10 gennaio 2024 – Programma

L’attività del Fiume per il prossimo gennaio sarà improntata alla divulgazione del significato della posa delle pietre d’inciampo in provincia  di Rovigo.

Continuando la testimonianza della deportazione degli ebrei stranieri iniziata con la ricerca pubblicata nel 2015 e concretizzatasi con la posa delle pietre d’inciampo a Costa di Rovigo per la famiglia Buchaster e per Carl Gruen, altre pietre verranno posate ad Adria e a Papozze.  Grazie all’impegno del “Comitato pietre d’inciampo” di Adria è stato possibile organizzare le nuove date nel Polesine che saranno precedute da incontri nelle scuole medie tenuti dagli studenti del 5 anno dell’Istituto alberghiero “G.Cipriani” di Adria.

24/1/2024 – Rovigo- ore 17.00- Palazzo Celio Sala Consiliare della Provincia di Rovigo – l’ISTPOLREC e Associazione il Fiume :“L’internamento libero degli ebrei stranieri in Veneto. Un caso di studio”.  Presentazione dello studio effettuato per la rivista Venetica dai ricercatori. Antonio Spinelli, Costantino di Sante, Paolo Tagini, Enrico Bacchetti, Lucio de Bortoli, Francesca Meneghetti e M.Chiara Fabian.  Dialogano con Antonio Spinelli e M.Chiara Fabian gli studiosi Valentino Zaghi e  Luigi Contegiacomo.

25/01/2024. Adria ore 10.30 -Piazzetta San Nicola cerimonia per la posa in memoria di Anselmo Ravenna

25/1 Fiesso Umbertiano – ore 16.00 – “Sommersi e salvati nel Polesine. I casi della famiglia Schloss a Fiesso e dei Feigl a Canaro”.   La relazione a cura di M.Chiara Fabian dell’Associazione il Fiume, con l’apporto di Cosetta Ferrante e Sergio Maestri testimoni  del salvataggio degli ebrei internati a Canaro.

26/01/2024 Papozze ore 10.30 – piazza del municipio posa in memoria di Felix, Julius e Viera Moskovic

26/1- Conselve -ore 16.00 – presso Biblioteca Comunale- M.Chiara Fabian presenta. “La persecuzione antiebraica in Polesine- L’esempio di Guerrino Brunazzo, Giusto tra le nazioni”

05/02/2024 – Adria – ore 10.00 presso Auditorium Saccenti via Moro – “Meglio non sapere” – Titti Marrone giornalista e scrittrice presenta la ricostruzione della storia di Sergio de Simone sottoposto ad esperimenti medici ad Auschwitz e ucciso ad Amburgo.

Buone feste 2023-2024

Buon anno nuovo anche se il 2024 non nasce sotto i migliori auspici.

Guerra tra Ucraina e Russia

Guerra tra Israele e Hammas

Guerra civile in Sudan tra esercito e forzeparamilitari RSF

…mi fermo sono 59.   Fare finta di niente è ipocrisia

7 ottobre 2023 – La strage degli innocenti

“Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò moltissimo, e mandò a uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio dall’età di due anni in giù” (Mt 2:16). Il gesto criminale di Erode è dettato dalla sua egoistica difesa del trono. Questa crudeltà corrisponde al suo carattere: per eliminare ogni ostacolo che mettesse in pericolo il trono, egli fece uccidere anche tre mogli e alcuni figli (tra cui Aristobulo). Quando egli era a Gerico per una malattia incurabile fece uccidere due capi (Yehuda ben Serifa e Matatia ben Marguloth) con i loro discepoli che si erano ribellati. Pare fosse il 13 marzo del 4 a. E. V., perché Giuseppe Flavio parla di una eclissi lunare in quella notte. Erode fece poi convocare a Gerico i più ragguardevoli cittadini della Giudea, li fece rinchiudere nell’ippodromo e ordinò alla sorella Salomè che fossero uccisi alla sua morte perché vi fosse del pianto nella Giudea. In una crisi di dolore tentò di uccidersi. Il figlio Antipatro, saputolo, insistette per essere liberato dal carcere in cui il padre lo aveva rinchiuso. A sua volta, Erode lo fece uccidere. Cinque giorni dopo anche Erode finalmente morì. Non per nulla Augusto, sapute queste cose, con un gioco di parole disse in greco: “È meglio essere un porco [üs] di Erode che non un figlio [üiòs]”, alludendo alla nota avversione degli ebrei per la carne suina. Erode non avrebbe ucciso un porco, ma con facilità uccideva i figli. Tutto questo depone per la storicità della strage dei bambini ordinata da Erode.

Matteo, di fronte a questa carneficina, vi applica il lamento di Geremia posto in bocca a Rachele, la cui tomba si trovava a Rama, circa otto km a nord di Gerusalemme: quasi che, sollevandosi dalla sua tomba, Rachele emetta lamenti per i suoi figli avuti da Beniamino e condotti in prigionia da Nabucodonosor. In Ger 31:15,16 il testo dice: “Così parla il Signore: ‘Si è udita una voce a Rama, un lamento, un pianto amaro; Rachele piange i suoi figli; lei rifiuta di essere consolata dei suoi figli, perché non sono più’. Così parla il Signore: ‘Trattieni la tua voce dal piangere, i tuoi occhi dal versare lacrime; poiché l’opera tua sarà ricompensata’, dice il Signore; ‘essi ritorneranno dal paese del nemico’”. Matteo cita il passo in 2:18.

Yeshùa rimase in Egitto fino alla morte di Erode, che viene fatta risalire al 4 a. E. V.. Dopo di ciò viene portato a Nazaret dove crescerà. Matteo, con un’accomodazione (Mt 2:15), vi applica la profezia di Os 11:1 che riguardava Israele: “Quando Israele era fanciullo, io lo amai e chiamai mio figlio fuori d’Egitto”.

La storia è piena di sangue innocente. Dalla Bibbia, alle scorribande di predoni,  alle invasioni dei barbari.

Il progresso delle guerre moderne in cui si combattono eserciti ha avuto corso breve. Da dopo la guerra di trincea  attraverso i bombardamenti si è tornati ad uccidere i civili .  Il corpo a corpo di uomini armati contro civili inermi,  donne, anziani e neonati è una tappa dell’inumanità che si è compiuta sotto il nazismo e che si ripete ai nostri giorni in nome di Allah.  “C’è troppo Dio in questa storia” recitava una vignetta triste.

10 luglio 2023 – Il Comitato pietre d’inciampo di Adria prepara la posa delle pietre dedicate agli ebrei deportati dalla Provincia

Da circa un anno ad Adria si è costituito un “Comitato pietre d’inciampo” con lo scopo di rendere concreta e percorribile nel territorio, la memoria della persecuzione antiebraica in provincia di Rovigo. La pubblicazione “Siamo qui solo di passaggio” (Panozzo editore, 2015) a cura dell’Associazione il Fiume ( scritto da Alberta Bezzan e Chiara Fabian collaboratrici con altri amici e ricercatori della ricerca di Luciano Bombarda) è l’esposizione di  questa persecuzione e sicuramente renderla memoriale sarebbe stato il sogno di Luciano, un sogno di cui non ha potuto vedere nemmeno l’inizio con le pietre posate a  Costa di Rovigo alla presenza di numerosi ospiti tra i quali i discendenti della famiglia Buchaster.

Il “Comitato pietre d’inciampo” di recente costituzione, ha in Monica Stefani l’anima e Presidente, e si vale di collaboratori e soci che vogliono aderire all’associazione  con lo scopo di prendere in mano e ampliare la ricerca terminata nel 2015 procedendo alla posa delle pietre d’inciampo per tutti gli ebrei arrestati e condotti ad Auschwitz dalla provincia di Rovigo.

Nel Direttivo figurano il prof. Paolo Rigoni, l’avv. Roberta Paesante  e Corrado Franzoso presidente dell’ANPI di Adria e tra i soci anche l’Associazione Il Fiume ha un ruolo nella organizzazione di eventi ed approfondimenti concretizzatisi in un seminario per docenti a dicembre 2022 e nella messa a punto della posa delle pietre d’inciampo nel territorio di Adria prevista per i prossimi mesi.

Dopo le prime pietre d’inciampo di Costa di Rovigo e di Rovigo è ad Adria e Papozze che verranno ricordati gli ebrei perseguitati e assassinati dai nazi-fascisti ed in particolare  Anselmo Ravenna su cui si accanì la volontà dello stato di privare lui e la famiglia dei beni prima della deportazione ad Auschwitz. Per il comune di Papozze verranno ricordati i membri della famiglia  Moskovic, il padre Felix e i figli Viera e Julius che erano ospitati dalla famiglia Modonesi in una grande casa azzurra nella golena del Po.

La realizzazione di una opera d’arte totale come si possono definire le pietre d’inciampo ( piccoli cubetti di ottone con inciso il nome dei deportati, la data di nascita e quella di deportazione e morte se conosciuta) è uno dei più vasti memoriali della Shoah per il numero e la diffusione nei paesi di tutta Europa e dovrebbe essere un monito a chi pensa che la guerra sia ancora un mezzo per confrontarsi tra esseri umani incasellati in Nazione.

Il suo autore Gunter Demming ha il controllo, con la fondazione dedicata, della realizzazione e della posa che devono avvenire con determinate caratteristiche, e anche se vi è chi ne fa l’imitazione appropriandosi di una idea a tutti gli effetti protetta da copyright, la cerimonia ormai ha un valore universale e rappresenta un momento per sensibilizzare i giovani su uno sterminio che non ha avuto eguali nella storia.

6 luglio 2023 – DELLA PERDITA DI ELISABETTA CROCCO E DINA KATAN BEN ZION

La perdita è una costante della vita umana.

Fare nuove amicizie, trovare persone disposte a collaborare per passione condivisa, incontrare umanità di grande valore, capita nel percorso di un individuo ed anche di una associazione. Quando però queste persone si perdono per motivi che dipendono dal destino comune dell’uomo, si fatica a pensare che saranno sostituite e infatti nessun individuo viene sostituito.

Rimane un vuoto, un interstizio tra le parti che resta sempre presente, come il vuoto tra le palline in un contenitore, così è per ogni amico del Fiume che perdiamo, come Elisabetta, mancata ad aprile, silenziosa e umile giovane avvocato appassionata di storia e delle storie che abbiamo raccontato. Ha collaborato con il Fiume da dietro le quinte a molte iniziative e anche se ha avuto modo di frequentare Luciano Bombarda per poco tempo, aveva stabilito con lui un forte legame (“inevitabile” dirà chi lo conosceva). Entrata nel direttivo del Fiume ha partecipato come e quando poteva, ma dando sempre il suo appoggio morale e culturale come persona che sapeva tradurre il greco a vista e passare dal francese all’inglese con qualche punta di tedesco, instancabile lettrice e amica.

Con lei vogliamo ricordare un’altra cara amica scomparsa da pochi giorni, Dina Katan Ben Zion. Dina è giunta a noi attraverso Joseph Papo Ben Zion, uno dei Ragazzi di Villa Emma scampato alla Shoah grazie all’aiuto della cittadina di Nonantola.

Li abbiamo raggiunti, marito e moglie, a Tel Aviv più volte per scoprire che accanto a Jozy una donna più giovane lo accudiva ma allo stesso tempo questa donna scriveva e traduceva in ebraico le opere degli autori jugoslavi più famosi. Dina era fuggita da Sarajevo salvandosi dalla persecuzione degli Ustasa ma non aveva mai dimenticato la lingua madre, il serbo-croato, che aveva coltivato leggendo Ivo Andric, Danilo Kis e altri autori a noi meno noti. Frequentando l’Università era diventata a sua volta insegnante ma soprattutto traduttrice per Israele del “Ponte sulla Drina” ed altri capolavori. Si è spenta pochi giorni fa lei che doveva per età anagrafica sopravvivere a Joseph e accudirlo.

Che la terra sia loro lieve.

Da sinistra Dina Katà ben Zion con Joseph e Chiara Fabian a Belgrado per un seminario sulla letteratura dell’ex-Jugoslavia
Elisabetta Crocco