25 settembre 2010 – Un prete a ruota libera

La verve straordinaria di un grande uomo ha incantato il numeroso pubblico della serata che “Il Fiume” ha organizzato a Stienta e di cui seguono alcune foto.

Il sindaco Fabrizio Fenzi
Il saluto del sindaco di Stienta Fabrizio Fenzi

La platea del teatro di Stienta
La platea del Jubileum

Don Gallo            Don Gallo
Don Gallo sventola la bandiera della pace

Don Gallo

Don Gallo e Luciano Bombarda
Dan Gallo per tutta la serata ha parlato a ruota libera degli argomenti trattati nel suo libro ma ha anche spaziato tra i temi più attuali, parlando di CIE e dell’inutilità della politica del respingimento e dell’esclusione.

Don Gallo Baci ed Anna
Al termine della serata, incurante dell’ora si è trattenuto con il pubblico presente firmando i libri che molti dei giovani presenti hanno acquistato, scambiando con loro battute, ampliando concetti, incoraggiando alla resistenza civile.
Un esempio lui e la sua famiglia di resistenza attiva.

4 ottobre 2010 – MEMORIE

locandina iniziativa il fiume

Occasione unica quella offerta dall’ Associazione “Il Fiume” lunedì pomeriggio dalle ore 18.00 nel teatro “Jubilaeum 2000” di Stienta (Rovigo) dove ospiti d’eccezione parleranno di “memoria” a partire dal libro NOI che l’ autore, Walter Veltroni, verrà a presentare al pubblico degli amici dell’Associazione.

 L’esponente di punta del Partito Democratico, per una volta non sarà protagonista di esperimenti politici e sollecitazioni riformistiche, ma parlerà della sua ripresa nel corpus del romanzo, di una delle migliaia di terribili storie della Shoah.

Tracciando un ritratto dell’Italia del 900, Walter Veltroni incontra anche la rinnovata consapevolezza che bisogna indagare e portare alla luce lo sterminio ebraico e, attraverso uno dei suoi personaggi, rievoca la vicenda dei “20 bambini di Bullenhuser Damm”.

Lo aiuta in questo il libro scritto da una amica particolare de “Il Fiume”,. la ricercatrice veronese Maria Pia Bernicchia che dei 20 bambini, assassinati ad Amburgo il 20 aprile 1945, ha cercato ogni traccia e ne ha restituito le storie e le immagini dopo un lavoro lungo e doloroso.

Così lunedì pomeriggio si troveranno, quasi ad una riunione di famiglia, Walter Veltroni, Shlomo Venezia, che proprio con l’ex sindaco di Roma iniziò a condurre le scolaresche romane ad Auschwitz, Maria Pia Bernicchia, Amos Luzzatto presidente della comunità ebraica di Venezia, e per suggellare il tutto la storica Liliana Picciotto del Centro Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, che ne introdurrà le figure e condurrà l’incontro.

Sergio de Simone fu l’unico bambino italiano nel “gruppo dei 20” selezionato dal Dottor Mengele per gli ultimi inutili pseudo esperimenti sulla tubercolosi. Con lui, tra i bambini di Auschwitz, c’erano anche Andra e Tatiana Bucci, le sue cuginette che non risposero alla lusinga di andare ad incontrare la mamma , come Mengele aveva promesso, e così ebbero salva la vita.

La presenza di Andra Bucci nel parterre del teatro “Jubilaeum 2000” sarà una possibile straordinaria aggiunta al già nutrito gruppo di ospiti ed amici della nostra Associazione.

Come sempre ripercorrere i fatti della storia attraverso persone con un volto ed un nome, sarà l’occasione per contrastare coloro i quali vogliono riscrivere la storia e far passare i nazisti per tutori dell’ordine pubblico, contro ebrei, zingari e sovversivi, speculatori e portatori di miseria , malattie, sconvolgimenti sociali.

 

25 Settembre 2010 – UN PRETE DA…MARCIAPIEDE –

Don Gallo

 

Torna dopo due anni a Stienta, ospite de “IL FIUME”, don Andrea Gallo che, da quando ha scelto di farsi prete, ha deciso di ascoltare, di prendersi cura e di essere punto di riferimento dei più poveri, degli emarginati, di coloro che la società espelle perché non riescono, per vari motivi, ad essere omologati.

Trentadue anni fa fonda con pochi altri la Comunità San Benedetto al Porto a Genova proprio per accogliere e praticare concretamente ogni giorno e notte il Vangelo come sostegno agli ultimi, ai diseredati, ai barboni, ai tossici, ai rom-sinti,  ai clandestini, alle prostitute.

Lui, ottantaduenne, che viaggia da sempre “in direzione ostinata e contraria” nonostante i molti riconoscimenti della società civile, resta orgogliosamente un prete semplice.

Ha una propria visione e posizione rispetto a testamento biologico, liberalizzazione delle droghe, aborto, immigrazione e questi saranno i temi oggetto del dibattito che si terrà in sala Consigliare a Stienta, sabato 25 settembre alle ore 21.00, il giorno dopo la giornata dedicata dalla società civile a dire, in Veneto,  il proprio no ai nuovi lager.

Un prete ribelle, anarchico, discusso e amatissimo, un prete, come ama definirsi, “da marciapiede”.

Lui che impasta mani e cuore nelle realtà più dolorose della vita perchè “questa terra……. diventi cielo”

I LAGER DEL NUOVO MILLENNIO

CIE di Gradisca d'Isonzo 2010

Il CIE di Gradisca d’Isonzo, Italia 2010

La nostra associazione si occupa di memoria storica e ha concentrato la sua attenzione sul tempo in cui l’ Italia imitava i tedeschi creando nemici e richiudendoli in lager.

Nel 1941 intere famiglie disperate scappavano dalla Jugoslavia, dalla Germania, dalla Polonia per sfuggire la morte violenta, o per inedia, che era loro riservata dalle politiche razziali.

Dall’Africa colonizzata dagli europei non scappava nessuno, non c’erano nè il miraggio di una vita migliore, nè la possibilità di salire su un battello.

Dai campi di concentramento che Mussolini fece allestire, moltissime persone vennero mandate nei campi di sterminio, molte morirono per le condizioni igienico-sanitarie impossibili, molte scapparono diventando clandestini fino alla disfatta dell’Italia e della Germania alla fine della Guerra.

Oggi in Italia si allestiscono i CIE centri di identificazione ed espulsione dei “clandestini”, per rinchiudere uomini che scappano da paesi in cui è più facile morire che vivere.

Il vescovo Monsignor Lucio Soravito de Franceschi della diocesi di Rovigo, conosce le condizioni e le caratteristiche dei CIE e ha pronunciato chiare parole di condanna su come si affronta il problema dell’immigrazione.

A questo punto la Chiesa ha preso posizione, chissà se il paese la seguirà o se tornerà comodo sconfessarne il messaggio di tolleranza .

 

26 agosto 2010 – Il Professor Boris Pahor festeggia i suoi 97 anni

Boris Pahor

Boris Pahor nasce a Trieste nel 1913, allora porto principale dell’impero austro-ungarico, da una famiglia slovena triestina e la sua vita e la sua carriera sono segnate da questa appartenenza.

Non sono i confini o i territori che stabiliscono le nazionalit,  ma le culture che si esprimono attraverso una stessa lingua o religione,  e questo essere minoranza a Trieste e nella Venezia Giulia per gli sloveni italiani sarà drammatica, come lo sarà di conseguenza per gli istriani italiani in Yugoslavia, dopo la caduta del fascismo.

All’età di sette anni Pahor vede bruciare la casa della cultura slovena ad opera dei fascisti e subisce le persecuzioni verso la minoranza slovena da subito introdotte, questa esperienza lo segnerà nonostante la sua vita successiva trascorra tra gli studi di letteratura e l’invio in Libia con l’esercito italiano.

L’esperienza più drammatica sarà però il lager nazista cui fu inviato dopo la sua cattura tra i partigiani che aveva raggiunti a seguito dell’8 settembre. Nutzweiler-Struthof, Dachau, Bergen-Belsen sono i campi che attraversa riuscendo a sopravvivere grazie a quei miracoli che hanno lasciato in vita i testimoni dell’orrore nazista.   Al suo ritorno riesce a costruirsi una vita a fianco dell’amata moglie Radoslava, ed una carriera di scrittore di grande valore, riconosciuto universalmente soprattutto dopo la pubblicazione del romanzo autobiografico Necropoli .

Come ogni grande scrittore, è nemico dei totalitarismi e delle loro semplificazioni e la sua amicizia con scrittori yugoslavi dissidenti lo renderà inviso al governo yugoslavo impedendogli l’ingresso in Slovenia fino al dopoguerra ed all’autonomia del Nuovo stato, del quale è uno dei principali esponenti letterari.

Ricordiamo con affetto la partecipazione del professore agli incontri organizzati dal Fiume per gli studenti delle scuole superiori e dell’Università di Ferrara nel 2008 e gli auguriamo una lunga vita di testimonianza ferma e lucida di un periodo drammatico nella storia dell’Italia e dell’Europa.    
 
Il professore per le vie di Ferrara

Troppo spesso si leggono nei giornali dichiarazioni di persone di bassissimo spessore culturale sulla storia di 60 anni fa che hanno dell’incredibile, e solo la voce di testimoni come Boris Pahor, che la storia l’hanno fatta e subita, può, per ora, far luce sulle mistificazioni e manipolazioni tentate da più parti.

Tanti auguri Professor Pahor!