non riuscire a capire con altri indicatori chi è diverso dagli altri?  Possibile non ci sia un modo per premiare i diversi?

Onore al sindaco Vassallo, che non è stato portato in palmo di mano come eroe, o come un martire, altri sono i martiri di cui ha bisogno questa Italia e ci spiace che a vestirne i panni, tocchi sempre a qualche ragazzo che, per campare e mantenere la famiglia, ha deciso di entrare nell’esercito. 

Altra figura significativa come avevamo sperato nel nostro appunto a settembre, la coraggiosa Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione in Birmania, agli arresti domiciliari ma liberata dopo le ultime elezioni nel paese asiatico.

Auung non è stata uccisa, per fortuna, ammesso che sia fortuna e non segno che anche la Birmania o Myanmar che dir si voglia, pur nella dittatura militare è più garantista dell’Italia. 

Ci fermiamo qui e non allunghiamo il nostro personale elenco delle figure significative del 2010, anche se ne avremmo molte da citare, ed in parte molto diverse da quelle che leggiamo nei giornali.

Un augurio per il nuovo anno ci sentiamo di farlo comunque al nostro paese: tanti auguri di legalità, democrazia, rispetto!

Ne deriverebbero molte benefiche risorse per uscire da tutte le crisi.

 

Associazione Il Fiume