Archivi categoria: memoria

Negare l’esistenza dell’Olocausto significa uccidere una seconda volta vittime innocenti. Cancellare la memoria è tipico dei regimi totalitari. Bisogna reagire contro queste pratiche con la massima energia.
Nicolai Lilin

11-12 dicembre 2013 – Liliana Picciotto responsabile del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea presenta il nuovo sito “I nomi della shoah italiana”

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Nell’era della conoscenza “2.0” il compito di chi si occupa di educazione a vario titolo, è quello di essere sempre più compreso e soprattutto dalle giovani generazioni. Per essere ascoltati bisogna interessare e, quindi, usare tutti i mezzi che offrono le nuove tecnologie.

Queste tecnologie consentono l’archiviazione di un grandissimo numero di dati e la fruizione condivisa da luoghi diversi e da platee diverse. E’ per questo che, dopo aver raccolto e messo l’uno sull’altro migliaia di nomi di ebrei italiani e stranieri, con il comune denominatore della persecuzione e della deportazione dall’Italia, la storica Liliana Picciotto oltre ad aver pubblicato il “Libro della Memoria”  ha affrontato anche la sfida della digitalizzazione.

Il “Libro della Memoria” pietra miliare dello studio della Shoah in Italia, a partire dalla sua pubblicazione nel 1992, è stato arricchito da nuove scoperte a seguito della ricerca negli archivi di tutta Italia e di altri paesi, così che il libro è stato riedito nel 2002.

Da questa seconda edizione in poi, molti dati, spesso fondamentali,  sono stati aggiunti anche grazie all’apporto dell‘Associazione il Fiume e al lavoro instancabile di Luciano Bombarda e dei suoi collaboratori. Il ritrovamento continuo di dati sconosciuti ed inediti ha reso quasi indispensabile pensare al riversamento in rete del lavoro ed è nata così l’idea del sito “I NOMI DELLA SHOAH ITALIANA“, uno strumento che si propone al pubblico vasto, ma anche agli studiosi della storia tragica del ‘900 europeo.

Liliana Picciotto, l’autrice e coordinatrice di un piccolo gruppo di collaboratori e web designer, verrà a presentare il sito nell’Aula Magna del Liceo Classico “Ariosto” di Ferrara, mercoledì 11 dicembre alle ore 11.30.

Seguirà nel pomeriggio alle ore 16.00, in via Piangipane 81 sempre a Ferrara, presso la sala Multiuso del MEIS, la presentazione resa possibile dalla collaborazione con la direzione del Museo dell’ebraismo e della Shoah in via di costruzione.

Una ulteriore presentazione alle scuole avrà luogo giovedì 12 dicembre alle ore 9.30 presso l’Aula Magna del Liceo Scientifico “Paleocapa” di Rovigo.

Le due date sono state rese possibili grazie al patrocinio della Fondazione del MEIS e alla collaborazione dell’Istituto di storia Contemporanea di Ferrara oltre che degli Istituti scolastici sopra citati.

 

 

1 ottobre 2013 – A un anno dalla scomparsa di Shlomo Venezia

Ho conosciuto Shlomo Venezia grazie a Luciano Bombarda.

Per mia natura sono troppo schiva per avvicinarmi a persone che ammiro, ma con Luciano era facile avvicinarsi a chi gli aveva aperto già la propria anima e messo in mano la propria vita interiore. Quando mi propose di andare con lui a sentire Shlomo a Rimini, in uno degli incontri organizzati dall’ufficio Memoria e dalla sua direttrice Laura Fontana, era il 2006 e non ci ho pensato un attimo. 

Da quella sera gli incontri con Shlomo si sono moltiplicati e così, dietro Luciano “caterpillar”, io e molti altri amici de Il Fiume abbiamo approfondito la conoscenza di Shlomo, siamo entrati nella sua vita degli ultimi anni riuscendo a capire forse qualcosa il più del “mestiere del testimone”.

Non “mestiere” nel senso che i negazionisti danno a questo compito, ma nel significato che Cesare Pavese dava della sofferenza della vita in cui il vivere pratico deve convivere con la poesia o, nel caso di Shlomo, con  il compito difficile del testimone.

“Non si esce mai dal campo” diceva Shlomo e posso testimoniarlo per averlo sentito più volte, nel mezzo di una normale conversazione, passare, su sollecitazione di un’immagine, un dettaglio di quel che stava vivendo in quel momento al ricordo della tragica esperienza.

La sua vita di uomo non era distinguibile da quella di Marika, la giovane moglie incontrata nel tempo della riabilitazione, e con la quale aveva diviso il carico di una tragedia come la sua esperienza al Sonderkommando.

Senza di lei sarebbe stato difficile, se non impossibile, sopportare quel carico anche se Shlomo aveva una personalità forte e facilità di interazione col mondo che lo circondava.

Mi ricordava tanto mio nonno, dal quale, come internato IMI, avevo appreso le prime storie sulla guerra e i campi di concentramento e inconsciamente ero entrata, seppur con l’approccio italiano, dentro questa parte della storia.

Il viaggio più bello con Shlomo Venezia è stato quello a Salonicco, con e grazie alla provincia di Rovigo e al progetto europeo “Forget us not”, propostoci dalla Presidente Tiziana Virgili. Il ritorno a casa di Shlomo in veste ufficiale di testimone è stato emozionante, così come vedere come si aggirava con sicurezza nelle stradine della città vecchia a ridosso del fronte del porto, come si intratteneva in greco nel piccolo ristorante in cui ordinò piatti semplici della tradizione che se fossimo stati noi da semplici turisti non avremmo saputo come chiedere!    La sua testimonianza fu importante e significativa e portata per la prima volta nella sua città natale.

Shlomo diventò come un padre per noi e con lui Marika, inseparabile. Con il Fiume ci furono altre memorabili occasioni di testimonianza come quella del febbraio del 2010 all’Ateneo Veneto a Venezia, altra città fondamentale per lui, quella da cui i suoi avi erano passati dopo la cacciata dalla Spagna e che aveva dato il nome alla sua famiglia.

Shlomo era forte, era anche un uomo di spirito anche se il suo riso non era mai aperto e pienamente felice, c’era sempre un’ombra in lui e il discorso, prima o poi finiva nel campo.

Non sappiamo cosa sia stato essere i figli di Shlomo Venezia, ma se la sua volontà di parlare spentasi alle prime esperienze in cui le persone dimostravano di non voler sapere, non ha turbato l’infanzia dei suoi ragazzi, di sicuro la successiva ansia di lasciare traccia e raccontare ha segnato la vita di tutti quelli che lo conoscevano e amavano.

Così come ha segnato la nostra e speriamo quella di coloro che lo hanno ascoltato con attenzione nel suo peregrinare.

M.Chiara Fabian

“FOR FERRAMONTI” LA RETE DEGLI STORICI PER IL CONVEGNO INTERNAZIONALE SUL CAMPO DI CONCENTRAMENTO FASCISTA DI COSENZA

il tavolo dei relatori

“Uno strano posto fu Ferramonti. E nessuno di tutti coloro che sono stati laggiù lo ha mai dimenticato. Per ognuno naturalmente fu qualcosa di diverso, per ognuno il “proprio Ferramonti” ebbe un aspetto diverso. Per me Ferramonti fu un pezzo di vita vissuta. Fu la mia università. Mai, né prima né dopo, ebbi l’occasione di osservare e conoscere le persone così a fondo e così da vicino”   (Nina Weksler, “Con la gente di Ferramonti. Mille giorni di una giovane ebrea in un campo di concentramento”, Editoriale progetto 2000).

Quello di Ferramonti d Tarsia, paesino di poca rilevanza in provincia di Cosenza, è stato un campo paradigma di come si diversificasse la persecuzione razziale in Italia rispetto alla Germania,  un campo che, senza gli approfondimenti della Fondazione Ferramonti, nata nel 1988, rischiava di alimentare la mitologia degli “italiani brava gente” e allontanare nel tempo il lavoro storico di analisi sul fascismo e il suo rapporto con la shoah.

Il convegno cui hanno partecipato nomi storici della storiografia sul periodo 1940-1945 in Italia quali Spartaco Capogreco, Klaus Voigt, Liliana Picciotto ai quali si sono aggiunti i contributi di Mario Toscano, Università di Roma, Luigi Maria Lombardi Satriani, Università di Napoli, James Walston, Università Americana di Roma, Metka Gombac, Archivio di Stato Sloveno di Lubjana e molti altri, ha messo in risalto come da Ferramonti siano scaturiti ricerche ed approfondimenti su temi diversi affidate sia alla storiografia ufficiale, che a quella non ufficiale affermatasi negli ultimi decenni in Italia.

Ecco che allora diventano fondamentali i contributi di Anna Pizzuti, autrice di un poderoso database sugli ebrei stranieri internati in Italia (www.annapizzuti.it), di Mario Rende studioso di Ferramonti, di Gianni Orecchioni autore di ricerche sui campi in Abruzzo, di Paolo Veziano, esperto delle espulsioni dalla liguria e, non ultimi anche noi dell’Associazione il Fiume, con la ricerca sulle famiglie ebree straniere internate a Rovigo e provincia.

Nel “laboratorio Ferramonti” si sono sviluppati studi su come vada trasmessa la Memoria a fronte di una banalizzazione della shoah che si registra spesso per il necessario fiorire di iniziative, non sempre supportate da preparazione adeguata, sotto l’urgenza della “Giornata della Memoria”.
miriam meghnagiMiriam Meghnagi, interprete della musica yiddish ma anche ricercatrice delle tradizioni musicali sefardite del nord africa, ha sottolineato interpretando alcune intense canzoni il passaggio tra gli interventi del mattino e quelli del pomeriggio.

Sempre dall’esempio di Ferramonti e a seguito del restauro di parte del campo, si è passati a interrogarsi su come si possa evidenziare l’importanza storica dei luoghi trovando una loro giusta conformazione che non sia né la trascuratezza dell’abbandono, né la loro trasformazione in villaggi del turismo della memoria.  La riflessione è importante in un panorama generale in cui, la mancanza di approfondimento storico, rischia di legittimare memoriali come quello di Affile (FR) al generale Graziani, che utilizzò i gas contro le popolazioni dell’Africa occupata, che stanno sullo stesso piano del Museo Virtuale di Ferramonti, ricco di contenuti saccheggiati dal lavoro altrui, o di partenariati millantati e non reali.

Entrambi i casi, realizzati con ampio dispendio di contributi pubblici, non aiutano certo le giovani generazioni a mettere ordine con conoscenza di causa tra vicende storiche che hanno dato origine alle attuali istituzioni italiane ma anche a quelle europee.  Questo conferisce particolare merito ad iniziative come questa che la Fondazione Ferramonti ha realizzato senza fondi pubblici, ma con la sola forza della passione di chi vive la storia come un dovere civile.

26 febbraio 2013 – Ultimo impegno per la Memoria del 2013

Il Comune di Rimini si occupa di educazione alla memoria fin dal 1964, anno in cui venne organizzato il primo viaggio-studio a Mauthausen per le scuole medie superiori.

Da allora viene promosso ogni anno un programma educativo sulle tematiche della deportazione e dello sterminio che comprende sia iniziative di formazione e di aggiornamento per insegnanti e per studenti, sia eventi di divulgazione e di riflessione collettiva sulla memoria: spettacoli teatrali, rassegne di film, laboratori, conferenze e testimonianze di sopravvissuti.

la sal della cineteca di riminiPoiché il programma di educazione alla memoria viene concepito come itinerario didattico di conoscenza storica e di formazione personale, il percorso si conclude con la realizzazione di un viaggio-studio per le scuole, evento che contribuisce ad arricchire e consolidare l’esperienza vissuta dai ragazzi durante l’anno scolastico.

Il ricco programma del seminario 2012 -2013 ha ospitato martedì 26 febbraio presso la Cineteca Comunale di Rimini  l’incontro con l’Associazione Il Fiume dal titolo: “History happened also here. La storia è passata di qua. Dalle storie del Polesine alla storia comune europea passando dalla shoah“.

responsabile e relatrici del seminarioDi fronte ad un pubblico attento di circa 100 ragazzi delle scuole superiori con l’introduzione della dottoressa Francesca Panozzo,  Chiara Fabian ha presentato il caso emblematico della famiglia Buchaster, che ha attraversato tutte le fasi più drammatiche della storia del primo ‘900, passando dalla Polonia alla Germania di Hitler alla fuga attraverso l’Italia fino ad incontrare la “shoah”.

Le vicende dei Buchaster fanno parte della più ampia ricerca sull’internamento libero in Polesine, che si è arricchita recentemente di documentazioni originali conservate in Israele dai discendenti di Chaim Buchaster, che disperse i propri dieci figli tra la famiglia buchasterEuropa, Palestina e stati Uniti per dare al maggior numero di loro una chance di sopravvivenza in un mondo in fiamme.

Ai ragazzi abbiamo cercato di trasmettere, non solo la storia della famiglia internata a Costa di Rovigo, ma anche un metodo di ricerca che interseca fonti canoniche quali i faldoni degli archivi ufficiali, racconti di testimoni e materiali inediti ritrovati tra le carte conservate da figli e nipoti.   Più che confidare nella conoscenza allo scopo che quanto è accaduto “non si ripeta mai più” , abbiamo invitato i giovani a conoscere una storia comune che ha legato paesi diversi oggi riuniti sotto la bandiera dell’Europa, e da questa rafforzare il senso di una comune appartenenza.

GIORNATA DELLA MEMORIA 2013 – Rovigo e Provincia

incontro di melara

Gli impegni programmati dal “Fiume” per supportare le istituzioni nella diffusione della conoscenza della “shoah”, si sono succeduti come da programma.

Nonostante la difficoltà per l’assenza del presidente Luciano Bombarda, nel vuoto di entusiasmo seguito al suo ritrovamento il 16 gennaio, si è deciso comunque di dare la nostra attenzione ed il nostro supporto,  a tutti i ragazzi delle scuole che avevano chiesto il nostro aiuto.    Come Fiume, al di là dei film o della riproposizione di testi noti, abbiamo portato a conoscenza di ragazzi e adulti la parte di storia contemporanea che ha toccato anche il Polesine e la shoah tutta italiana che vi si è svolta.

Gli incontri hanno avuto inizio a Stienta dove Guido Tallone ex sindaco di Rivoli (TO)la sala delle scuole medie a Stienta animatore del gruppo Abele, ha portato un gruppo di 150 genitori e figli della parrocchia di Quinto, sobborgo di Treviso, a fare memoria nei luoghi. Singolare la scelta di questa comunità di muoversi per sperimentare il viaggio di conoscenza, verso i luoghi in cui le vicende si sono svolte, non aspettando la storia a casa propria. Bella e partecipata la riunione in cui si è parlato della storia di Stienta nei secoli, ma soprattutto durante i pochi drammatici anni della seconda Guerra Mondiale.

Nei giorni successivi e nelle Scuole di Costa di Rovigo, Stienta e Melara, a partire dalla pubblicazione della rivista REM, abbiamo fatto conoscere la storia di Estica Danon, una “Anna Frank a lieto fine”come la definiva l’amico di quegli anni, il partigiano Isidoro Brunazzo di Pontemanco.

La storia della piccola jugoslava che viene mandata in Italia dalla mamma con una sconosciuta, per raggiungere gli zii e la salvezza, le sue vicende successive, che coinvolgono più paesi e mettono in luce la resistenza materiale e morale al nazi-fascismo, sono stati un utile supporto per far capire come la scelta individuale possa far camminare la storia verso una direzione anziché quella opposta.

Nell’intervento alla Scuola Media “A. Frank” di Ficarolo, invece, si è parlato di persecuzione razziale a partire dalla storia di Bruno Levi, ebreo ficarolese ucciso ad Auschwitz, alla presenza del figlio Franco Levi, e grazie alla collaborazione degli insegnanti della scuola Carla Garbellini e Fabrizio Nicoli.

i ragazzi di MelaraCome ogni anno abbiamo affiancato l’attività degli educatori dentro la Casa Circondariale di Rovigo portando il prof. Antonio Spinelli a parlare dell’Aktion T4, ossia la sperimentazione delle tecniche di messa a morte sui malati di mente e sui portatori di handycapp, che venne fermata dalla rivolta morale di una parte della chiesa tedesca. Dell’Aktion T4 abbiamo parlato anche ai ragazzi della scuola Media di Stienta e dell’Istituto Tecnico Einaudi di Badia.

In ogni scuola o luogo in cui si è parlato di memoria, la figura di Luciano Bombarda è stata ricordata, ed a Palazzo Celio, sede della Provincia, la Presidente Tiziana Virgili ha fatto osservare un minuto di silenzio nella celebrazione ufficiale della Giornata della Memoria 2013.

Particolarmente toccante è stato anche in Carcere il ricordo ed il ringraziamento a Luciano da parte  di una delle persone che stanno scontando la pena e che ha partecipato anche agli incontri degli anni precedenti, segno che l’attenzione che Luciano aveva per tutti, ha lasciato il segno.

Terminati gli incontri ufficiali l’obiettivo dell’Associazione il Fiume sarà quello di procedere alla chiusura delle ricerche e alla messa su carta con la stampa dei contenuti del lavoro sull’Internamento Libero in provincia di Rovigo, per dare il giusto risalto al lavoro svolto da Luciano Bombarda come storico.

Il lcompito che ci aspetta non è dei più facili, ma lo affronteremo con la tenacia e la gioia che abbiamo condiviso con Luciano e grazie all’aiuto di tutti gli amici studiosi che abbiamo incontrato in questi anni.