28 marzo 2018 – L’uomo è animale politico – Aristotele 340 a.c.

All’esame di maturità mi toccò in sorte il greco come seconda prova e in particolare la versione presa dal testo  “La Politica” di Aristotele che titolava  “l’uomo è animale politico” , per questo  e forse anche per l’esito non proprio felice della traduzione dal greco, la definizione mi è rimasta impressa.  Marzo 2018 è stato il mese delle elezioni politiche e la politica riguarda la nostra vita quotidiana, investe il nostro impegno culturale, determina l’indirizzo della nostra istruzione, condiziona le scelte del tempo libero e quindi non fare politica è come non –vivere.

L’esito del voto ha premiato le forze di centro-destra, poco male, nella dialettica politica ci sta l’alternanza, ma quel che preoccupa è che entro queste forze sono confluite con regolari formazioni, simboli e programmi le forze che si ispirano al fascismo.   Come è stato possibile nonostante una Costituzione, difesa ad oltranza nell’ultimo referendum da una strana accoppiata destra-sinistra estrema, che esplicitamente vieta la ricostituzione del partito fascista o di partiti ad esso ispirati?   Non lo so.

Accanto alla destra un Movimento 5 Stelle, nato come rottura, al grido simbolico di “vaff..” ha preso un terzo dei voti e con l’euforia di chi non ha niente da perdere ma tutto da conquistare, nonostante le prove al di sotto della sufficienza dei suoi sindaci finora eletti, si propone alla guida del paese.

La Sinistra “…che parla sempre di tasse e di regole e con la sua petulante ossessione per la cultura, la sinistra mai semplice, mai alla mano…” come scrive il noto commentatore Michele Serra, non è utile al nostro paese, anche e forse perché nella sua ultima versione pur provando ad uniformarsi a certo pensiero economico di destra non ha convinto quasi nessuno.

Ora la formazione del Governo è affidata all’unione delle due forze politiche, apparentemente opposte, che hanno ottenuto la maggioranza. A Roma, nei giorni dell’euforia, è apparso un murales che mostra i due leader uniti da un bacio appassionato, non il bacio di Giuda, ma proprio un bacio appassionato.

Un murales accanto a quello con una Giorgia Meloni anti-migranti con un bel negretto in braccio. Bei murales molto ironici che sono stati subito cancellati … con la destra non si scherza! Peccato che, nell’era dei social la foto di questi murales abbia fatto il giro del mondo e rimarrà ad imperitura memoria e ad emblema della politica da ora in poi.

Una politica di cambiamenti repentini, di coincidenza degli opposti per opposti motivi, detta fatta e cancellata subito dopo, messa in streaming al bisogno e chiusa nelle segrete stanze all’occorrenza. Una politica senza partiti ma con società finanziarie alle spalle che accumulano somme enormi e gestiscono dati di milioni di persone che li affidano allegramente per poi lagnarsene subito dopo.

E’ comprensibile l’entusiasmo dei tanti giovani del Movimento 5 Stelle, che non avrebbero avuto nessuna possibilità in partiti tradizionali dove si richiedevano impegno a indire riunioni, trovare le sedi, affiggere manifesti, organizzare feste di finanziamento, mentre ora da casa con un clic al pc riescono a catapultarsi a Roma.

E’ comprensibile l’inebriante senso di “finalmente è possibile”, e che arrivare allo scopo prefisso si può passar sopra a quanto detto, scritto, giurato e spergiurato. Speriamo solo che l’incoerenza e il vendere la dignità porti a qualche beneficio che non siano quattro soldi promessi per calmare masse senza speranza.

Speriamo di poter avere un paese più civile, più onesto, in cui le risorse siano distribuite equamente e le opere pubbliche realizzate se servono al paese non ai magnati delocalizzati. Speriamo che ci daranno un paese senza campi di concentramento per migranti, senza omicidi per mafia o senza spaccio di droga, in cui la crescita sia coniugata con il rispetto dell’ambiente e l’ecologia.

Ovviamente non c’è da aspettarselo dalla destra scompatta tutto questo, ma dal Movimento 5 Stelle si. Datecelo, ne avete i numeri e il mandato!

01 febbraio 2018 – Meglio non sapere? Il peso della conoscenza

Tatiana Bucci, Sergio de Simone e Andra Bucci all’epoca della deportazione

È meglio sapere anche se la verità fa male. Prendendo spunto dal titolo del libro della scrittrice napoletana Titti Marrone che ha raccontato la storia di Sergio De Simone e delle cugine Andra e Tatiana Bucci, deportati ad Auschwitz da Fiume con parte della famiglia, abbiamo voluto far sapere ai ragazzi di alcune scuole di Ferrara cosa significa essere stati bambini nell’inferno del campo di sterminio.

M.Chiara Fabian, Andra Bucci, Titti Marrone, Anna Quarzi, l’assessore Massimo Maisto e il rappresentante dela comunità ebraica di Ferrara assieme al signor Finzi

Andra Bucci ha portato per la prima volta a Ferrara la sua testimonianza grazie al  lavoro dell’Associazione Il Fiume, unito a quello dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e della sua Presidente Anna Quarzi.  Hanno avuto un grande ruolo anche le istituzioni e soprattutto l’Amministrazione comunale della città che diverrà sede del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah.  Il  Sindaco e gli assessori Maisto e Corazzari,  hanno appoggiato l’iniziativa e compreso l’importanza di avere ancora testimonianze dirette di chi ha vissuto nel corpo e nell’anima l’esperienza della persecuzione antiebraica del fascismo e del nazismo.

Nonostante Titti Marrone abbia dato un taglio narrativo ma anche storico al racconto di Andra, e nonostante quest’ultima abbia sempre sottolineato che allora era bambina e i suoi ricordi sono piuttosto flash, frammenti di immagini mescolati a sensazioni, il pubblico ha provato emozioni molto forti.   Le emozioni che può dare una storia come quella di tre bambini catapultati un un mondo irreale in cui l’incubo era diventato vita quotidiana e giocare tra i grigi cadaveri era cosa normale.

Il libro “Meglio non sapere” (Edizioni Laterza. 2003) di Titti Marrone ha raccontato in maggior parte la storia di Sergio de Simone che era stato selezionato da Mengele, il “dottor Morte”, per esperimenti e venne accomunato nella triste sorte ad altri 19 ragazzini di tutta Europa, trasferiti  nel campo di Neuengamme per manipolazione inutili e poi uccisi nei sotterranei di una scuola di Amburgo poco prima dell’arrivo delle truppe liberatrici russe.

Ogni anno il 20 aprile in quella che ancor oggi è una scuola, si ricorda con una cerimonia molto toccante, la storia dei “20 bambini di Bullenhuserdamm” e anche questa vicenda è stata fortunatamente ricostruita da un ostinato giornalista tedesco Günther Schwarberg e, per l’Italia, dalla professoressa Maria Pia Bernicchia,  autrice del libro “Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti” ( Proedi editore).

Accanto al racconto della vicenda di Sergio de Simone, Titti Marrone ha dipanato anche la vicenda delle cuginette Tati ed Andra che a sei e quattro anni sembravano gemelle e riuscirono a scampare alla selezione grazie all’aiuto di una kapò che le aveva prese a cuore. Di loro l’autrice racconta la memoria del campo ma soprattutto la difficoltà del ritorno alla vita normale e alla madre, che avevano cancellato dalla memoria.

Il loro è racconto esemplare di quello che avrebbero potuto raccontare migliaia di altri bambini in quelle condizioni se non fossero stati inviati direttamente al gas, un racconto che almeno un milione di loro non potè fare.

Andra Bucci e Titti Marrone difronte al castello di Ferrara

Un racconto che attraverso le loro parole pacate e sommesse ci emoziona e ci fa riflettere sulla brutalità del male ma anche sul destino che salva alcuni e condanna altri e tuttavia abbiamo la sensazione che la conoscenza paradossalmente non serva. Quanto è accaduto continua ad accadere anche oggi in luoghi in cui la vita umana, specie quella dei bambini vale meno di zero.

Ma l’ostinazione al male va pareggiata con l’ostinazione a combatterlo e la conoscenza è l’unico modo che sappiamo.

25 gennaio 2018 – I Giusti tra le Nazioni

Quest’anno abbiamo programmato per gli interventi nelle scuole una diversa  lettura della ricerca sull’internamento libero in Polesine. Abbiamo voluto mettere in risalto il ruolo svolto dai comuni cittadini nel far sentire i profughi sostenuti e appoggiati fino al punto da metterli in salvo a rischio della vita loro e delle loro famiglie. Lo scopo era quello di far capire ai ragazzi l’importanza delle scelte personali e la possibilità che queste “facciano la differenza” nel salvare vite umane.

A Montagnana abbiamo incontrato tre classi delle terze medie dell’Educandato San Benedetto, una grande struttura scolastica dotata di convitto e molto ben organizzata. Con la collaborazione e grazie alla volontà dell’ Anpi locale ai ragazzi è stato proposto un incontro durato più di due ore. Sorprendente l’attenzione dei ragazzi sicuramente frutto del lavoro degli insegnanti.  L’intervento si è focalizzato sulla salvezza di sette persone nascoste nella soffitta di Pontemanco dalla famiglia Brunazzo e dal riconoscimento che questo atto ha ricevuto dallo Yad Vashem.

Gli alunni hanno ascoltato in silenzio e , anche se gli argomenti non erano dei più facili, hanno capito il messaggio. Lo hanno confermato le domande e gli interventi di molti di loro. Hanno capito il senso e i protagonisti della storia e hanno tirato fuori dai loro vissuti familiari i racconti uditi ormai dai nonni e a volte dai bisnonni (se pensiamo che in terza media ci sono ragazzi nati nel 2005).

Il nostro grazie va all’ Anpi per aver voluto questa forma di trasmissione del giorno della Memoria, costruita per tempo e con la collaborazione del Memoriale de la Shoah, nella figura di Laura Fontana, che ci ha indicato come depositari di storie che possono essere utili anche ad affrontare meglio il presente.   Non abbiamo mostrato nemmeno una immagine di morte e orrore, ma pensiamo sia più importante aver fatto riflettere anziché emozionare.

25 gennaio 2018 – Costa di Rovigo.   In contemporanea ai ragazzi delle scuole medie di Costa di Rovigo abbiamo proposto un intervento del prof. Fausto Ciuffi, direttore della Fondazione Villa Emma di Modena.   In occasione della inaugurazione della mostra sul salvataggio a Nonantola di settanta ragazzi ebrei in fuga da Hitler nel ’43, che si può vedere per alcuni giorni all’archivio di Stato di Rovigo, il professor Ciuffi ha raccontato ai ragazzi la storia di un salvataggio clamoroso.    I nostri ragazzi hanno dimostrato oltre che interesse, anche una grande preparazione, non a caso Costa di Rovigo  da anni fa un lavoro di recupero della Memoria  in collaborazione con l’Associazione il Fiume, e ha posto in atto iniziative di grande spessore tra le quali, nel 2016, la posa delle “pietre d’inciampo” in nome della famiglia Buchaster.

La medaglia che lo Yad Vashem conferisce ai giusti tra le nazioni

 

 

19 gennaio 2018- Ebrei in Piemonte e in Polesine storie diverse e uguali

19 gennaio 2018 – Costa di Ro (RO) Biblioteca Buchaster – ore 20.30, – Adriana Muncinelli   dell’ISRC presenterà il libro, “Oltre il nome.  Storia degli ebrei stranieri deportati dal campo di Borgo San Dalmazzo”, sulla vicenda della deportazione di oltre 355 ebrei stranieri da Borgo San Dalmazzo (CN).

Il libro frutto di una lunga e approfondita ricerca, è un affresco delle vicende delle terre di confine durante le due Guerre mondiali.  Oltre a ripercorrere le storie e gli spostamenti di 355 “persone” costrette ad essere sempre senza patria, il testo fa capire come in tutta Europa i paesi avessero lo stesso approccio alle politiche di accoglimento dei profughi, soggette a restrizioni e a repentini mutamenti che le trasformavano all’improvviso in politiche di respingimento.

Dossier stranieri e fascicoli nelle prefetture e nei Ministeri,  visti di ingresso, campi di raccolta e concentramento, i mezzi e le procedure in Belgio, Olanda,  Francia, Svizzera,  Italia erano gli stessi.   Una sorprendente uniformità tra paesi diversi, alcuni dei quali con la pretesa di essere baluardi della democrazia. E come esito finale la persecuzione di migliaia di famiglie innocue ed innocenti.  Come ogni anno l’Amministrazione di Costa di Rovigo si distingue per la voglia di approfondire le innumerevoli facce della persecuzione antiebraica confrontando quello che accadeva nei comuni del Polesine con il più vasto panorama che circondava l’Italia.

La professoressa Adriana Muncinelli darà voce ad una ricerca condotta con la collega e storica Elena Fallo, con una sensibilità molto femminile. Non per sostenere che esiste una storiografia di genere, ma per sottolineare come l’interesse sia stato dato ai piccoli ma significativi eventi famigliari che si susseguono anche in mezzo alle più terribili vicende della storia. Un affresco che ricorda le saghe dei fratelli Singer, e che sottolinea come la vita e la famiglia nella cultura ebraica prevalessero su ogni difficoltà.

Una storia che pone anche degli interrogativi: perché non lasciar migrare le persone senza visti, sulla base della loro capacità di lavorare e trovare una sistemazione, in modo che ciascuno trovi il suo posto sulla terra?


17 dicembre 2017- Lui ci parla ancora?

Sul suicidio se ne leggono tante. C’è chi lo considera un atto di eroismo, chi una semplice anticipazione quando non si sopporta più la difficoltà della vita. C’è chi dice che il suicidio è esaltante quando lo si conduce da intellettuale, consapevole della banale miseria della vita. Di sicuro vi è l’impossibilità di darne una spiegazione certa e univoca.
Un giorno con Luciano stavamo salutando un amico all’aeroporto e ci siamo sentiti dire “Ecco, ora potrei anche suicidarmi perchè sono felice e ho avuto tutto dalla vita”.
Il nostro affetto verso l’amico ci lasciò scioccati. L’idea di perderlo ora che il legame si era così cementato, era per noi insostenibile e ogni tanto riflettevamo sulla frase che sembrava anormale.

E poi Luciano, proprio lui, si lancia nella più classica delle contraddizioni e il 17 dicembre del 2012 con lucida determinazione si lascia cadere nell’acqua gelida del Po .

No, non è possibile, proprio lui.
In quanti ci siamo interrogati sul perchè Luciano ci ha lasciati senza un avviso e una richiesta di aiuto! Recentemente ho incontrato la frase di commiato di Cesare Pavese e l’ho sentita così calzante a quanto è accaduto che mi par di sentirla sulle labbra di Luciano.
“Vi perdono tutti perchè non avete capito senza che io ve lo dovessi spiegare…ma state tranquilli, non avete colpe, vi chiedo perdono per quello che non sono riuscito a fare e per l’aiuto che non sono riuscito a darvi”.

Ecco mi pare di sentirlo dire questo e anche …”non fate pettegolezzi!”.