22 gennaio 2015 – Il Fiume alle Scuole medie di Ficarolo e Stienta

Come ogni anno il prezioso lavoro di insegnanti che credono nel loro lavoro e nella possibilità di educare insegnando (il riferimento, nel caso particolare è a Carla Garbellini e ad Alessandra Peccini) ha dato vita ad un bell’incontro sulla Memoria della Shoah con i ragazzi delle seconde e terze medie di Ficarolo e Stienta.

Come Associazione Il Fiume abbiamo voluto mettere a confronto tre esperienze di bambini ebrei che hanno vissuto la persecuzione con esiti diversi; il primo di cui abbiamo raccontato, Manni Buchaster vi ha perso la vita e la famiglia, gli altri due Luciano Caro e Franco Levi presenti e arzilli di fronte ai ragazzi, hanno avuto salva la vita ma il padre ucciso ad Auschwitz.

Se di Manni possiamo raccontare la storia per aver cercato e trovato tutto negli archivi, abbiamo affidato invece a Luciano Caro, oggi Rabbino di Ferrara, il racconto appassionato di quelle che lui ha definito “avventure” ma erano in realtà la fuga dalla persecuzione e dalle retate dei fascisti. La verve di Rav Caro ha incantato i ragazzi che alla fine hanno scoperto come tante avventure si siano chiuse con la drammatica cattura e l’uccisione del padre ad Auschwitz.

Allo stesso modo Franco Levi ha raccontato di come, pur essendo figlio di madre cattolica e battezzato, ha dovuto nascondersi con la madre e la sorella separandosi dal padre. Quest’ultimo era nascosto poco lontano presso il mugnaio antifascista di Salara e venne probabilmente “venduto” da qualche delatore.

Tutta la famiglia venne catturata e Franco ricorda i suoi giochi nel cortile del carcere di Padova fino all’ultimo saluto dato al padre visto da lontano mentre lo portavano via.

Entrambi hanno saputo dopo molti anni la sorte del genitore per averne trovato traccia nelle ricerche degli studiosi dell’Olocausto.   Storie simili raccontate da signori rispettabili , al tempo bambini inconsapevoli, che hanno aperto gli occhi ai ragazzi su come alcuni abbiano aiutato e nascosto ma sia stata più forte l’indifferenza dei molti che non hanno alzato un dito per opporsi alla dittatura.

Al termina della mattinata una piccola delegazione ha portato una simbolica corona di alloro sulla lapide posta in memoria di Bruno Levi nel monumento ai caduti della seconda Guerra Mondiale.  Non si è potuto non ricordare quel che diceva sempre Luciano Bombarda osservando la lapide, ossia che il povero Bruno Levi non fu solo “vittima della persecuzione nazifascista” ma più precisamente “assassinato ad Auschwitz”…   con buona pace di chi vuol annacquare la storia.