20-27 AGOSTO 2017- Seminario per insegnanti italiani – Yad Vashem Gerusalemme

Pianta della Palestina del 1700

Gerusalemme, Al-Quds, Jerushalaim, chiamatela come volete ma alla fine si tratta sempre dell’ombelico del Mondo, o meglio di tre/quarti del mondo se escludiamo la grande area dell’Oriente buddista o della Cina “comunista”.

Dal 18 al 27 agosto sarò a Gerusalemme per un percorso di approfondimento della didattica della Shoah all’interno dell’istituto Yad Vashem, più noto come museo della Shoah dello Stato di Israele. Sarà anche l’occasione per entrare nello spirito della città che è forse tra le aree più contese nel mondo e che si contrappone in Israele alla laica Tel Aviv, alla medievale Akko, alla sionista Haifa, alla religiosa Hebron, alla mistica Safed.

Una città dalla storia millenaria ma per capire cosa è oggi è, forse, più importante conoscere le vicende dell’ultimo secolo. Interessante è scoprire come la dissoluzione dell’Impero Ottomano, l’intervento dell’Inghilterra, la stratificazione delle comunità religiose, la popolazione araba ed ebraica coesistenti da epoche immemori, siano state sopraffatte dalla forza della disperazione di un popolo salvatosi dalla distruzione progettata dalla Germania Nazista ed appoggiata dal resto dell’Europa.

Delle vicende drammatiche del secondo Novecento, ne hanno fatto le spese i Palestinesi, ossia la popolazione araba, mai costituita in nazione, ma stritolata tra i grandi movimenti di masse e politici nei quali gli arabi palestinesi non sono riusciti ad inserirsi se non attraverso una serie di “no” che hanno portato a guerre e sofferenze senza fine.

Il tempo di solito guarisce le ferite ma, in questo caso, il tempo non fa che rendere più difficile progredire verso la pace, come quando la calcificazione di una frattura rende difficile muovere un’ articolazione.

Il viaggio ed il Seminario per insegnanti che lo Yad Vashem organizza per gruppi di insegnanti di tutto il mondo ha lo scopo però di approfondire il tema della Shoah e di come si approfondisce e insegna. Perché approfondire un tema che sembra ormai noto e conosciuto?

L’importanza di questo studio è oggi sempre più evidente. Capire che la Shoah ha avuto una specificità ed una unicità fondamentale è cosa che abbiamo detto e si dice da molte parti. Insegnarlo ai non addetti ai lavori deve rendere ogni fatto storico contemporaneo importante per quello che è e per la dinamica che lo ha prodotto, altrimenti non riusciremo a trovare i metodi per combattere i conflitti del mondo.

“Combattere i conflitti”, quasi una figura retorica di cui non ricordo il nome. E’ un altro modo di dire “se vuoi la pace prepara la guerra”… non crediamo che si debba usare la guerra per avere la pace e lo dimostrano tanti conflitti contemporanei nati da azioni che in tempo di pace volevano sovvertire l’ordine di alcune aree del mondo per pori scopi di interesse o egemonia.

Non crediamo che Israele sia nato dalla Shoah, come hanno ribadito storici molto importanti, e non deve essere questa il parametro di giudizio della politica dello stato di Israele verso lo stato bi-cefalo della Palestina. Gli israeliani non stanno facendo ai palestinesi quello che i nazisti hanno fatto agli ebrei, questo collegamento  stabilito da più parti  va demolito e la politica israeliana e palestinese va ricondotta a quello che è, alle dinamiche politico amministrative nate a seguito di guerre ripetute, azioni di rivolta difficilmente condivisibili (il terrorismo degli anni ’70) , intifade più o meno disastrose per le conseguenze di ritorsione e ulteriore perdita di autonomia e credibilità.

Non se ne uscirà facilmente e soprattutto perché il resto del mondo è invischiato in altri problemi più grossi, ma dare alle cose il giusto nome e la collocazione più giusta è quello che dovremmo fare tutti.

21 luglio 2017- Tra Sabaudia, Littoria e Mussolinia si snoda la nostalgia fascista

Tempi duri per l’antifascismo.

Il nostro paese sta vivendo una costante e progressiva escalation dell’idea fascista. Si è partiti da un braccio alzato in un campo sportivo a festeggiare un gol, si è passati ai raduni di “Casa Pound” contro i migranti, per poi assistere in parlamento ad offese antisemite contro un deputato Emanuele Fiano figlio di un deportato ad Auschwitz. Non parliamo della melma maleodorante vomitata dai social network, ma di fatti reali che accadono tutti i giorni e mescolano la nostalgia del fascismo alla rabbia impotente verso dinamiche epocali della portata della “crisi del ’29”.  Crisi economica, globalizzazione, destabilizzazione di alcuni governi africani dittatoriali ma funzionali alla repressione in loco del malcontento per la povertà, sono il frullato che ha portato a una migrazione epocale.

Difficile risolvere in poco tempo problemi che richiederebbero maggior forza e coesione dell’Europa divisa tra paesi che ancora in Africa hanno il loro supermercato a prezzi stracciati e paesi che fanno da pattumiera dei residui del supermercato.

L’accoglienza ineludibile dei barconi pieni di migranti, profughi, rifugiati, chiamiamoli come vogliamo, si scontra con le reali difficoltà dell’ammasso di uomini in luoghi inadatti, privi di servizi adeguati, senza organizzazioni che diano loro uno scopo nella giornata.   L’emigrazione femminile dall’est è utile e necessaria è ha trovato i suoi canali, generando quel reddito  che sembra essere fondamentale per il nostro welfare.  Questa nuova e massiccia emigrazione per lo più maschile che non viene incanalata in nessun filone produttivo e rimane imbottigliata in Italia perché il resto dell’Europa non se ne vuol far carico, è la miccia che può scardinare la nostra democrazia.

Sabaudia città di fondazione fascista

Molte voci si levano a dire che l’Italia non ha fatto i conti col proprio passato fascista, ma in effetti non solo di passato si tratta. L’intima essenza dell’italiano è fascista, pronta a bacchettare gli altri ma indulgente con sé stessa, vogliosa di ordine imposto anche con la forza, ma incapace di educare i propri figli al rispetto degli altri.

Tuttavia non è contro l’essenza dell’italiano medio che si deve lottare, si deve contrastare l’apologia del fascismo e l’uso e abuso dei suoi simboli.   A quanto pare la maggioranza degli italiani che al referendum ha votato contro la modifica della Costituzione, quando è ora di applicarla non sa come fare.  Pazienza le forze di destra (strenui garanti della “Costituzione così com’è”, giusto per dar contro al Presidente del Consiglio un po’ trullallà), ma anche chi si propone come Movimento con “barra a dritta” non sa dire una parola forte contro la folla in piazza a Latina che inneggia al Duce e col braccio teso contesta l’intitolazione dei giardini pubblici a Falcone e Borsellino.  Orrore… Sembra che la mafia torni ad essere la maggiore alleata delle forze eversive che vogliono tenere lo Stato nel marasma per poter salire al potere e fare i propria affari indisturbati.

Il cartello voluto da Don Formenton, il parroco di un piccolo paese, dopo fatti di razzismo in molti paesi della provincia

Fatti emblematici gli sfregi ai busti e alle targhe in memoria dei magistrati che hanno combattuto la mafia, fatti gravi le spiagge con la simbologia fascista orgogliosamente in mostra, fatti gravissimi gli interventi assolutori del Vescovo locale (“sono goliardate” mons. Tessarollo), fatti inquietanti i tentativi di cambiar nome a Latina per tornare a Littoria o la polemica montata contro la presidente della Camera Boldrini accusata falsamente di voler abbattere le architetture razionaliste.   In mezzo ci stiamo noi che proviamo a raccontare ai ragazzi nelle scuole cosa è stato il fascismo, cosa vuol dire lotta alla mafia, qual è la differenza tra olocausto e crimini di guerra, tra shoah e foibe.   In mezzo ad un potere politico impotente e a un fascismo montante, ci siamo noi che abbiamo solo il potere della cultura e dell’esempio e siamo minoritari.

Facciamoci gli auguri

 

 

 

 

28 maggio 2017 – Come esser d’esempio

Abbiamo bisogno di esempi, abbiamo bisogno narrazioni positive, abbiamo bisogno di resistenza a tutto il negativo del mondo, abbiamo bisogno di qualcuno che insegni al nostro paese le cose che contano.      Abbiamo bisogno che i giovani imparino quel che è importante e quello che non lo è e dobbiamo usare tutti i mezzi per insegnarglielo.       Credo che l’addio al calcio di Francesco Totti  abbia insegnato molto a tanti giovani.  Una cerimonia retorica ma solo poco poco, in compenso tanto ricca di momenti epici.

Il giro del campo in silenzio, retorica del gesto, forse, ma di sicuro disponibilità e offerta di sé a tutti i presenti per i quali c’è stato un saluto, una foto, un abbraccio, la firma di un pallone. La giusta lentezza a cui oggi non siamo più abituati. Tutto va veloce, lo spettacolo ha i suoi ritmi. Il giro di campo di Totti è stato giustamente un momento lento e solenne.

La musica, tanta e riconoscibile, dall’inno della Roma alla colonna sonora de “il Gladiatore” a “La vita è bella”.  Musica che a tutti parlava in modo personale ma anche universale.

La famiglia accanto a sé.   Bella, importante, quasi all’antica.  Certo il campione ha sposato una soubrette (un tempo si chiamavano così) come tanti calciatori ma, a differenza di molti altri, con lei sola ha messo al mondo tre figli e li sta allevando tra uno strafalcione e l’altro nel suo italiano imperfetto, spesso sfruttato dalla pubblicità, ma genuino.

La lettera scritta in modo molto semplice che parte dall’umiltà del campione che confessa la sua unica abilità, “dare calci ad un pallone”, il lavoro che è anche un gioco, una delle cose bella della vita.  La confessione di chi non sa fare molte cose, ma quelle poche le fa bene e soprattutto le fa per un pubblico, per una società, per una città ma anche per il resto del mondo che assiste allo spettacolo.

Parole semplici, ammissione di paura di un futuro in cui non è semplice reinventarsi per chi sa far bene quelle poche cose. Ringraziamento a tutti, familiari, società, compagni di squadra. Ventotto anni sono un quarto della vita di una persona, e spesi nel mondo del calcio professionistico di alto livello significano tantissimi soldi. Ventotto anni in parte spesi a surfare tra una squadra e l’altra, a passare dall’Europa al mondo emergente del calcio, come fanno in molti,  avrebbero significato ancor più soldi, tanti più soldi!

La fedeltà: ma quanti soldi servono ad un uomo per vivere bene con una moglie e tre figli? Evidentemente quelli che Totti ha guadagnato senza tradire un pubblico, una città, una maglia, senza passare in un’altra squadra e segnare ai suoi ex-tifosi, sono abbastanza per far vivere tutti loro e per riuscire anche a distribuirne in beneficenza aiutando gli altri.

Riuscire a incidere per le sue tante doti positive nell’animo dei ragazzi che lo hanno ammirato da tifosi ma anche da tifosi della altre squadre, sarà un altro contributo che quest’uomo darà al nostro paese.  Certo uomini così ce ne sono tanti e la maggior parte restano oscuri ma non è un motivo per denigrare questa uscita dal calcio e far finta che sia una delle tante passerelle che il calcio propone da parte di uno dei suoi “eroi” viziati.   Non fosse altro per la misura delle parole e dei gesti.    Niente interviste prima, niente urla sataniche di commentatori stupidi, niente discorsi lunghi.   Già questo basterebbe se servisse da esempio anche a certa tv.  Possiamo criticare tutto e tutti, del resto Falcone, Borsellino e gli altri “eroi” loro malgrado non sono immuni da critiche, ma se anche solo un ragazzino sarà ispirato da quel che di buono ha fatto Totti, sarà un bene per tutti noi, genitori, insegnanti, politici, ecc ecc     Esser d’esempio finalmente, senza per forza dover morire, mi sembra una buona cosa.

 

10/11 maggio 2017: Eric Gobetti parla di Balcani e di Partizani

Un doppio incontro con Eric Gobetti, si terrà nello stile del Fiume nelle serate di mercoledì 10 a Guarda Veneta e giovedì 11 maggio ad Adria.

Nel complesso si parlerà di Balcani un’area affascinante per il mix di culture che da ricchezza si trasforma spesso in occasione di violenze e conflitti , non a caso nelle definizioni più ricorrenti si parla di “polveriera del Balcani”!

Nella serata di mercoledì 10 maggio, alle ore 21.00, presso la biblioteca di Guarda Veneta (Ro) si terrà il primo di una serie di incontri letterari che la nuova Amministrazione Comunale  ha voluto organizzare per dare ai cittadini  occasioni di riflessione e di incontro.                Eric Gobetti, storico free-lance che si è sempre occupato della storia moderna dell’Ex-Jugoslavia, presenterà il suo libro “Sarajevo Rewind” (Miraggi edizioni) che ripercorre le strade di Franz Ferdinand, l’imperatore della “Kakania” di Musil, e del suo antagonista sconosciuto Gavrilo Princip, giovane irredentista che manderà in frantumi un Impero ed una intera civiltà.

Quella che lo storico e viaggiatore torinese ci presenterà è una storia reale più avvincente di qualsiasi invenzione letteraria, che verrà calata nella realtà post-bellica dei paesi dell’Ex-Jugoslavia, teatro dell’ultima guerra europea.

A seguire, giovedì 11 maggio, sempre alle ore 21.00 presso il cinema Politeama di Adria, in collaborazione con l’ANPI di Rovigo sarà lo stesso storico a presentare il film che ha realizzato assieme a diversi Istituti storici, mettendo assieme testimonianze di reduci e immagini inedite di archivi cinematografici fino ad oggi chiusi al pubblico.

PARTIZANI è la storia di una divisione dell’esercito di Mussolini di stanza in Montenegro che dopo l’8 settembre non si arrende ai tedeschi ma si prende la responsabilità di combattere contro gli ex-alleati per abbreviare la guerra folle che stava distruggendo le nazioni europee frutto della I Guerra Mondiale.    La visione di un documento unico che ricostruisce una vicenda importante nel panorama resistenziale italiano ed europeo è arricchita da un montaggio accurato eseguito con l’aiuto dell’Istituto Cervi e dalla colonna sonora scritta da Massimo Zamboni chitarrista dei CSI.


 

 

 

26 aprile 2017 – Costa di Rovigo cerca di dare un significato attuale al 25 aprile

Il 25 aprile è anche la ricerca di valori diversi da attribuire a questa data.

Grazie alla volontà dell’Amministrazione di Costa di Rovigo, sindaco Bombonato e assessore Ferrari in testa e  con la giornalista Serena Uccello, presentando il libro “Corruzione” (l’intervista a Piergiorgio Baita ingegnere e testimone del sistema del malaffare che ha ruotato attorno al MOSE) abbiamo provato ad interrogarci sul senso di essere cittadini di un paese che è oppresso dalla corruzione. La corruzione è uno dei mali maggiori dei paesi sottosviluppati ma anche di quelli come l’Italia che non si possono certo definire sottosviluppati.

Nel nostro incontro orchestrato dal Luca Gigli del Gazzettino di Rovigo, abbiamo parlato di corruzione dei governi regionali, quelli che paradossalmente dovrebbero essere più vicini ai cittadini e lontani da “Roma ladrona”, ed invece rubano di più e meglio.  Il paradosso a nostro avviso è che si vuole l’autonomia da uno Stato centrale che è la vacca da mungere dei governatori e dei piccoli e grandi funzionari degli uffici regionali oltre che dei partiti regionali!

Sarebbe bello capire cosa porterà di buono l’autonomia regionale tanto decantata, forse un minore controllo? Minori trasferimenti allo Stato? E allora chi fornirà i congrui mucchi di denaro che servono al sistema della corruzione?

Luca Gigli e Serena Uccello hanno conversato sul merito della mala-gestione delle opere pubbliche che anzichè farci onore, come un tempo, sono ricettacolo dei nostri peggiori difetti.

Eppure la giornalista è partita dal senso di grandiosità di un’opera come il MOSE ( MOdulo Sperimentale Elettromeccanico ossia il sistema di dighe mobili a protezione di Venezia dall’acqua alta) , frutto dell’intelligenza e dell’applicazione di tecnici convinti della bontà del loro lavoro a partire proprio da quell’ingegner Baita che ha fornito tutti i dati per il libro-intervista.

Dagli interventi del pubblico presente è emersa la stanchezza per un sistema che ha contagiato la coscienza nazionale e si ritrova in tutti i gangli della vita civile, dal piccolo artigiano che ricarica sul prezzo di tutti i materiali, al funzionario che deve dare un’autorizzazione, al tecnico che assicura di poter far avere un’autorizzazioni altrimenti impossibile, al Governatore della Regione.  Come Associazione il Fiume abbiamo formulato la domanda retorica, se fosse stato tanto difficile realizzare un’opera grandiosa, spendendo il giusto in remunerazioni delle ditte e dei lavoratori coinvolti, con l’attenzione ad un bene ineguagliabile come la Laguna Veneta e con grande profitto dei veneziani e di tutto il paese?   Evidentemente per l’Italia sarebbe stato ed è difficile lavorare in questi termini.

Un quadro sconsolante ed un terreno di battaglia per cittadini e comitati.

Moira Ferrari, Chiara Fabian, il sindaco Antonio Bombonato, Serena Uccello e Luca Gigli