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22 aprile e 6 maggio 2016 – A Cavarzere e Como la ricerca dell’Associazione il Fiume

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L’Assessore Fontolan e Chiara Fabian all’incontro di Cavarzere

Il libro sulla ricerca che il Fiume ha condotto e che è stato accolto con favore in gran parte dei comuni interessati, è una buona occasione per parlare anche di Resistenza e a ridosso del 25 aprile.  A Cavarzere si è concordato con l’assessore Paolo Fontolan di presentarlo venerdì 22 aprile e la Sala conferenze di Palazzo Danielato è stata una sede prestigiosa  per accogliere i molti amici del Fiume e dell’autrice.

Come sempre le storie e la storia che siamo riusciti a raccontare è di quelle che non tutti, o forse quasi nessuno, conosce. La Shoà come fenomeno anche italiano in virtù di fermi, internamenti, carcerazioni e deportazioni, è la parte della storia che di solito a scuola non si insegna. Anche la figura di Primo Levi e la sua opera magistrale di letteratura e di testimonianza sullo sterminio del popolo ebraico, vengono letti nel quadro dell’aberrazione Nazista. Il lavoro della storiografia di questi ultimi decenni ha messo in luce, invece, le grandi responsabilità del Fascismo e la sua adesione massiccia e cruenta dopo l’8 settembre alla politica razziale e di sterminio.

I temi della Shoah in questa occasione sono stati affiancati al ruolo della Resistenza anche nelle zone della pianura del Polesine in quanto le storie di salvezza sono state in maggioranza frutto di un lavoro sotterraneo dei nuclei di resistenti che si erano aggregati nel Polesine e avevano preso contatti con le formazioni di zone più organizzate.

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La sala convegni di Palazzo Danielato il 22 aprile

Parlare delle vicende di famiglie quali i Mevorach e gli Hasson, o degli internati a Castelguglielmo oppure dei Feigl a Canaro significa capire i legami che questi erano riusciti a stabilire con chi nascondeva soldati alleati, teneva i collegamenti con le formazioni partigiane, comandava formazioni autoctone.

Nella stessa scia di approfondimento di una parte di passato che ci appartiene come radice di quello che siamo, si è inserito l’incontro organizzato a Como in collaborazione tra Amministrazione comunale, Giovani Democratici e due importanti istituti storici, l’Istituto “Pier Amato Perretta” e l’associazione “Schiavi di Hitler”.

La locandina dell'incontro di Rebbio (Co)
La locandina dell’incontro di Rebbio (Co)

L’incontro voluto dai Giovani Democratici di Como ha avuto il duplice scopo di far conoscere una storia poco divulgata e allo stesso tempo legare tra loro luoghi che quella storia l’hanno vissuta e attendono ancora che sia fatta luce sui suoi aspetti più importanti.  Assieme agli internati in provincia di Como, infatti, molti di quelli che riuscirono a fuggire dagli altri luoghi di internamento si diressero al confine verso la Svizzera per cercare salvezza.    Come ha sottolineato Valter Merazzi (presidente dell’associazione “Schiavi di Hitler”) anche se qualche ricerca è stata fatta, molto c’è da scoprire sulle reti che legavano la Resistenza di zone così distanti ma forse molto più vicine di quanto immaginiamo.

La conclusione di Elisabetta Lombi, direttrice dell’Istituto “P.A. Perretta”, è stata una riflessione sulla didattica della Shoah, di cui la studiosa si occupa da tempo. La professoressa ha sottolineato come la ricerca vale tanto quanto riesce ad essere trasmessa alle generazioni successive e da queste avanti nel tempo, considerazione non banale perché proprio sul “come” trasmettere la memoria si sta pubblicando molta letteratura dopo i primi 15 anni di “Giornate della Memoria”.

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Silvia Magni da sinistra, con Edoardo Pivanti, Alberta Bezzan e Chiara Fabian

La Vice sindaca Silvia Magni, a proposito, si è fatta portavoce di una sensibilità dell’amministrazione nel trattare questi temi all’apertura della presentazione in cui Chiara Fabian e Alberta Bezzan hanno fatto la parte principale, condita da discussione in diretta sui dati della ricerca.

Un rammarico è stata la mancanza di una testimone di rilievo, la signora Beatrice Lehrer Grupper, internata con i genitori e la sorellina ad Adria, che oggi vive a Lugano ed è stata, con la sua famiglia, una dei fortunati a trovare rifugio nella Confederazione Elvetica. Una testimone preziosa che inviteremo in futuro ai nostri incontri.

Prima presentazione della ricerca sull’internamento libero in Polesine

Il pubblico della presentazione del Libro a Stienta
Il pubblico della presentazione del Libro a Stienta

 

Alla presenza di un piccolo gruppo di amici del Fiume è stato finalmente presentato il volume frutto del lavoro e della puntigliosa ricerca di Luciano Bombarda sulla persecuzione degli ebrei stranieri in Polesine dal 1941 al 1945.

Per gli affezionati la vicenda è nota, per il pubblico più ampio lo diverrà dopo che il libro sarà presentato in molte sedi nei prossimi mesi. Il battesimo del prezioso lavoro si è voluto tenere nel corso dell’annuale Cena del Fiume spostata a settembre proprio per attendere la pubblicazione.

Fabrizio Fenzi, del direttivo del Fiume, ha introdotto la serata lasciando ad Alberta Bezzan la parola per la ricostruzione della genesi della ricerca e del rapporto con Luciano Bombarda e l’Associazione; a Chiara Fabian è toccato invece illustrare come si è dato vita al libro avvalendosi di un rapporto con l’ANPI provinciale e di Stienta, rappresentata nell’occasione da Miro Paiato, e di un contributo concesso dalla Regione Veneto in base alla legge che valorizza gli archivi minori.

Fabrizio Fenzi, Chiara Fabian e Alberta Bezzan
Fabrizio Fenzi, Chiara Fabian e Alberta Bezzan

Tra il pubblico la moglie ed il figlio di Luciano Bombarda, cui il libro è stato dedicato congiuntamente alla storica Francesca Cappella deceduta giovanissima per cancro. Solo alcuni dei co-protagonisti della ricerca erano presenti, Lodovica Marabese a Maria Grazia Lovato, ma molti hanno inviato i loro messaggi di ringraziamento per l’iniziativa non potendo esser presenti. Il burrascoso temporale che ha preceduto la serata ha impedito alcune presenze, tra cui quella di un rappresentante della comunità Ebraica di Padova, mentre Anna Quarzi ha rappresentato l’Istituto Storico di Ferrara.

Dopo la presentazione e l’aperitivo all’aperto, la cena si è svolta dentro il capannone messo a disposizione dalla Fondazione Arca e grazie all’apporto delle signore del Circolo Arci di Stienta e di un bel gruppo di giovani hanno cucinato e servito il ricco buffet. Con l’occasione il prof. Roberto Felloni ha esposto i pannelli della mostra sulla ricerca della vicenda degli internati a Taglio di Po che è un approfondimento recentissimo alla ricerca de “Il Fiume”.

Un ringraziamento particolare da parte dei relatori è andato al Comune di Costa di Rovigo e al sindaco Antonio Bombonato che con la moglie Luisa Cappellozza sono stati protagonisti di una delle storie più toccanti per aver ospitato il piccolo Manni Buchaster prima della sua deportazione ad opera dei Nazisti.

Tra i finanziatori del progetto, ringraziati durante la serata, si è distinta anche la Clinica Odontoiatrica adriese Biscaro-Poggio che ha capito l’interesse del portare alla luce queste vicende sconosciute al pubblico ma trascurate anche da molta storiografia.

Una bella serata nel ricordo di Luciano e di Francesca vivi in tutti i presenti con il loro sorriso e la loro umanità.

La mostra sulle vicende di Taglio di Po

5 settembre 2015 – Cena del Fiume e presentazione libro

“Vedi, ci sono ancora deboli residui di civilizzazione rimasti in questa barbara carneficina che un tempo era conosciuta come umanità. 1 …”

La copertina del libro di recente pubblicazione sull'internamento libero in Polesine
La copertina del libro  sull’internamento libero in Polesine

 

Nella citazione del grande scrittore Stephan Zweig che il direttore del “Grand Hotel Budapest” pronuncia in una delle scene del film uscito nel 2014 (centenario dello scoppio della I Guerra Mondiale) sta una piccola verità o forse una grande speranza cui ci attacchiamo con forza.  La speranza che ci sia ancora un residuo di civiltà nell’umanità che ci circonda, un’umanità che pur uscita da due guerre devastanti, sembra ricadere nella tentazione di riprovarci.

Come persone che sperano di poter fare qualcosa, seppur con i limiti della loro condizione, abbiamo completato e pubblicato una ricerca sulla persecuzione antiebraica in Polesine durata quasi dieci anni e portata avanti da un uomo attaccato alla verità, alla giustizia e alla solidarietà, più che alla sua stessa vita.

Luciano Bombarda con l’aiuto di molti amici che lo hanno affiancato nel tempo, aveva raccolto una grande mole di dati e non è stato facile condensarli nella pubblicazione che porta il titolo “…Siamo qui solo di passaggio. La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-1945”.

Questo titolo viene da una frase dell’ultimo biglietto scritto da Werner Schlòss, giovane ebreo viennese internato a Fiesso Umbertiano con i genitori, prima di essere caricato sul treno piombato per Auschwitz.   Lo scriveva agli amici Aldo e Mario Bombonati che lo avevano accolto nella loro casa di campagna, profugo e fuggiasco dalla furia nazista, dal campo di Fossoli.  Werner e i genitori vennero deportati e furono tra le vittime della Shoah italiana.

Abbiamo raccontato la sua storia e quella di molti altri perseguitati , che vissero nei piccoli paesi della provincia di Rovigo per alcuni anni nel corso della seconda Guerra Mondiale.

Gli ebrei in italia erano solo di passaggio, ma non sfuggirà il doppio senso di questo titolo… siamo tutti quì “solo di passaggio” e per questo non si giustifica la ferocia con la quale perseguitiamo esseri umani senza colpa in nome del denaro e del tornaconto personale o di una ideologia barbaramente appoggiata ad una religione qualsiasi.

Luciano lo ha voluto ribadire con troppa forza, forse angosciato dalla piega che, aveva intuito, stava prendendo il mondo, forse disperato per non sentirsi capace di incidere se non col suo esempio.

Anche noi siamo sconfortati dalla nostra incapacità di azione e allora abbiamo provato a raccontare come si è svolta una storia per far luce su come anche tante storie attuali si stanno svolgendo.

Non possiamo rimanere indifferenti ai provvedimenti dei Prefetti, alle reazioni degli Amministratori locali, alle proteste delle comunità che oggi si trovano a dover ospitare profughi che scappano dai paesi in guerra. Una guerra assurda ma soprattutto di cui non si capiscono gli attori e le loro ragioni, nè i possibili sviluppi. Dopo aver letto i documenti di decine di archivi non siamo riusciti a scrivere in modo distaccato tante storie di viaggi forzati, di fortune dilapidate alla ricerca di una nave per lasciare l’Europa. Non siamo riusciti a leggere la storia senza pensare al presente e alle masse di disperati asfissiati nelle stive di carrette del mare.

Non c’è paragone tra la Shoah e lo scenario di guerra attuale, ma prese a tratti le vicende degli “internati” del 1942-43 hanno molto in comune con quello che vediamo oggi.

Il 5 settembre a Stienta in Località Zampine nel corso della tradizionale cena del Fiume, verrà presentato ufficialmente ai soci ed ai sostenitori della pubblicazione, il libro di Maria Chiara Fabian e Alberta Bezzan. Il lavoro sostenuto da un piccolo finanziamento della Regione Veneto ha avuto compimento grazie ad una raccolta fondi internazionale i cui principali partecipanti sono stati il Comune di Costa di Rovigo, la CIGL di Rovigo, la comunità ebraica di Padova e la Clinica dentale Biscaro Poggio di Adria.

Accanto a questi principali, molti privati hanno voluto prenotare pagandolo in anticipo il volume pubblicato dalla casa editrice Panozzo di Rimini e curato nella sua veste grafica in collaborazione con Roberto Balestracci.

Sono stati invitati i sindaci dei 20 paesi del Polesine coinvolti nella ricerca ma le presentazioni ufficiali verranno organizzate nei prossimi mesi.

1Grand Hotel Budapest, film di Werner…del 2014 ispiirato all’opera di Stefan Zweig