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Negare l’esistenza dell’Olocausto significa uccidere una seconda volta vittime innocenti. Cancellare la memoria è tipico dei regimi totalitari. Bisogna reagire contro queste pratiche con la massima energia.
Nicolai Lilin

DIJANA PAVLOVIC E “PORRAJMOS”

dijana pavlovic

Con grande dedizione e passione per la causa del popolo Rom-Sinti che da anni difende, la giornalista, attrice, mediatrice culturale jugoslava Dijana Pavlovic si è messa a disposizione del Fiume per parlare di shoah, o meglio di “porrajmos”, che è la parola in lingua romanes per indicare la distruzione degli “zingari” (circa 500.000 le vittime) che i Nazisti  misero in atto accanto a quella degli ebrei e delle altre categorie pericolose per l’ordine costituito.

E’ stato bello mettere a confronto una donna giovane, madre, e rom con ragazzi del Liceo Artistico “Munari” di Castelmassa (Rovigo) , che dopo aver ascoltato attentamente la storia della persecuzione, le hanno sciorinato tutti i luoghi comuni sugli zingari che tanto piacciono alla nostra società semplificatrice.

Dijana vi ha contrapposto l’umanità di un popolo che non chiede terra, non si bea di un qualche nazionalismo, non vive per il denaro ma per i saldi rapporti familiari, e i bambini li fa non li ruba.con i ragazzi del liceo artistico di castelmassa

Le domande sulla realtà rom sono uscite a margine del racconto dello sterminio degli zingari che ad Auschwitz avevano uno statuto speciale in quanto “ariani” (originari del ceppo indiano e quindi indoeuropei come gli arii) e vennero tenuti uniti nello “zigeuner lager” fino alla notte tra il 2 e il 3 agosto del 1944.

Al mattino del 3 agosto i prigionieri di Auschwitz, sorpresi del silenzio che regnava,  videro il campo degli zingari deserto. Nella notte tutte le famiglie erano state gasate.

Molto bello è stato l’incontro nella Casa Circondariale di Rovigo con un buon numero di detenuti che ogni anno partecipano al programma che l’Uisp propone per l’apertura alla riflessione su questo tema e che, da quattro anni, porta “Il Fiume” a raccontare di quel che è accaduto anche in Italia.

Gli anni scorsi si è parlato di shoah in Polesine con la visita di Sandy Speyer, da New York, nel carcere dove sua madre era stata imprigionata nel ’44 prima del trasferimento ad Auschwitz, quest’anno con Dijana Pavlovic si è parlato di zingari.

Così in mezzo a detenuti magrebini, egiziani, italiani, slavi, si è scoperto che molti erano di origini rom e sinti, a addirittura “caminanti”, mentre un ragazzo italiano ha rivendicato con orgoglio di avere sposato una rom.

Nella drammaticità della situazione abbiamo capito che i presenti si sono sentiti coinvolti, sia dalla storia del “porrajmos”, sia dalla presenza tra di loro di una che ce l’ha fatta, che ha studiato e si batte per dei diritti che vengono negati oggi, non meno che 60 anni fa.

Non sono mancati gli screzi tra gli ospiti che avevano voglia di dire la loro, alcuni a sproposito, altri con cognizione di causa e vera partecipazione, Mohamed dal Marocco che in patria viveva vicino ad un campo di zingari, ne ha elogiato le virtù augurandosi di rinascere zingaro!

Silenziose e poche le donne. Tra di loro una ragazza di colore attenta più ai segni dell’amico nella parte degli uomini (bello che anche a questo sia servito l’incontro, a vedersi e rompere l’isolamento) e una mamma rom di 11 figli, in carcere per chi sa quale grave furto, che alla fine si è avvicinata a Dijana e l’ha salutata in romanes.

Quel che abbiamo capito alla fine è che abbiamo molto da conoscere e da imparare, prima di tutto a dare i nomi alle persone ed alle culture perché se non si conosce, non si rispetta e se non si rispetta è l’inizio dell’odio.

13-14 Gennaio 2011 – IL RABBINO DI FERRARA INCONTRA GLI STUDENTI

Alle scuole medie di Ficarolo e di Costa la “giornata della memoria” è stata introdotta da un ospite d’eccezione, il rabbino di Ferrara, Luciano Meir Caro che, in accordo con le insegnanti delle due scuole, ha incontrato i ragazzi nei giorni 13 e 14 per portare la sua personale testimonianza.

Originario di Torino, negli anni della guerra e a seguito delle leggi razziali, si nascose in toscana tra le colline vagando con la famiglia da un posto all’altro, finchè nel ’44 con la madre e la sorella tornò a Torino, mentre il padre, rimasto a sistemare i bagagli, venne denunciato e deportato.

Da Fossoli ad Auschwitz la sorte del padre fu segnata e ricostruita, molto dopo la fine della guerra, grazie agli archivi e ai documenti ritrovati, ma la famiglia rimase a lungo in attesa del suo ritorno inconsapevole del dramma e del rischio sfiorato.

Il rabbino, che svolge il suo ministero a Ferrara da 20 anni, ha insistito sull’eguaglianza delle fedi nel monoteismo che accomuna ebraismo, cristianesimo ed islam e ha invitato i giovani a conoscere e farsi una propria opinione.

A Ficarolo l’incontro è proseguito con la deposizione di una corona di fiori alla lapide dei caduti e di Bruno Levi, ebreo ficarolese ucciso ad Auschwitz, che viene ricordato, ogni anno, alla presenza del figlio Franco Levi.

l’incontro a Ficarolo
il rabbino a ficarolo    
rav caro con i ragazzi a costa

                                                                           il rav Luciano Caro con i ragazzi di Costa

2-7 Gennaio 2011 – “PENSARE ED INSEGNARE LA SHOAH”

memoriale - parigi

Il 27 gennaio, giorno dell’apertura dei cancelli di Auschwitz è stato decretato per legge “Giorno della Memoria” del dramma della “shoah” (distruzione) del popolo ebraico.

 Da dieci anni le celebrazioni e la conoscenza della Shoah si susseguono con un ritmo che si intensifica in occasione della data istituzionale. Nel resto dell’anno la cosa si calma e viene confinata in ambiti più ristretti, quando addirittura non si alzano le voci dei negazionisti o di coloro che si dicono stanchi di tanta attenzione per un solo attore (aimè).

Dagli anni ’80 è cominciata a fiorire una storiografia sempre più accurata ed attenta alle fonti, anche le più banali, preziosi archivi si sono aperti con la caduta del “muro” e accanto, a tutto questo, le molte voci dei testimoni hanno amplificato la conoscenza delle vicende più o meno drammatiche di milioni di cittadini europei del secolo scorso.

Da un silenzio totale nel primo dopoguerra, se si eccettua la fase del processo di Norimberga, si è passati negli anni 60, con il processo ad Adolf Eichmann in Israele, all’ansia di conoscere e sapere tutto il possibile. Il lavoro degli storici, più oscuro per i molti, è stato completato dalla capacità divulgativa di artisti che, con le loro opere cinematografiche, hanno messo a disposizione del grande pubblico vicende, più o meno romanzate, fino al lavoro documentaristico di Lanzman e Spielberg, ad esempio.

Nel frattempo, anche grazie al recupero dei beni depredati ai milioni di perseguitati, sono state create istituzioni destinate allo studio ed alla divulgazione della storia dell'”olocausto”.

memoriale parigiLa principale di queste istituzioni in Europa, “Il Mémorial de la shoah” di Parigi, ha organizzato con la direzione della sua responsabile italiana, la prof. Laura Fontana, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Rimini, un seminario per “insegnare agli insegnanti” come inquadrare storicamente e come trasmettere, alle prossime generazioni di studenti, questo periodo storico.

Non è una storia come le altre, non parla di migliaia di teste tagliate nei tumulti della Rivoluzione Francese, o delle migliaia di civili passati per la spada alla presa di una città da parte di un conquistatore, è una storia che parla di premeditazione e di organizzazione industriale nello sterminio di un gruppo etnico ben determinato e sottratto ad una vita normale, a volte insignificante, in mezzo all’indifferenza di milioni di cittadini civilizzati. 

“Il Fiume” ha ritenuto importante partecipare ad un seminario in cui, mettere a confronto conoscenza ed esperienze, potrà sicuramente dare un aiuto a impostare nel modo migliore il lavoro che da anni si svolge con sensibilità e attenzione.

“Conoscere la fine …non ci aiuta a comprendere l’inizio” per usare una citazione di Laura Fontana nel suo bel saggio “Folgorati lungo la via di Auschwitz” e proprio questa consapevolezza ha portato alla immersione nella sei giorni di Parigi, difronte ai maggiori storici francesi, italiani e polacchi.

Nello spirito della conoscenza e non solo dell’emozione, affronteremo le molte iniziative dei prossimi giorni, perché sia chiaro che, anche “dopo l’ultimo testimone”, la conoscenza della shoah continuerà ad essere necessaria, non per la commiserazione del popolo ebraico, ma per comprendere l’inizio di ogni altro analogo processo di persecuzione.

CALENDARIO APPUNTAMENTI DE “IL FIUME”

                                     simbolo
Giovedì   13  gennaio 2011   –  
Scuola media “Anna Frank” di Ficarolo (RO), ore 10,00, “Dalla persecuzione…alla Shoah” incontro con il Rabbino Luciano Caro e Franco Levi, figlio di Bruno Levi assassinato ad Auschwitz

Venerdì  14 gennaio  2011   –  
Scuola media  di Costa di Rovigo, ore 9,15   “Memoria e pregiudizi”, incontro con il Rabbino  Luciano Caro

Martedì  18 gennaio 2011  –   Scuola Media “A.CAPPON”  Cavarzere (VE), ore 10.20, “I 20 bambini di Bullenhuser Damm”,  aula multimediale della scuola,  incontro con Maria Pia Bernicchia e le sorelle Andra e Tatiana Bucci 

Mercoledì 19 gennaio 2011  –   Scuola Media “BONIFACIO”  Rovigo , ore 9.00,  incontro con Maria Pia Bernicchia 

Giovedì   20  gennaio 2011   –  Liceo Artistico”B.Munari”   Castelmassa, ore 11.00, “Pregiudizio, porrajmos, esclusione” incontro con la giornalista e attrice Dijana  Pavlovic

–   Casa Circondariale Rovigo, ore 13.30, “Porrajmos e memoria”,  incontro con Dijana  Pavlovic

Venerdì   21 gennaio 2011   –   Liceo Scientifico “ROITI”  Ferrara , ore 11.30, ” I 20 bambini di Bullenhuser Damm”, incontro con Maria Pia Bernicchia

Martedì  25 Gennaio 2011    –  Liceo Scientifico “EINAUDI”  Badia Polesine, ore 10.50, “Chi vuol vedere la mamma…faccia un passo avanti”, incontro con Maria Pia Bernicchia e mostra  ” I 20 bambini di Bullenhuser Damm”   dal 24 genn al 1 febbr  2011 

Mercoledì  26 gennaio  2011   –   Biblioteca “Manfred Buchaster”  Costa di Rovigo , ore 20.45, “I beni e la memoria. Le conseguenze economiche della persecuzione razziale in Italia dal 1938 al 1970”,  incontro con Ilaria Pavan, ricercatrice di storia contemporanea della Scuola Normale Superiore di Pisa

Giovedì  27 gennaio  2011     –    Sala Consiliare Palazzo Celio Rovigo,  celebrazione Ufficiale “Giornata della Memoria 2011”  intervento di Ilaria Pavan

Venerdì  28 gennaio  2011     –    Sala Agostiniani  Polesella (Ro), ore 20.45, presentazione della ricerca “L’internamento di ebrei stranieri in Polesine dal 1941 al 1945” relatori Luciano Bombarda e Maria Chiara Fabian

Martedì  1 Febbraio  2011    –  
Liceo Scientifico “EINAUDI”   Badia Polesine , ore 10.50, “Racconti dalla Shoah” incontro con Tatiana ed Andra Bucci introduce la giornalista e scrittrice  Titti Marrone autrice del libro “Meglio non sapere” 

Mercoledì  16 Febbraio  2011  –  Ateneo Veneto Venezia, nel  pomeriggio testimonianza di  SHLOMO VENEZIA, sopravvissuto del “sonderkommando” di Auschwitz

 

 

Israele 2010 – LA STORIA DI ADINA

adina goffer hassLe storie che la nostra ricerca sull'”internamento libero” degli ebrei stranieri nell’Italia del ’41 ci ha reso familiari, si arricchiscono sempre più.
Nello scorso agosto nel II° viaggio in Israele il “Fiume” ha incontrato un’altra amica la cui storia si intreccia con quella del Polesine, Adina Goffer Haas, nata a Castelmassa il 18 marzo 1942 in piena guerra da Moritz Haas, sarto di Stanislaw, Polonia, e Bronia Roth Haas, internati nel piccolo comune in provincia di Rovigo con i figli Leopold (13 anni) e Baruch (5).

Adina, contattata telefonicamente, ci ha accolti nel suo appartamento di Ra’ Nana, una città tra Tel Aviv ed Haifa, e, dapprima titubante sullo scopo della nostra visita, ha poi aperto il flusso dei ricordi alla nostra attenzione.

A lungo Adina ha parlato di una storia che solo i ricordi dei due fratelli maggiori le hanno trasmesso, perchè a pochi mesi di vita venne tolta ai genitori in carcere a Rovigo (da lì deportati ad Auschwitz) e affidata alle suore di Castelmassa.

Vicende straordinarie e fortunate hanno reso possibile che lei e i due fratelli Leopold, 13 anni e Benito (Baruch) 5 anni, si siano salvati e siano arrivati in Israele dopo la guerra, a seguito della Brigata Ebraica .

Uniti in Italia, nonostante il pericolo, all’arrivo nell’allora Palestina, i tre fratellini vennero divisi e affidati a famiglie di pionieri e padri fondatori di Israele vivendo, con i genitori e i fratelli adottivi, tutti i passaggi della costruzione dello stato d’Israele.

La sua vita si complica con l’arrivo della madre naturale Bronia, sopravvissuta ad Auschwitz grazie al trasferimento a Bergen Belsen, e poi arrivata in Israele con una delle ondate di profughi disperati.

La madre l’aveva cercata a Castelmassa trovando la madre superiora a cui aveva affidato la bambina, disperata per averla dovuta lasciare alla Brigata Ebraica legittimata ad occuparsi dei moltissimi orfani e disperati ebrei alla fine della guerra.

Sicura della sua salvezza la madre comincia a cercarla in Israele e va a prenderla, ma per la piccola è una completa sconosciuta (aveva pochi mesi quando si separarono) e così Adina non ne vuol sapere di lasciare la famiglia adottiva.
Con grande lacerazione di entrambe, la madre naturale rinuncia alla sua bambina e torna a vivere  Tel Aviv lasciando la figlia alla vita del kibbutz ed alla sua nuova storia.

adina e chiara fabian         adina e luciano bombarda 

L’abbraccio di Adina e la luce dei suoi occhi mentre raccontava le vicende tormentate di una bambina senza famiglia trovatasi , dopo la comparsa della madre naturale, con 2 famiglie, ci hanno fatto vivere con emozione ancora una delle tante storie che la ricerca ha strappato al tempo ed alla rimozione generale.