2 febbraio 2016- LA NOSTRA IDEA DI MEMORIA

Gli ospiti di tutto il mondo a Costa di Rovigo
Gli ospiti di tutto il mondo a Costa di Rovigo

Non abbiamo mai smesso di considerare la shoah nella sua specificità di sterminio voluto e organizzato del popolo ebraico, ma abbiamo sempre diffuso la conoscenza di tutte le altre vittime dello sterminio e la nostra serie di appuntamenti degli anni scorsi lo può testimoniare. Col professor Pahor abbiamo parlato dei campi in cui venivano rinchiusi i politici e gli slavi, con Luca Bravi e Djana Pavlovic abbiamo fatto conoscere il “Porrajmos” che ha decimato i popoli  Rom e Sinti.  Abbiamo diffuso il film documentario “Pharagraph 175” sulla persecuzione degli omosessuali, abbiamo parlato di molte vicende prima che la maggioranza di chi si occupa di conoscenza ne facesse ampio dibattito.

Quest’anno il nostro impegno si è concentrato soprattutto nel divulgare il frutto della ricerca del Fiume, ossia il libro “…Siamo qui solo di passaggio. La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-1945” e i diversi incontri a Papozze, a Taglio di Po, in Provincia di Rovigo in cui le nostre storie sono state le protagoniste, hanno avuto un seguito molto bello.   Presentare il libro a diverse fasce di età e con scopi diversi, ci ha dato e darà prossimamente, l’occasione per approfondire le parti della ricerca che per motivi di tempo e relazioni non abbiamo sviluppato abbastanza.

A Papozze in biblioteca con Amalia Modonesi
A Papozze in biblioteca con Amalia Modonesi

A Papozze, ad esempio, non avevamo fino ad oggi notizie su Ivone Pivanti il Podestà che con le carte d’identità in bianco salvò la maggior parte degli ebrei internati in Polesine. Oggi sappiamo che la sua famiglia è sepolta nella cappella di famiglia del paese e che il figlio Giorgio, salvato da Eduard Kopp da annegamento in Po, è deceduto e riposa nella stessa cappella dei famigliari dopo aver trascorso parte della sua vita a Padova.       Ad Occhiobello abbiamo parlato ai ragazzi delle medie ma anche agli anziani del paese e ci aspettiamo di scoprire, dal passa parola, che qualcuno si ricorda della famiglia Wonsch anche se è rimasta per pochi mesi in paese.

Costa 16
Il Sindaco Antonio Bombonato e Sandy Speier Klein
Gunter Demnig posa le pietre d'inciampo
Gunter Demnig posa le pietre difronte ai ragazzi

Il momento più significativo è stata la posa delle pietre d’inciampo in memoria della famiglia Buchaster e  di Carl Gruen a Costa di Rovigo.   Le scuole medie hanno presenziato alla cerimonia vera e propria in una fredda ma soleggiata mattina di gennaio, nella quale hanno potuto  vedere un artista all’opera. Un artista un po’ strano , armato di cazzuola, secchio e martello più che di pennelli e tavolozza, ma oggi l’opera d’arte è soprattutto “istallazione” e per i ragazzi è stata un’esperienza nell’esperienza.

Alunni e insegnanti sono stati molto bravi ad interpretare la cerimonia.     Hanno preparato canti accompagnati dalle chitarre ed una composizione breve ma molto toccante che si è accompagnata ai ricordi dei famigliari letti in inglese dagli ospiti presenti da tutto il mondo. In ebraico il cugino di Manni da Israele ha recitato il kaddish ossia la preghiera che accompagna i defunti nelle cerimonie funebri. In questo caso per i familiari  rimane solo il ricordo, affettuoso e sentito, a distanza di decenni,  verso persone che Auschwitz ha accolto tra le sue braccia mortali.

Le celebrazioni ufficiali tenutesi a Rovigo nella sede della Provincia hanno fatto perno sulla presentazione del nostro libro alla presenza del Rabbino di Padova Locci e del Vescovo Mons. Soravito, oltre che del Prefetto dott. Frucillo.   Alta l’attenzione degli studenti alle parole dei relatori e conseguente  visita alla lapide sul muro del cimitero ebraico di Rovigo con i nomi degli ebrei deportati e uccisi dal nostro territorio.

A seguire abbiamo parlato a Castelmassa dell’internamento libero con l’aiuto di uno storico giovane e bravo il prof. Paolo Tagini di Vicenza che ha inquadrato storicamente le vicende e poi ha parlato del nostro libro e della vicenda dei fratelli Hass.

Come ogni anno, siamo stati a Ficarolo nel nuovo e bel Teatro Parrocchiale dove, assieme a Franco Levi e con le insegnanti, che da sempre si appoggiano al Fiume per integrare l’ ottimo lavoro che fanno, abbiamo parlato di Luciano Bombarda e della sua ricerca.  Vogliamo chiudere questo primo report con la poesia particolarmente toccante che una giovane studentessa di Costa ha scritto per l’occasione.

 

Ci sono molte pietre lungo il sentiero della nostra vita,

dalla nascita fino alla morte:

pietre su cui inciampiamo…

pietre che bloccano il nostro cammino…

pietre che usiamo per costruire muri attorno a noi e soffocare i nostri sogni…

…ma ci sono anche pietre speciali…

Lastricano i pensieri che portano al cuore…

aprono le porte del nostro spirito e costruiscono porti sicuri per i nostri sogni…

A te che mi hai insegnato a scegliere le pietre colorate della vita e dei ricordi…

che mi hai insegnato come metterle insieme in un variopinto arcobaleno…

a te il dono di queste pietre…

che ormai sono tutto ciò che mi rimane del mio spirito bambino…

assieme ai frammenti del mio cuore

che pur divisi

continuano a battere*

 

 

* poesia di Giulia Begio alunna della scuola media “A. Frank” di Costa di Rovigo

 

12 gennaio 2016 – FARE STORIA E MEMORIA ALLO STESSO TEMPO E’ POSSIBILE?

La copertina del libro “…Siamo solo di passaggio”sull’internamento libero in Polesine

Abbiamo pubblicato questo libro nel luglio del 2015.   Fuori da ogni legame con la Giornata della Memoria.   Volevamo presentarlo come un libro di storia ma la vita ha messo nel mezzo un grave lutto per me e perciò siamo costretti a divulgarne la conoscenza nei paesi del Polesine, protagonisti di queste storie, solo in questo mese di gennaio 2016.

Non ce ne vogliate se sembrerà il solito libro che arriva per il Giorno della Memoria, in realtà la sua genesi è stata la ricerca lunga e coinvolgente durata quasi dieci anni di Luciano e molti suoi amici. Della ricerca e della genesi del libro abbiamo già scritto in questo sito che dovrà essere implementato da molti documenti così da rendere accessibile a tutti le storie che abbiamo ricostruito.          In questa pagina vogliamo dar informazioni sulle date e i luoghi in cui  io e Alberta Bezzan, in qualità di autrici, o assieme a storici e testimoni, presenteremo le vicende degli internati in provincia di Rovigo.

Accanto alle normali presentazioni vogliamo segnalare come, in sordina , ma in modo non meno efficace di quanto sta accadendo nelle grandi città, l’Associazione il Fiume e il Comune di Costa siano promotori della posa delle “pietre d’inciampo” per ricordare le vittime della shoah in Polesine.

Le sei "pietre d'inciampo" dei deportati da Costa di Rovigo
Le sei “pietre d’inciampo” dei deportati da Costa di Rovigo

Di comune accordo i famigliari dei deportati e l’Amministrazione comunale, hanno deciso di ricordare i loro morti con l’opera dell’artista tedesco Gunter Demnig ossia delle piccole placche in ottone 10×10 sulle quali vi sono i dati anagrafici dei deportati e la loro sorte.   Quella che viene definita l’opera d’arte più estesa al mondo (più di 50.000 placche posate in tutta Europa) avrà posto anche a Costa di Rovigo grazie al lavoro del Fiume ma anche alla coscienza civile di una piccola amministrazione che riesce a fare molto di più di enti o di città di chiara fama.

Con l’occasione della significativa cerimonia che avrà luogo martedì 19 gennaio alle ore 9.00 in via Matteotti e via Umberto I a Costa di Rovigo, saranno in Polesine numerosi ospiti da tutto il mondo e pensiamo che questo sia uno degli scopi di questa cerimonia, unire mondi diversi e lontani ma vicini nel comune sentire.                                 Di seguito alcune della date già fissate:

14 gennaio 2016 – Biblioteca Comunale,  ore 20.45,  Piazza Libertà, n.1 a Papozze (Ro)

18 gennaio 2016 – Teatro “M.Rossi” – ore 21.00,  Piazzale San Benedetto Costa di Rovigo. Presentazione con interventi di Antonio Bombonato, Sindaco di Costa, M.C. Fabian e A. Bezzan autrici e Liliana Picciotto storica e direttrice del CDEC, Zvi Bar Nathan – Buchaster, nipote di Chaim Leib Buchaster internato a Costa, Sandy Speier Klein, figlia di Paula Falek sopravvissuta ad Auschwitz e Hans Peter Klein storico tedesco

19 gennaio 2016 – ore 9.00 – via Matteotti (ex via Roma) e via Umberto I – Costa di RovigoPosa delle stolpesteines a cura dell’artista Gunter Demnig alla presenza degli ospiti e con i ragazzi delle scuole medie di Costa

27 gennaio 2016 – Sala del Consiglio a palazzo Celio  – ore 10.00 –  Provincia di Rovigopresentazione del libro “…Siamo solo di passaggio” alla celebrazione ufficiale del Giorno della Memoria della Provincia di Rovigo

Taglio di Po – Ore 20.30 – Sala della biblioteca – vicolo Oroboni –  presentazione del libro alla celebrazione ufficiale del Giorno della Memoria del Comune di Taglio di Po.  Sarà visibile la mostra sulle famiglie Razon e Afnaim internate a Taglio di Po.

30 gennaio 2016 – Auditorium Comunale di Via Amendola – ore 10.00 –  Santa Maria di Occhiobello –   Presentazione del libro e della storia della famiglia Wonsh di Vienna.

2 febbraio 2016 – Sala Polivalente piazza Garibaldi (dietro il Municipio)-  ore 10.30 – Castelmassa (Ro)- Presentazione pubblica in collaborazione col  Liceo Artistico B. Munari e Amministrazione comunale di Castelmassa

Chi volesse acquistare il libro lo può trovare in libreria Feltrinelli a Ferrara e in altre del Polesine, ma nell’occasione delle presentazioni saranno disponibili copie del libro.

http://www.panozzoeditore.com è  il sito della  casa Editrice Panozzo di Rimini cui si può ordinare il libro via internet.

Festività 2015 – 2016

Natale 2015
Natale 2015

 

 

A tutti gli amici del Fiume e dell’umana fratellanza i nostri sinceri auguri…

Umana fratellanza.   Facile a dirsi, meno a praticare.

Di fronte a noi abbiamo, a volte, anche tra i famigliari o gli amici, persone che non vorremmo nemmeno vedere, come possiamo pensare di avere verso gli estranei, i profughi, i nemici, un qualche accenno di benevolenza?

Eppure il nostro stare sulla terra non può prescindere dalla condivisione con gli altri.

A chi si prostra davanti al Presepe solo per convenienza o per abitudine ricordiamo che, come ha scritto qualcuno oggi da qualche parte, sotto la capanna c’era una famiglia di profughi!

17 dicembre 2015 – Ricerca Esperienza Memoria

La copertina del nuovo numero della Rivista REM
La copertina del nuovo numero della Rivista REM

RICERCA ESPERIENZA MEMORIA tre parole che ben si addicono all’Associazione il Fiume che Luciano Bombarda ha inventata e fatta vivere con un bel gruppo di amici.

La Ricerca è fondamento della conoscenza , ma non può prescindere dall’Esperienza che  mette insieme ogni vita vissuta degnamente e della quale è giusto conservare e fissare la Memoria.

Tre anni fa, esattamente in queste ore, Luciano lasciava un mondo poco entusiasmante con la speranza che qualcuno avesse la forza di continuare a lottare per migliorarlo.  I suoi amici ci provano, ciascuno con le proprie idee e le proprie forze, dagli schieramenti più diversi e con tutta la buona fede possibile, tentano di far progredire l’unico mondo di cui abbiamo esperienza.

Noi dell’Associazione il Fiume,  in questi tre anni di attività in tono minore,  lo abbiamo fatto pubblicando la ricerca su un periodo storico che è stato ingoiato e digerito troppo in fretta, a giudicare dai rigurgiti di fascismo che si spandono tutto attorno a noi.

Non ci stancheremo di andare in giro, dovunque ci chiameranno, per parlare del poco che sappiamo sulle Guerre del ‘900 e sulle grandi Dittature che abbiamo vissuto attraverso i racconti  dei testimoni, e far conoscere a chi sa ancora meno, cosa significa dittatura, e quanto poco ci separi dal tornare al buio della libertà negata.

Venerdì 18 dicembre alle ore 19.00 il nuovo numero della rivista REM verrà presentato ad Adria (Ro) presso il Circolo Mediterraneo in via Malfatti.  Dobbiamo a REM, la rivista delle cose e delle storie del Polesine, la possibilità di parlare e anticipare il libro che verrà presentato in occasione della prossima Giornata della Memoria in molti paesi del Polesine e oltre.

“Siamo qui solo di passaggio” è il titolo del libro, un titolo che ci piace sempre più perché ci pare simbolico e significativo di una condizione che è di tutti ma che non tutti interpretano allo stesso modo.  Come sottolineava Cristiana Cobianco, una delle redattrici della Rivista, “c’è passaggio e passaggio” e quello di Luciano Bombarda è stato esemplare; sta a noi coglierne e tramandarne il valore.

Prossimamente renderemo pubblico il calendario delle presentazioni su questo sito e sulla pagina facebook dell’Associazione il Fiume.

Una pagina della rivista REM
Una pagina della rivista REM

25 ottobre 2015 – A pochi giorni dai 20 anni dalla morte di Itzak Rabin

piazza rabin ottobre 2015
piazza rabin ottobre 2015

25 ottobre 2015 sono a Tel Aviv in una sera di ottobre in cui  piazza Rabin è vuota.  Qualche passante transita veloce verso zone più animate. La piastra in cui alcune grandi pietre, sotto le quali filtra della luce, segnano il luogo dell’uccisione di Rabin, è nascosta sotto la scalinata.

Mi fermo da sola e mi guardo attorno perché è un luogo quasi nascosto e con l’aria che tira, un po’ di apprensione ce l’ho.  So quante aspettative avessero gli israeliani e anche i palestinesi da quest’uomo e dal suo coraggio nel perseguire la pace, e penso a quanti morti da entrambe le parti, sono seguiti a quel drammatico evento.  Uomini che potrebbero cambiare il mondo ma vengono fermati, cosa non nuova e quindi tanto  più frustrante.  In questi giorni cade l’anniversario dei 20 anni e mi piace postare questo scritto di Edgard Keret, scrittore che si è rifugiato nella letteratura dell’assurdo proprio per la difficoltà di accettare un reale  che il finale dell’intervento rivela in modo drammatico!

Quella dell’assassinio di Rabin non è una storia nuova. È una storia che noi israeliani ci raccontiamo da venti anni. Alcuni dettagli sono scomparsi col passar del tempo ma il pathos si è intensificato e alla fine siamo rimasti con la seguente versione: vent’anni fa qui regnava un re coraggioso e benvoluto, pronto a fare qualsiasi cosa per il bene del suo popolo. Un giorno, dopo aver radunato il popolo nella piazza principale della città e aver cantato insieme un inno alla pace, l’amato sovrano fu assassinato da uno dei suoi sudditi che, con tre colpi di pistola, non solo uccise lui ma anche la speranza della pace. Al posto di quel monarca ne arrivò un altro, grande nemico del precedente, che sostituì la speranza con il sospetto e con una guerra senza fine. Ogni anno raccontiamo a noi stessi questa storia triste e piena di autocommiserazione in cui c’è tutto ciò che serve: un eroe, un malvagio, un crimine imperdonabile e una brutta fine.

Manca però una cosa, un personaggio chiave che è stato cancellato dalla trama senza che quasi ce ne accorgessimo: il popolo di Israele. Infatti, per quanto sia triste ammetterlo, Benjamin Netanyahu non ha strappato la corona a Rabin dopo la sua morte autoproclamandosi re. Netanyahu è stato eletto dopo la morte di Rabin nel corso di elezioni democratiche. Lo stesso popolo che ha pianto la morte dell’amato sovrano ha scelto Netanyahu subito e senza esitazione, accantonando completamente l’idea della pace, rieleggendolo più volte e optando per la sua linea politica. Così, a distanza di tempo, l’assassinio di Yitzhak Rabin si è rivelato uno degli omicidi politici più riusciti dell’era moderna che deve il suo successo non solo alla mano ferma del killer ma anche al popolo di Israele, il quale ha aiutato l’assassino a promuovere la sua visione ideologica. La storia è piena di assassinii politici che hanno ottenuto l’effetto opposto di quello auspicato dai loro esecutori. L’assassinio di Martin Luther King promosse il processo di uguaglianza dei neri e quello di Lincoln non ripristinò la schiavitù negli Usa. Quello di Rabin, invece, ha realizzato il progetto dell’assassino, Yigal Amir, e fermato il processo di pace. Ma Amir non sarebbe riuscito nella missione senza l’elezione di Netanyahu da parte di noi cittadini d’Israele. Quel Netanyahu che pochi mesi prima aveva incitato le piazze a opporsi a Rabin e al processo di pace. Così, nella vera storia, a differenza di quella che noi amiamo raccontarci, il popolo di Israele non è solo vittima ma anche partner del crimine. E in questa tragedia, come in ogni tragedia, il castigo non è tardato a venire. Vent’anni dopo l’assassinio di Rabin siamo nel pieno di una nuova ondata di terrorismo. La prima Intifada, iniziata più di venti anni fa con lanci di sassi e accoltellamenti durante gli accordi di Oslo, si fece via via più ingegnosa. Terroristi suicidi cominciarono a farsi saltare in aria con cinture esplosive e infine si passò a una grandine di missili. Ora siamo al punto di partenza, ai brutali accoltellamenti e ai lanci di pietre. Sembra che più si vada avanti, più le cose rimangano le stesse. O forse, sarebbe giusto dire, «quasi le stesse». In questa seconda ondata di accoltellamenti, infatti, le atrocità sono le stesse ma qualcosa per noi, cittadini di Israele, è cambiato. E il cambiamento si è avvertito soprattutto in occasione del linciaggio di Haftom Zarhum, un rifugiato eritreo scambiato per un terrorista avvenuto a Be’er Sheva una settimana fa. Nonostante non avesse compiuto alcun gesto minaccioso né avesse armi da fuoco con sé, Zarhum è stato colpito con sei proiettili e quando già giaceva a terra sanguinante è stato picchiato da alcuni presenti, preso a calci e colpito in testa con una pesante panchina. Uno degli aggressori, arrestato dopo il fatto, ha detto: «Se fosse stato un terrorista tutti mi avrebbero ringraziato». Certo non sarebbe stato condannato dai ministri membri del governo che hanno chiesto di rendere più flessibili le norme che regolano l’uso delle armi da fuoco. E non sarebbe stato condannato nemmeno da uno dei leader dell’opposizione, Yair Lapid, secondo cui troppi terroristi palestinesi vengono catturati vivi. Il tono dominante nei corridoi della Knesset durante l’attuale ondata di terrore è chiaro: dimenticate le regole e il rispetto della legge, chiunque brandisce un coltello, merita la morte.

il gioco di luci della facciata su Piazza Rabin
il gioco di luci della facciata su Piazza Rabin

L’assassinio di Rabin, vent’anni fa, ha segnato un punto di svolta. Che, contrariamente a quanto la maggior parte di noi ama pensare, non è quello in cui abbiamo smesso di prendere l’iniziativa e siamo diventati vittime. Quel riuscito omicidio a sfondo ideologico non ha influito sul grado di controllo che abbiamo sulle nostre vite ma solo sul sistema di valori in base al quale alcuni di noi scelgono di agire. Di recente, a una figura di spicco dei coloni, Daniella Weiss, è stata fatta una domanda a proposito delle minacce di morte ricevute dal presidente di Israele Reuven Rivlin da parte di elementi dell’estrema destra. «Nessuno ucciderà Rivlin», ha risposto lei sprezzante, «non è abbastanza importante». E con questa affermazione ha rivelato una dolorosa verità: in Israele, dopo l’era Rabin, un omicidio politico viene visto non solo come un trauma nazionale ma anche come uno strumento pragmatico, efficace e sempre presente in sottofondo, capace di ribaltare la situazione. E così, nel ventesimo anniversario dell’assassinio del primo ministro Yitzhak Rabin gli israeliani moderati continuano a sperare in due cose: in un nuovo e coraggioso leader che riesca a riempire il grande vuoto lasciato da Rabin e, nel caso si trovi un simile leader, che non venga ucciso pure lui