13 febbraio 2015 – Tra memoria e ricordo

pahordoc

Stamattina ho telefonato al professor Boris Pahor e l’ho trovato a casa.

Luciano Bombarda era solito chiamarlo per un saluto o mandargli cartoline di auguri nell’occasione del Natale o del Compleanno. Da un po’ di tempo ho continuato a far sentire al “Professor”, come lo chiamano gli sloveni, l’affetto del Fiume, chiamandolo di tanto in tanto.

Dall’alto dei suoi 102 anni mi ha risposto con voce prima flebile e poi sempre più viva. Un po’ perplesso sul telefono cordless di cui è stato dotato ma tutto sommato contento di poter stare in posti diversi della casa e rispondere alle chiamate. Ci siamo scambiati i saluti e qualche impressione sul Giorno del Ricordo voluto da Destra e Sinistra per una sorta di pacificazione omologante che non chiarisce né unisce.

Con affetto ci siamo salutati e il professore mi ha pregato di porgere i suoi saluti gli “amici del Fiume” non escludendo di tornare da noi a presentare la sua prossima fatica letteraria! Gli ho risposto che sarà, come sempre, un piacere e dopo aver abbassato la cornetta ho capito di aver parlato con la Storia.

luciano bombarda e boris pahor a ferrara nel 2010
luciano bombarda e boris pahor a ferrara nel 2010

*Boris Pahor sloveno nato a Trieste il 26 agosto 1923 è scrittore di lingua slovena che ha sfiorato spesso la nomina al Nobel per la letteratura. Deportato dai Nazisti come oppositore politico (triangolo rosso) per la sua attività con la resistenza slovena, è stato liberato nel campo di concentramento di Natzweiler – Struthof. Scrittore prolifico ha vinto numerosi premi soprattutto in Francia la Nazione che per prima ha scoperto il suo lavoro letterario. L’opera più conosciuta è Necropolis (Fazi editore), sulla sua esperienza di deportato.