10 NOVEMBRE 2011- Antonio Ingroia a Stienta

Antonio Ingroia

Appuntamento di eccezione giovedì 10 novembre alle ore 21.00 presso il Teatro Jubilaeum a Stienta (Ro),  con Antonio Ingroia, sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, e quindi magistrato in prima fila nella lotta alla mafia ma anche, suo malgrado, personaggio pubblico e discusso.

Invitato a Rimini ad un congresso del partito dei Comunisti Italiani, Antonio Ingroia ha espresso la sua ferma volontà di difendere la Costituzione dall’alto del suo ruolo, definendosi un “partigiano della Costituzione”.

Parole di assoluto buon senso, di verità e del tutto condivisibili, ma che hanno scatenato una ridda di polemiche per il luogo in cui sono state dette.
Evidentemente dire cose giuste per alcuni dipende dal posto in cui ci si trova,  non dalla sostanza di quel che si afferma.
In realtà sono parole di chiarezza e aiuto a comprendere la realtà dell’Italia di oggi, quelle che vengono da un uomo che sta mettendo il suo dovere davanti alla sua vita.

A Stienta, come a Rimini  e come in tutte le tappe del suo percorso di divulgazione, quello che il pubblico chiede è una maggiore conoscenza di un fenomeno che sembra risaputo e noto a tutti, dopo anni di “maxiprocessi”, di reportage, di film e libri, ma che in realtà è sempre nuovo e sconosciuto, per la capacità che questa organizzazione ha di…correre con i tempi.

L’allarme lanciato in difesa della Costituzione è cosa grave, è segno che l’organizzazione forse punta sempre più in alto, ed è un allarme che sicuramente il Magistrato avrebbe lanciato da ogni  sede di pubblico e libero dibattito.

Cercheremo anche questa volta di  ascoltare, conoscere e capire con l’aiuto delle voci dei protagonisti del nostro tempo e quindi, tanto più, grazie all’aiuto di Antonio Ingroia. 

28 ottobre 2011 – Jugoslavia o Jugoslavie?

libro eric gobetti

La passione ha mosso i primi viaggi di Erik Gobetti in quella che era un tempo la Jugoslavia, una nazione federalista, in cui, le molte anime, erano state unificate da uno statista che aveva fatto della lotta contro il nazifascismo un legante fondamentale.

Studiare la storia significa conoscere una realtà nella successione dei fatti che l’hanno costituita, ma a questa conoscenza il giovane studente torinese, poi laureato in storia contemporanea, non può non avvicinare la conoscenza che deriva solo dal vivere tra la gente e con la gente. 

Ed allora i viaggi che intraprende con ogni mezzo, in ogni stagione, nelle più remote regioni dell’area comunemente identificata con i “balcani”, gli sforzi che compie per imparare la lingua, diventano una grande occasione di approfondimento e aggiungono conoscenza a conoscenza.

E siccome la storia è fatta di corsi e ricorsi, le nazioni si costruiscono e poi si dissolvono, mentre i popoli restano con le loro somiglianze ma soprattutto con le loro diversità, pur viaggiando e mettendo assieme amicizie e rapporti istituzionali, nelle riflessioni di Erik Gobetti, saranno la complessità e le contraddizioni a prevalere e ad impedire di metter la parola fine ad un viaggio ancora in corso.

Come sempre il doppio appuntamento di venerdì 28 ottobre alle 17.30, a Ferrara in libreria Feltrinelli e a Stienta, in Sala Consigliare alle ore 20.45, porterà l’autore ad incontrare e ad affascinare, con il suo racconto, gli amici de Il Fiume, così che : “chi ha dimestichezza coni balcani si ritroverà volentieri in quelle pagine. Chi ne ha poca o pochissima sarà incuriosito e forse saprà dove fare il prossimo viaggio” (Daniele Gaglianone)

15 ottobre 2011- Roma brucia

 

Mentre l’Associazione il Fiume si avvia a organizzare il secondo incontro autunnale con gli scrittori e attivisti Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci, dedicato alla ricorrenza del decennale della repressione delle proteste durante il G8 di Genova, l’attualità mette ancora una volta in luce i pericoli che corre la democrazia.

E se gli autori parlano di “eclisse della democrazia” analizzando come il comportamento repressivo e violento delle forze dell’ordine è stato favorito e coperto dalla protezione politica, i fatti di Roma di venerdì 15 ottobre hanno reso l’incontro drammaticamente attuale.

Ancora una volta il cittadino “indignato” scopre di non avere mezzi per esprimere il suo dissenso o per cambiare l’ordine delle cose.

Non può farlo con la stampa, perché pochi e inascoltati, sono i giornali liberi di esporre le opinioni di tutti senza il ricatto della proprietà, non può farlo attraverso la televisione, che relega i temi più scottanti a orari impossibili o a brandelli di servizi in mezzo alle opinioni ammaestrate.

Non può farlo con la politica votando propri candidati e chiedendo loro conto di quello che accade.    Non può farlo, ormai, nemmeno scendendo pacificamente in piazza.

Il cittadino per bene non può manifestare in piazza il suo dissenso pacifico ed argomentato perché una minoranza di estrazione “varia ed eventuale”, mette sempre fine alla parata civile con atti che suscitano interventi delle forze dell’ordine, ai limiti dell’impreparazione e della sconsideratezza.

Gli attori della tragedia sono accomunati da una sorte che li colloca, comunque,  dalla parte dei perdenti, costretti a combattere tra loro. Gli uni, i giovani e I cittadini inermi, senza nessuna colpa, gli altri, i poliziotti, senza nessuna voglia, in mezzo i “black blok”, chiamiamoli così, perché non si riesce a capire il loro ruolo, ma, sopra tutti loro, un piccolo gruppo di “invisibili” che non sono toccati da niente di quello che accade.

Gli “invisibili” non li tocca la crisi, sulla quale veleggiano con navi potenti tra un’isola e l’altra in cui godere il profitto dello sfruttamento degli altri, non li tocca la carenza di risorse energetiche, forti del possesso di giacimenti e ampi territori, non li toccano le proteste popoli, proprio perché sono invisibili ai molti.

Non li tocca la morte degli innocenti nel mondo perché si nascondono dietro al “così è sempre stato”.

“In un mondo insicuro, il gioco si chiama sicurezza. La sicurezza è lo scopo principale del gioco e la sua posta suprema. E’ un valore che, se non in teoria almeno nella pratica, schiaccia e nasconde alla vista tutti gli altri valori, compresi quelli più cari a “noi” e più invisibili a “loro”, e per questo indicati come principale ragione del “loro desiderio di colpirci e del “nostro” dovere di sconfiggerli.

Z. Bauman “Vite che non possiamo permetterci”, Editori GLF Laterza, 2011

 

21 ottobre 2011 – L’eclisse della democrazia


 Secondo incontro tra quelli in calendario dell’Associazione il Fiume è la presentazione del libro “L’eclisse della democrazia” che avrà luogo nella Sala Consigliare del Municipio di Stienta, venerdì 21 ottobre come tradizione alle ore 20.45.

A dieci anni, ormai, dai fatti di Genova lo spazio c’è tutto per un giudizio non tanto su quanto è accaduto, ma su quello che la Giustizia ha potuto produrre in dieci anni di processie dibattimenti.

Vittorio Agnoletto, all’epoca portavoce del Genoa social forum, e Lorenzo Guadagnucci, giornalista che si trovava nella scuola Diaz al momento del sanguinoso blitz, ripercorrono le giornate del luglio 2001 e portano alla luce, anche grazie al contributo di “voci” interne agli apparati dello stato, i tentativi di bloccare le inchieste, di condizionare i testimoni, di screditare gli inquirenti e indirizzare i processi. 

Le storie di ordinaria “umanità”


                                  

“La normalità di queste vite, che sono insieme uniche e banali com’è la vita di milioni di esseri umani, stride con la furia e lo spavento suscitata dalla immigrazione dei rom rumeni. A metterle tutte in fila, sono ordinarie storie di migranti: uomini e donne fuggiti per fame , che provvedono con l’accattonaggio a garantirsi la prima sopravvivenza e, appena ne hanno l’occasione, lavorano per mettere da parte i soldi per costruirsi la casa e comprare la macchina. Qualcuno prova a giocarsi la vita da delinquente, ma si tratta di una minoranza”

Questo passo nel libro di Bianca Stancanelli sintetizza quanto affiora dalla raccolta di storie di uomini e donne rom, compiuta dalla giornalista di Panorama nel corso di tre anni di lavoro.

Con grande attenzione e discrezione le interviste hanno fatto emergere le difficoltà di integrazione in Italia, ma anche nel resto d’Europa, di un popolo, ricchissimo di tradizioni e di storia, nelle sue innumerevoli sfaccettature.  L’autrice ha parlato del suo libro a due voci, dialogando con Graziano Halilovic, rappresentante della “Federazione Rom e Sinti uniti”, operatore riconosciuto a livello nazionale ed europeo, ma anche critico attento delle modalità con cui si affronta il problema nel nostro paese.

Giovane rom originario della Bosnia-Erzegovina, come la maggior parte dei rom slavi, ha illustrato la difficoltà di comunicazione dei due mondi, quello “nomade” e quello dei “gagè”(la parola significa straniero), come vengono chiamati tutti i non rom, l’uno straniero all’altro, entrambi incapaci di conoscersi ed avvicinarsi.

Con l’appoggio di Bianca, Graziano ha parlato della difficoltà di contare ed essere ascoltato di un popolo privo di qualsiasi tradizione letteraria e tutto affidato alla trasmissione orale di tracce che svaniscono nel tempo, rendendo difficile la formazione di una identità.

Ben inserito nei recenti organismi internazionali di difesa dei diritti del popolo rom e sinto, Graziano Halilovic ha messo in risalto come, i fondi stanziati per integrazione o per affrontare le cicliche “emergenze”, sono spesi male e non producono i frutti sperati.

Il duplice incontro di Ferrara e Stienta, non è stato una celebrazione buonista e unilaterale del pregiudizio e delle difficoltà dei rom, è stato, invece, un occasione di approfondimento di temi che poche volte si affrontano al di fuori dalle platee degli addetti ai lavori.

Chi delinque c’è, ed è una minoranza che rende difficile anche la vita di chi vuole trovare, ad esempio,  una alternativa agli antichi mestieri, non più praticabili dai rom europei di oggi, o di chi vuole tornare ad avere una casa come nei luoghi di origine.

L’incontro di sabato 8 ottobre con la finestra sul popolo “nomade”, e con un tema scomodo, ha dato agli amici dell’Associazione il Fiume, l’opportunità di approfittare della disponibilità di una straordinaria giornalista e di un operatore intelligente e preparato.

Grazie a loro ed alle loro accurate spiegazioni, abbiamo tutti conosciuto sui rom, “più in due ore che nel resto della nostra vita”, come ha detto uscendo dalla sala consigliare del Municipio di Stienta, uno degli amici del Fiume.

Halilovic e Bianca Stancanelli con gli amici del FiumeHalilovic, Stancanelli e Bombarda