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Negare l’esistenza dell’Olocausto significa uccidere una seconda volta vittime innocenti. Cancellare la memoria è tipico dei regimi totalitari. Bisogna reagire contro queste pratiche con la massima energia.
Nicolai Lilin

18 marzo 2016 – “Germania 1943. Grecia 2016” ?

Immaginate di vedere una foto in cui si contrappone la bambina col cappottino rosso del film Schindlerlist e una foto dei profughi in grecia in cui una bambina tenuta per mano da un adulto viene evidenziata perchè a colori rispetto al bianco e nero. Cosa possiamo dedurne? Quale effetto e riflessione vuole suscitare il grafico?

Cercherò di spiegare in breve quello che una brava e giovane studiosa, Fiorenza Loiacono,  ha espresso in un lungo e circostanziato articolo in un blog riprendendo, alcuni giorni fa, un precedente blog dalla pagina facebook dell’Internazionale (una rivista pregevole per impostazione ed intenti).     Il blog della testata “Internazionale” faceva un parallelo tra due foto per creare emozione accostando alla Shoah la tragedia dei profughi che attualmente fuggono dalla Siria e tentano di raggiungere un’Europa che alza dei muri e circonda i paesi di filo spinato (http://www.tpi.it/mondo/italia/pop-shoah-tragedia-profughi ).

La puntualizzazione di Fiorenza Loiacono è volta a stabilire le differenze tra le due immagini e, in primis, l’accostamento di una immagine filmica, creata apposta, nella parte superiore con una reale nella parte sottostante.

Altra critica della studiosa è all’errore secondo cui la prima immagine tratta dal film  “Shindler’s list”, è riferita alla Germania mentre  narra del ghetto di Cracovia in Polonia. Sembrano sottigliezze ma sono in realtà un modo superficiale di trattare argomenti molto delicati e complessi. La Shoah è diventata in questi anni di grande diffusione di studi, ma soprattutto di film e romanzi, un paradigma per spiegare tutto quello che di terribile compie l’umanità.

In realtà l’umanità ha commesso innumerevoli atti di crudeltà contro soggetti tra i più diversi e accanirsi a usare la Shoah per spiegare tutto il male, non fa che abbassare l’attenzione per la specificità che l’ha invece caratterizzata.

In sintesi Fiorenza Loiacono sostiene che “porre a confronto gli eventi e farlo con i mezzi appropriati non è in assoluto sbagliato, anzi può rivelarsi utile a comprenderli, purché se ne riconoscano le specificità e le differenze.

Se anche i profughi siriani non sono condotti alle camere a gas, non per questo la questione va liquidata brutalmente. Da un certo punto di vista, tale reazione di rifiuto potrebbe essere considerata un altro effetto collaterale di una memoria del genocidio ebraico condotta malamente, secondo un automatismo privo di pensiero ed elaborazione.

A furia di mostrare immagini di camere a gas, forni crematori e cataste di cadaveri, senza contestualizzarle e senza soffermarsi sui fattori che hanno portato a questo sterminio, si è contribuito forse ad innalzare la soglia di accettazione della disumanità: se i camini non si stagliano all’orizzonte non si fa nulla, non è pericoloso, non è quello”.

Con i ragazzi a Melara
Con i ragazzi a Melara

La accurata disamina di tanto approccio alla Shoah ci è servita per interrogaci sullo scopo e i modi in cui abbiamo condotto il nostro intervento nelle scuole e presso le istituzioni in occasione della giornata della Memoria e in quella del Ricordo.     Quando abbiamo presentato il nostro studio “…Siamo qui solo di passaggio” a Melara, a Castelmassa, a Ficarolo e recentemente a Stienta, lo abbiamo fatto parlando di storia e di vicende precise, mai slegate dalla documentazione e dalla testimonianza.    Abbiamo parlato di quello che è accaduto in quegli anni nella provincia di Rovigo, come in molte altre del Nord Italia, ma siamo anche stati pronti a rispondere a tutte le domande di bambini che volevano sapere, che erano curiosi di capire “perché” agli ebrei e in quel modo.

Non ci siamo mai sognati di dire che conoscere sia “evitare che accada ancora”, abbiamo spiegato che la violenza è anche oggi sotto gli occhi di tutti ma quello che dobbiamo evitare è che si ripetano i meccanismi che portano l’individuo a farsi massa non pensante. Speriamo di aver seminato e di aver fatto della Shoah uno specifico momento di riflessione sul sé e non solo sull’altro.

 

3 febbraio 2016 – ABBIAMO ASCOLTATO LE NOTE SALVATE ALLA SHOAH

Il professor Francesco Lotoro
Il professor Francesco Lotoro

Complice la fretta nell’organizzare un incontro da tempo cercato, non siamo riusciti a dare la giusta evidenza alla relazione che Francesco Lotoro, musicista e studioso pugliese conosciuto in tutto il mondo, ha regalato a noi e al Conservatorio Venezze di Rovigo la mattina del 3 febbraio scorso.

Su invito dell’Associazione il Fiume, il prof. Francesco Lotoro è riuscito a far tappa nel Polesine in mezzo ai suoi numerosi appuntamenti nazionali e internazionali. Reduce da un bel concerto a Tel Aviv ha potuto solo far intuire la mole di conoscenze musicali e storiche che ha accumulato in lunghi anni di lavoro appassionato sulla raccolta delle musiche della deportazione e dello sterminio.

Fortunati testimoni di una narrazione che avrebbe potuto durare giorni, sono stati i ragazzi delle terze della scuola media annessa al Conservatorio Venezze. Hanno presentato l’ospite il Presidente del Conservatorio prof. Fausto Merchiori e il prof. Giuseppe Fagnocchi. Il grande lavoro archivistico del maestro di Barletta, fondatore dell’ Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria, lo ha portato alla raccolta di oltre 5.000 brani prodotti nelle condizioni di reclusione più diverse. Il lavoro iniziato con la raccolta delle musiche dei lager nazisti si è, negli anni esteso a tutte le espressioni musicali prodotte in cattività nei campi e lager dei fronti della II Guerra Mondiale e non sembra aver fine.

Giuseppe Fagnocco, Francesco Lotoro e Fausto Merchiori
Giuseppe Fagnocco, Francesco Lotoro e Fausto Merchiori

Al pubblico, reso attento anche dalle esecuzioni di alcuni brani effettuata dal musicista grazie alla presenza degli strumenti nel salone del Conservatorio, Francesco Lotoro ha raccontato di come la musica poteva essere un mezzo per avere salva la vita entrando nelle orchestre che caratterizzarono la vita nei lager, ma poteva anche garantire solo un prolungamento di una vita destinata comunque a finire tragicamente. Era il caso che stabiliva se si doveva vivere o morire in quelle condizioni ma di sicuro la musica serviva per una sorta di consolazione e per rendere la vita meno drammatica. Lotoro 2

L’incontro è terminato troppo presto lasciando in tutti i presenti la voglia di ascoltare ancora le tante storie di sommersi e di salvati che lo studioso aveva da raccontare e che speriamo saranno preservati  per il futuro ritorno di un ospite tanto importante.

2 febbraio 2016- LA NOSTRA IDEA DI MEMORIA

Gli ospiti di tutto il mondo a Costa di Rovigo
Gli ospiti di tutto il mondo a Costa di Rovigo

Non abbiamo mai smesso di considerare la shoah nella sua specificità di sterminio voluto e organizzato del popolo ebraico, ma abbiamo sempre diffuso la conoscenza di tutte le altre vittime dello sterminio e la nostra serie di appuntamenti degli anni scorsi lo può testimoniare. Col professor Pahor abbiamo parlato dei campi in cui venivano rinchiusi i politici e gli slavi, con Luca Bravi e Djana Pavlovic abbiamo fatto conoscere il “Porrajmos” che ha decimato i popoli  Rom e Sinti.  Abbiamo diffuso il film documentario “Pharagraph 175” sulla persecuzione degli omosessuali, abbiamo parlato di molte vicende prima che la maggioranza di chi si occupa di conoscenza ne facesse ampio dibattito.

Quest’anno il nostro impegno si è concentrato soprattutto nel divulgare il frutto della ricerca del Fiume, ossia il libro “…Siamo qui solo di passaggio. La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-1945” e i diversi incontri a Papozze, a Taglio di Po, in Provincia di Rovigo in cui le nostre storie sono state le protagoniste, hanno avuto un seguito molto bello.   Presentare il libro a diverse fasce di età e con scopi diversi, ci ha dato e darà prossimamente, l’occasione per approfondire le parti della ricerca che per motivi di tempo e relazioni non abbiamo sviluppato abbastanza.

A Papozze in biblioteca con Amalia Modonesi
A Papozze in biblioteca con Amalia Modonesi

A Papozze, ad esempio, non avevamo fino ad oggi notizie su Ivone Pivanti il Podestà che con le carte d’identità in bianco salvò la maggior parte degli ebrei internati in Polesine. Oggi sappiamo che la sua famiglia è sepolta nella cappella di famiglia del paese e che il figlio Giorgio, salvato da Eduard Kopp da annegamento in Po, è deceduto e riposa nella stessa cappella dei famigliari dopo aver trascorso parte della sua vita a Padova.       Ad Occhiobello abbiamo parlato ai ragazzi delle medie ma anche agli anziani del paese e ci aspettiamo di scoprire, dal passa parola, che qualcuno si ricorda della famiglia Wonsch anche se è rimasta per pochi mesi in paese.

Costa 16
Il Sindaco Antonio Bombonato e Sandy Speier Klein
Gunter Demnig posa le pietre d'inciampo
Gunter Demnig posa le pietre difronte ai ragazzi

Il momento più significativo è stata la posa delle pietre d’inciampo in memoria della famiglia Buchaster e  di Carl Gruen a Costa di Rovigo.   Le scuole medie hanno presenziato alla cerimonia vera e propria in una fredda ma soleggiata mattina di gennaio, nella quale hanno potuto  vedere un artista all’opera. Un artista un po’ strano , armato di cazzuola, secchio e martello più che di pennelli e tavolozza, ma oggi l’opera d’arte è soprattutto “istallazione” e per i ragazzi è stata un’esperienza nell’esperienza.

Alunni e insegnanti sono stati molto bravi ad interpretare la cerimonia.     Hanno preparato canti accompagnati dalle chitarre ed una composizione breve ma molto toccante che si è accompagnata ai ricordi dei famigliari letti in inglese dagli ospiti presenti da tutto il mondo. In ebraico il cugino di Manni da Israele ha recitato il kaddish ossia la preghiera che accompagna i defunti nelle cerimonie funebri. In questo caso per i familiari  rimane solo il ricordo, affettuoso e sentito, a distanza di decenni,  verso persone che Auschwitz ha accolto tra le sue braccia mortali.

Le celebrazioni ufficiali tenutesi a Rovigo nella sede della Provincia hanno fatto perno sulla presentazione del nostro libro alla presenza del Rabbino di Padova Locci e del Vescovo Mons. Soravito, oltre che del Prefetto dott. Frucillo.   Alta l’attenzione degli studenti alle parole dei relatori e conseguente  visita alla lapide sul muro del cimitero ebraico di Rovigo con i nomi degli ebrei deportati e uccisi dal nostro territorio.

A seguire abbiamo parlato a Castelmassa dell’internamento libero con l’aiuto di uno storico giovane e bravo il prof. Paolo Tagini di Vicenza che ha inquadrato storicamente le vicende e poi ha parlato del nostro libro e della vicenda dei fratelli Hass.

Come ogni anno, siamo stati a Ficarolo nel nuovo e bel Teatro Parrocchiale dove, assieme a Franco Levi e con le insegnanti, che da sempre si appoggiano al Fiume per integrare l’ ottimo lavoro che fanno, abbiamo parlato di Luciano Bombarda e della sua ricerca.  Vogliamo chiudere questo primo report con la poesia particolarmente toccante che una giovane studentessa di Costa ha scritto per l’occasione.

 

Ci sono molte pietre lungo il sentiero della nostra vita,

dalla nascita fino alla morte:

pietre su cui inciampiamo…

pietre che bloccano il nostro cammino…

pietre che usiamo per costruire muri attorno a noi e soffocare i nostri sogni…

…ma ci sono anche pietre speciali…

Lastricano i pensieri che portano al cuore…

aprono le porte del nostro spirito e costruiscono porti sicuri per i nostri sogni…

A te che mi hai insegnato a scegliere le pietre colorate della vita e dei ricordi…

che mi hai insegnato come metterle insieme in un variopinto arcobaleno…

a te il dono di queste pietre…

che ormai sono tutto ciò che mi rimane del mio spirito bambino…

assieme ai frammenti del mio cuore

che pur divisi

continuano a battere*

 

 

* poesia di Giulia Begio alunna della scuola media “A. Frank” di Costa di Rovigo

 

12 gennaio 2016 – FARE STORIA E MEMORIA ALLO STESSO TEMPO E’ POSSIBILE?

La copertina del libro “…Siamo solo di passaggio”sull’internamento libero in Polesine

Abbiamo pubblicato questo libro nel luglio del 2015.   Fuori da ogni legame con la Giornata della Memoria.   Volevamo presentarlo come un libro di storia ma la vita ha messo nel mezzo un grave lutto per me e perciò siamo costretti a divulgarne la conoscenza nei paesi del Polesine, protagonisti di queste storie, solo in questo mese di gennaio 2016.

Non ce ne vogliate se sembrerà il solito libro che arriva per il Giorno della Memoria, in realtà la sua genesi è stata la ricerca lunga e coinvolgente durata quasi dieci anni di Luciano e molti suoi amici. Della ricerca e della genesi del libro abbiamo già scritto in questo sito che dovrà essere implementato da molti documenti così da rendere accessibile a tutti le storie che abbiamo ricostruito.          In questa pagina vogliamo dar informazioni sulle date e i luoghi in cui  io e Alberta Bezzan, in qualità di autrici, o assieme a storici e testimoni, presenteremo le vicende degli internati in provincia di Rovigo.

Accanto alle normali presentazioni vogliamo segnalare come, in sordina , ma in modo non meno efficace di quanto sta accadendo nelle grandi città, l’Associazione il Fiume e il Comune di Costa siano promotori della posa delle “pietre d’inciampo” per ricordare le vittime della shoah in Polesine.

Le sei "pietre d'inciampo" dei deportati da Costa di Rovigo
Le sei “pietre d’inciampo” dei deportati da Costa di Rovigo

Di comune accordo i famigliari dei deportati e l’Amministrazione comunale, hanno deciso di ricordare i loro morti con l’opera dell’artista tedesco Gunter Demnig ossia delle piccole placche in ottone 10×10 sulle quali vi sono i dati anagrafici dei deportati e la loro sorte.   Quella che viene definita l’opera d’arte più estesa al mondo (più di 50.000 placche posate in tutta Europa) avrà posto anche a Costa di Rovigo grazie al lavoro del Fiume ma anche alla coscienza civile di una piccola amministrazione che riesce a fare molto di più di enti o di città di chiara fama.

Con l’occasione della significativa cerimonia che avrà luogo martedì 19 gennaio alle ore 9.00 in via Matteotti e via Umberto I a Costa di Rovigo, saranno in Polesine numerosi ospiti da tutto il mondo e pensiamo che questo sia uno degli scopi di questa cerimonia, unire mondi diversi e lontani ma vicini nel comune sentire.                                 Di seguito alcune della date già fissate:

14 gennaio 2016 – Biblioteca Comunale,  ore 20.45,  Piazza Libertà, n.1 a Papozze (Ro)

18 gennaio 2016 – Teatro “M.Rossi” – ore 21.00,  Piazzale San Benedetto Costa di Rovigo. Presentazione con interventi di Antonio Bombonato, Sindaco di Costa, M.C. Fabian e A. Bezzan autrici e Liliana Picciotto storica e direttrice del CDEC, Zvi Bar Nathan – Buchaster, nipote di Chaim Leib Buchaster internato a Costa, Sandy Speier Klein, figlia di Paula Falek sopravvissuta ad Auschwitz e Hans Peter Klein storico tedesco

19 gennaio 2016 – ore 9.00 – via Matteotti (ex via Roma) e via Umberto I – Costa di RovigoPosa delle stolpesteines a cura dell’artista Gunter Demnig alla presenza degli ospiti e con i ragazzi delle scuole medie di Costa

27 gennaio 2016 – Sala del Consiglio a palazzo Celio  – ore 10.00 –  Provincia di Rovigopresentazione del libro “…Siamo solo di passaggio” alla celebrazione ufficiale del Giorno della Memoria della Provincia di Rovigo

Taglio di Po – Ore 20.30 – Sala della biblioteca – vicolo Oroboni –  presentazione del libro alla celebrazione ufficiale del Giorno della Memoria del Comune di Taglio di Po.  Sarà visibile la mostra sulle famiglie Razon e Afnaim internate a Taglio di Po.

30 gennaio 2016 – Auditorium Comunale di Via Amendola – ore 10.00 –  Santa Maria di Occhiobello –   Presentazione del libro e della storia della famiglia Wonsh di Vienna.

2 febbraio 2016 – Sala Polivalente piazza Garibaldi (dietro il Municipio)-  ore 10.30 – Castelmassa (Ro)- Presentazione pubblica in collaborazione col  Liceo Artistico B. Munari e Amministrazione comunale di Castelmassa

Chi volesse acquistare il libro lo può trovare in libreria Feltrinelli a Ferrara e in altre del Polesine, ma nell’occasione delle presentazioni saranno disponibili copie del libro.

http://www.panozzoeditore.com è  il sito della  casa Editrice Panozzo di Rimini cui si può ordinare il libro via internet.

A PROPOSITO DI PROFUGHI E DEL PRIMO MAGGIO…E DEI FONDAMENTI DELLA DEMOCRAZIA

I mugnai e i falegnami di Pontemanco
I mugnai e i falegnami di Pontemanco

A 70 anni dalla liberazione dal nazifascismo ci sono ancora molte storie da raccontare. Una è quella di Pontemanco e delle famiglie Brunazzo e Bertin.

A Pontemanco, borgo antico ai piedi dei Colli Euganei (oggi frazione di Due Carrare) settant’anni fa erano quasi tutti socialisti, di quelli che si riferivano a Matteotti, non a Craxi.  Dopo l’8 settembre del 1943 arrivarono in paese alcuni profughi ebrei che fuggivano dall’internamento libero a Rovigo. Clandestini e ricercati dal ricostituito governo fascista della Repubblica di Salò e dai Nazisti.

Per loro si aprirono le porte di casa Brunazzo; Guerrino, la moglie e due figli maschi, uno in seminario, Achille,  e l’altro, Isidoro ventenne, diedero ospitalità dal 31 dicembre 1943 al 27 aprile 1945 a ben 7 persone, quattro adulti e tre ragazzi a rischio della vita.

Tutto il paese che sapeva aiutò e chi non sapeva ma intuiva tenne la bocca chiusa.  Da 7 persone a 11 la differenza è tanta e in tempi di guerra col razionamento e la scarsità di viveri non fu facile far bastare le tessere annonarie.      Il mugnaio Bertin fornì legna e farina e quanto poteva, il farmacista dottor Fortin fornì medicine e assistenza.   Fu così che gli Hasson e i Mevorach con la cuginetta Estica, in fuga da Jugoslavia e Bosnia Erzegovina riuscirono a salvarsi e continuare a vivere.

Oggi sarebbe stato molto più difficile.       Chi scappa con i barconi a una morte sicura per una morte ”probabile” non può far conto della solidarietà e della apertura delle famiglie.     Chi scappa da una guerra non diversa dal secondo conflitto mondiale, anzi forse più complessa e meno facile da capire e affrontare, deve contare solo sulla salvezza dovuta dei governi.    Questi ultimi si palleggiano oneri e responsabilità ma per fortuna intervengono.

In un piccolo paese della bassa padovana il Sindaco, di base leghista, ospita alcuni profughi, ma  i suoi stessi cittadini protestano e insorgono.

Intorno a noi decine di case vuote marciscono con il cartello “vendesi” appeso alle cancellate rugginose, ma non c’è posto per i profughi.     Non si tratta di buonismo, il buonismo era quello dei Brunazzo e dei Bertin e della Pontemanco resistente.