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25 aprile e 1 maggio 2014 – Importanti celebrazioni in un paese strano


E’ passato un altro 25 aprile, festa della liberazione dal nazifascismo.  Questa festa dovrebbe celebrare gli uomini e le donne che, opponendosi ai due maggiori regimi totalitari del ‘900 (non ci mettiamo lo stalinismo perchè non ci ha riguardato), ha ridato dignità all’Europa, non solo all’Italia.

Dobbiamo ricordare certamente i partigiani, ma anche i “resistenti” che in ogni modo hanno aiutato i perseguitati, boicottato la guerra e le direttive dei regimi, i cosiddetti “resistenti passivi” ma molto importanti (dai prete delle parrocchie, alle contadine che nascondevano i paracadutisti alleati, alle staffette e a molti altri italiani che hanno capito in tempo le aberrazioni del fascismo).

Nel giorno della liberazione si devono anche e  giustamente ricordare i “Liberatori” che sono sì i maggiori eserciti sul campo ossia gli americani, gli inglesi e i russi, ma, con loro, anche le truppe o brigate di molti altri paesi o gruppi nazionali dai polacchi in esilio, agli australiani, ai marocchini e, non ultimi, gli ebrei di Palestina (allora protettorato britannico) riuniti sotto le insegne della “Brigata ebraica”.

Nel nostro paese una serie di contrapposizioni ideologiche mescolate ad aberrazioni derivate da una mai composta spaccatura tra paese reale e parti delle forze che lo governano, dà luogo a una grave confusione storica ed etica. Assistiamo da alcuni anni ai fischi e i tafferugli allo sfilare dei labari della Brigata ebraica alla quale si vorrebbero contrapporre bandiere palestinesi che nulla hanno a che vedere con la storia che si festeggia. Ci imbattiamo in storici o ideologi che sminuiscono il ruolo della “resistenza” chiamati a parlare a cerimonie di cui non sono parte in causa.

Sembra che negli ultimi decenni il recupero della memoria della Shoah non abbia messo in luce abbastanza il ruolo svolto dall’Italia Fascista in questo ambito, anche perchè gran parte di quegli stessi apparati si sono ripresentati al governo del paese senza soluzione di continuità.

Per questa presenza e continuità, dopo il primo periodo di entusiasmo per il riscatto resistenziale, sembra che si sia pian piano cercato di influenzare la storia e le coscienze con un sottile revisionismo, ma anche con la legitimazione di comportamenti poco degni di un paese civile.

Sono di questi giorni gli applausi dei rappresentanti dei sindacati di polizia che hanno salutato come eroi, i poliziotti condannati per aver ammazzato di botte un adolescente con le problematiche di tutti i ragazzi della sua età, ma colpevole di essere di notte nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Quale dissociazione nelle menti di questi uomini e donne che, vengono attaccati da gruppi di manifestanti , ma finiscono poi per accanirsi con calci e pugni in cinque contro uno, nel più sleale dei duelli?   Essere usati contro i manifestanti che non sempre sono pacifici è del loro mestiere ma in Francia, ad esempio, le forze dell’ordine vengono preparate anche culturalmente a capire chi fronteggiano e a conoscere la storia del ‘900.cuori nel pozzo

Finiamo queste note con l’anticipazione dell’altra importante celebrazione, quella della festa del lavoro il “1 Maggio”!

Lo faremo, come Associazione il Fiume, presentando un libro sulle morti nel lavoro, ma morti particolari, quelle dei lavoratori italiani nelle miniere del Belgio. Lavoro in cambio della salute o addirittura della vita. Un altro assurdo che dobbiamo trattare perchè si ripropone sempre anche se in forme diverse e in paesi diversi.  Nell’occasione lo faremo approfittando della presentazione del libro “Cuori nel pozzo”, alla presenza dell’autrice Roberta Sorgato.