14 dicembre 2010

k. d. fiedrich

Tirassegno con le figure dell’agghindata felicità,

che dal bersaglio si stacca e si rivela di latta

se uno bravamente la coglie. Ed egli da plauso a caso

stordito vacilla in avanti; chè le baracche d’ogni curiosità

invitano, intronano, belano. Ma per i più grandi in particolare,

c’è ancora da vedere come il denaro prolifica anatomicamente

non per il divertimento soltanto, l’organo genitale del denaro

ogni cosa, il tutto, il processo, informa è

feconda…

…Oh ma subito dopo, laggiù,

dietro le ultime staccionate affisse di cartelloni dell'”Immortale”,

di quella birra amara, che pare dolce a chi beve,

se distrazioni sempre fresche si masticano insieme…,

là proprio dietro quell’asse, appena più in là, inizia il reale.

 

 

R.M.Rilke ,  Elegie Duinesi,  I922

 

AVVISO PUBBLICO contro la compravendita di Parlamentari

da avviso pubblico

Avviso Pubblico, è una rete di pubblici amministratori che promuovono la lotta alla mafia e alla cultura dell’illegalità, così come l’Associazione Libera alla quale da alcuni anni “Il Fiume” ha aderito.

Riteniamo perciò doveroso riprendere è diffondere l’appello che Amministratori e sostenitori della legalità, hanno lanciato contro la campagna di compravendita dei voti nel Parlamento Italiano, con il seguente Comunicato stampa.

 

COMUNCATO STAMPA

 COMPRAVENDITA DI PARLAMENTARI. CAMPINOTI: “CHI FA POLITICA HA UNA RESPONSABILITA’ IN PIU’ NON UN DIRITTO IN PIU’ RISPETTO AGLI ALTRI CITTADINI. LA RESPONSABILITA’ DI ESSERE UN ESEMPIO POSITIVO. I CITTADINI E GLI AMMINISTRATORI SOSTENGANO LA CAMPAGNA CONTRO LA CORRUZIONE DI AVVISO PUBBLICO E LIBERA”.

Quando un Paese sta attraversando un momento difficile che ha delle pesanti ripercussioni sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali ci si aspetta che la politica sappia affrontare i problemi e trovare delle soluzioni, forte della sua competenza e della sua credibilità. 

Questo auspicato scenario risulta difficilmente percepibile leggendo i principali quotidiani italiani in cui si dà notizia di passaggi quantomeno “sospetti” di alcuni parlamentari da una forza politica ad un’altra. 

Lungi dal voler entrare nel merito di quanto accadrà il 14 dicembre, ci sentiamo tuttavia di condannare come deprecabile il comportamento di una politica che manifesta senza vergogna di schierarsi da una parte o dall’altra non in virtù della salvaguardia del bene comune del nostro Paese ma sostanzialmente per interessi e convenienze di carattere personale e materiale. 

Chi fa politica ha una responsabilità in più non un diritto in più rispetto agli altri cittadini. La responsabilità di essere un esempio positivo, che si deve tradurre nel testimoniare di agire con trasparenza e per l’interesse generale, non per furbizia o convenienza. 

Se chi fa politica abdica a questo comportamento è la qualità della democrazia a risentirne pesantemente, è la credibilità della lotta alle mafie, alla corruzione e all’illegalità a uscirne a pezzi.

I cittadini e gli amministratori pubblici onesti, di tutte le forze politiche, non possono tacere e assistere passivamente a questo indegno scenario.

Proponiamo ai cittadini e agli amministratori di tutta Italia di sostenere la campagna contro la corruzione promossa da Avviso Pubblico e da Libera sottoscrivendo l’appello che le due associazioni hanno rivolto al Presidente della Repubblica perché l’Italia ratifichi le convenzioni internazionali in materia di prevenzione e contrasto alla corruzione e sia applicato il principio dell’uso sociale dei beni confiscati ai corrotti. Agli enti locali proponiamo di approvare l’ordine del giorno di Avviso Pubblico a sostegno della campagna.

Sono due gesti concreti per testimoniare l’esistenza di un’Italia positiva e onesta che rischia di essere offuscata da questa brutta pagina della nostra storia parlamentare.

L’ordine del giorno e l’appello da sottoscrivere si trovano sui siti internet www.avvisopubblico.it e www.libera.it

Andrea Campinoti
Presidente di Avviso Pubblico

Firenze, 11 dicembre 2010

Brucia Israele

 

Brucia Israele, ma non del fuoco nemico, bensì del fuoco acceso per la negligenza di due ragazzi che hanno gettato rifiuti in un posto in cui il clima e la mancanza di acqua hanno creato una situazione esplosiva.

Da un anno quasi non piove in tanta parte di Israele e tra le pietre arse la vegetazione è più un pericolo che una protezione, così i commentatori lamentano l’incuria in cui viene lasciato il territorio e il disastro annunciato.

Per contro gli incendi sul monte Carmel alle spalle di Haifa hanno avuto il merito di avvicinare la Turchia ad Israele dopo le polemiche per l’attacco alla nave che aveva portato aiuti umanitari a Gaza nei mesi scorsi.
Dalla Turchia sono infatti arrivati tra i primi aiuti concreti e i rinforzi alle truppe dei pompieri impreparate e poco attrezzate.

Gli amici del “Fiume” stanno tutti bene a partire da Bella e Yitzhak Reichenbaum (sopravvissuto ad Auschwitz e fratello di uno dei 20 bambini di Bullenhuser damm)*, che ad Haifa sono tra i più vicini all’area interessata dall’incendio, per finire con Silvia De Stefani di Lendinara che da pochi mesi ha raggiunto ad Haifa il suo ragazzo, Tomer.

Nel 2° viaggio in Israele, agosto 2010, fatto per approfondire altri aspetti della ricerca dell’Associazione Il Fiume, con Zvi Nathan Buchaster (cugino del Manni Buchaster cui è dedicata la biblioteca di Costa di Rovigo) e la gentile moglie Judith, abbiamo attraversato il monte Carmel, lasciando Haifa alle nostre spalle.

In un pomeriggio arido e assolato con punte di 36° abbiamo visitato i villaggi drusi di Osfia e Daliat el Carmel, epicentro dell’incendio ed evacuati in questi giorni.

Il grande Shimon Perez, all’orazione funebre di una giovane volontaria morta intrappolata dalle fiamme, ha sottolineato come arabi, drusi ed israeliani condividano lo stesso destino (“we are one” ha sostenuto), accomunati dalla stessa terra e dagli stessi problemi, e anche l’autorità Palestinese ha mandato autobotti in aiuto della task force.

Ben 20 sono stati i paesi che hanno unito gli sforzi per aiutare Israele, e il Premier Nethanyau ha inviato ambasciatori a Ginevra per riallacciare relazioni con la Turchia interrottesi dopo l’attacco alla flottiglia a Gaza.

La speranza della pace si fonda su tutto anche su una tragedia!

* Vedi il libro di Maria Pia Bernicchia “Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti”, Proedi Editore

Colazione nel Carso sloveno col professor Boris Pahor

Boris Pahor 97 anni, eleganza e sobrietà fatta persona, cultura approfondita d’altri tempi, ci aspetta puntuale alle 12.00 nella sua casa di Trieste per un’uscita in compagnia, che con lui si trasforma in una lezione di storia, straordinaria ed incontrovertibile.

carso triestinoIl professore, che “Il Fiume” ha ospitato ormai più volte a presentare i suoi libri, ha accettato di buon grado la proposta di una colazione in terra slovena, dove difronte ad una iota carsica e ad un buon bicchiere di terrano, il pasto si prolunga fino al tardo pomeriggio in virtù del soffiare della bora mista a neve che flagella il Carso e della bontà della conversazione. 

Certo lo scrittore sloveno non è simpatico a tutti, la ricerca su internet mette subito in risalto come gruppi di detrattori si sentano titolari di una verità opposta a quella vissuta sulla sua pelle dallo scrittore, oggi famoso per il suo capolavoro “Necropoli”, e  molti altri libri meno noti ma altrettanto pieni di valore letterario.

Quello che non va giù a molti ri-scrittori della storia, è che l’anziano esponente della cultura slovena denunci la fascistizzazione della Venezia Giulia negli anni 20, fatta di persecuzioni ben descritte nei suoi libri, volta ad italianizzare un territorio che aveva molto di sloveno, molto di asburgico e poco di italiano. 

Boris Pahor dall’alto della ricchezza della sua vita vissuta, non può soffermarsi sulle critiche, le percosse subite al suo arresto come attivista sloveno dai fascisti, sono un ricordo vivo nonostante siano trascorsi molti anni e molti colpi di spugna alla memoria collettiva. 

Il professore spezza piccoli bocconi di pane e li spalma di una punta di patè di fegato, non disdegna un po’ di vino, ma ama soprattutto le trattorie in cui si può avere del brodo!

il monte stena

Prende volentieri del brodo caldo e vista la giornata ne ha tutte le ragioni, così tra un cucchiaio e l’altro ci racconta cose note, come dopo gli studi e la maturità in seminario a Capodistria, a 26 anni venga inviato in Libia da soldato italiano, come in Africa debba cogliere l’occasione di rifare la maturità, invalidata dalla sua uscita dal seminario, in una Bengasi bombardata dagli inglesi ogni giorno alla stessa ora.    Le vicende sono note ai suoi lettori e si trovano soprattutto nell’ultimo libro “Piazza Oberdan”, ma delle parole del professore,  ci piace cogliere i dettagli e le notazioni più intime.

Ci piace gustare la comicità amara delle descrizioni dell’esercito italiano e del suo equipaggiamento “…mi capitò di vedere dei cannoni con la canna storta da chissà quali esplosioni, e mi chiedevo a chi avrebbero potuto sparare!

Per non parlare delle divise, “..inglesi e tedeschi in pantaloni corti di cotone e noi in pantaloni lunghi di panno che, quando qualche alto in grado veniva a passar in rassegna le truppe, poi si tornava alle tende zuppi di sudore!”

Orgoglioso di aver rifatto la maturità classica discutendo con il superiore esaminatore della commissione, da pari “come due uomini di cultura”, ricorda il ritorno in Italia con una nave ospedale dopo la vittoria degli inglesi in Nordafrica, e poi l’impegno a continuare gli studi di letteratura italiana all’università di Padova, nonostante la guerra e fino quasi alla laurea.

Racconta di come dovette liberarsi della valigetta coi libri di testo, greco e latino, gettandola in mare, obbligato da un superiore, ma svelto a salvarne una parte riempiendosi le tasche. 

I camerieri sloveni servono senza metter fretta il minuto signore di 97 anni che, con un po’ di disagio, deve pranzare con la testa coperta dalla coppola, alla sua età un alito di vento può essere fatale e, consapevoli che è una gloria letteraria nazionale, lo trattano con riguardo particolare ma non appiccicoso.

Nel racconto del professore c’è l’amarezza di chi ha dovuto sostituire la propria cultura con un’altra e ha vissuto la ribellione del popolo sloveno, dopo i crimini commessi dagli italiani e dai nazisti, ma senza odio e senza quel sentimento anti italiano temuto da chi non presta attenzione all’umanità comune dei popoli, ma ne strumentalizza i tratti nazionali.

Ne è riprova la sua pietà per i commilitoni fascisti che considera poveri diavoli, come lui costretti ad un’impresa inutile, e che nell’arida solitudine del deserto, gli fanno venire in mente i lanzichenecchi della poesia Sant’Ambrogio del Giusti!

Il tempo passa e scende il buio tra le colline, la neve si tramuta in pioggia sferzante ma c’è ancora spazio per un po’ di dolce, la cui scelta da il là al ricordo della “putizza” che la moglie Radoslava gli preparava in maniera difficilmente imitabile.

Pahor non si atteggia a giudice dei comportamenti degli altri anzi, si biasima per non aver avuto il coraggio di andar da subito con i partigiani, non  ha mai pensato di essere un eroe, era ed è un uomo comune con la facoltà di pensare e chiedersi il perché dell’odio che genera odio, della violenza su inermi, donne e bambini.

Gli piace raccontare che lo studio delle lingue ( oltre allo sloveno e al croato, l’italiano da triestino, il tedesco al seminario di Capodistria ed il francese all’università di Padova con Diego Valeri), in fondo gli ha salvato la vita, garantendogli un posto da interprete nel suo reggimento, poi nel campo di concentramento in cui aiutò il medico norvegese a “curare” gli stremati schiavi di Hitler.

Un caffè, un po’ d’acqua, due biscotti secchi, ancora si potrebbe continuare ma il professore è preoccupato del rientro a casa nella ripida salita di Contovello, così ci si muove e si raggiunge Trieste attraversando una frontiera che ancora non è stata smantellata e fa da filtro, tra un di qua ed un di la che oggi non è chiaro, ma nella storia delle terre di confine forse non lo è mai stato! 

Lo accompagnamo fin sulla porta di casa, accomiatandoci con gratitudine per la bella giornata, tra il vento e la pioggia che non hanno spaventato un grande signore, in doppiopetto grigio, con un paletot elegante ma forse un po’ leggero per l’inverno ormai giunto.

La “politica” dell’Associazione il Fiume

        il saluto del sindaco Fenzi

“L’Associazione Il Fiume fa politica…”ha detto il suo presidente introducendo la serata di ieri sera e rispondendo a quelle che, dalla stampa locale, sono state lanciate quasi come accuse, quasi che i politici stessi ritenessero titolo di demerito fare politica, oppure un loro esclusivo appannaggio.

La politica come interesse ai bisogni della società, anche se questi bisogni sono la conoscenza, il sapere dai testimoni diretti, l’informazione su quello che i cittadini si chiedono e che non trova risposta nei telegiornali, nelle parole dei politici, nei giornali, questa è la politica dell’Associazione Il Fiume. 

fabio bonaseraL’intervento del giornalista Fabio Bonasera, pacato e ben argomentato, ha espresso un concetto fondamentale, la Lega vive di slogan a cui non corrisponde una realtà di azione politica, anzi, le riforme che ne stanno alla base vengono continuamente rinviate per poter tenere sempre alta la tensione e mantenere il potere acquisito nel mezzo della grande crisi in cui versa l’Italia dalla fine della Prima Repubblica.

Se per l’opposizione l’avversario è sempre stato Berlusconi, questo ha distratto l’attenzione su chi invece monopolizzava i bisogni degli italiani, esaltandone i difetti e non le qualità parlando “alla pancia”.   La Lega governa l’Italia, e che sia un buon governo o no è una conclusione che ognuno può trarre da sé dalle proprie esperienze quotidiane.

Il libro è a disposizione nelle librerie e la presentazione serve a stimolare la voglia di informarsi delle persone che vi troveranno le opinioni degli autori, ma la bellezza della serata è stato il mettere insieme più di 70 persone, in una sera di tardo autunno, in un piccolissimo paese e in una saletta poco capiente per il numero di persone  giunte all’incontro.

70 persone, alcune delle quali fuori dalla sala, persone comuni ma speciali allo stesso tempo, persone che vogliono discutere pacatamente, esprimere opinioni diverse, aiutarsi l’un l’altra a capire le ragioni di scelte anche opposte.
I cittadini di simpatie leghiste hanno espresso le loro opinioni, non intaccate neppure davanti al racconto di certi fatti, il giovane comunista ha fatto l’analisi di un percorso storico politico, senza timore di venire zittito, l’ex senatrice ha messo in luce fatti di una storia recente che pochi sanno o non ricordano, donne sensibili e timorose del ripetersi del passato hanno espresso le loro paure per il clima di odio e separazione che il nostro paese sta vivendo.

Ecco tutto questo, senza urli, senza offese, è la politica che fa l’Associazione il Fiume, rispettosa delle persone, delle idee altrui, delle sedi istituzionali…

fabio bonasera e luciano bombarda    scorcio dei partecipanti alla serata