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Negare l’esistenza dell’Olocausto significa uccidere una seconda volta vittime innocenti. Cancellare la memoria è tipico dei regimi totalitari. Bisogna reagire contro queste pratiche con la massima energia.
Nicolai Lilin

20 ottobre 2010 – Francesca Cappella ci lascia

francesca cappella

La lotta contro un male devastante è il primo diritto di una persona, il sostegno a questa lotta da parte di parenti ed amici è un importante dovere.

Il “Fiume ” ha provato a sostenere con tutte le sue forze la lotta che Francesca Cappella ha iniziato e condotto con rabbia e determinazione dall’inizio del 2009 fino ad oggi quando le forze le sono mancate.

Abbiamo conosciuto Francesca Cappella, nel corso della nostra ricerca, come storica che conduceva ricerche all’Archivio Centrale dello Stato a Roma proprio sul periodo e sui temi che anche noi studiavamo e le sue scoperte nelle buste polverose e tra gli scaffali, hanno aggiunto nuovi dati e certezza al lavoro che stiamo mettendo insieme.

Già dal 2008 e nel gennaio 2009 assieme a noi Francesca è venuta agli appuntamenti della Memoria che ci hanno portato in Comuni e Scuole del Polesine. In qualità di giovane storica è venuta a contestualizzare con preparazione e puntualità la testimonianza di Lia Hajon e di Estica Danon Ayalon.

La sua simpatia, precisione e carica umana hanno incantato tutti, il suo sorriso aperto ha accompagnato la narrazione delle vicende storiche più tragiche del 900.

Al ritorno a Pisa dove era ricercatrice per la Scuola Normale Superiore, ha messo da parte i libri e gli elenchi accurati che aveva ricostruito nelle sue ricerche all’Archivio Centrale dello Stato e ha cominciato a combattere il cancro che l’ha consumata fino ad oggi.

Il Fiume, rileggendo i suoi sms di speranza e mai di scoraggiamento la saluta con grande commozione ed un abbraccio forte va a Matteo, il suo coraggioso e giovane marito, che l’ha sorretta fino all’ultimo momento.    Ciao France!

 

francesca a Costa nel 2008

francesca ed estika

francesca cappella

francesca e matteo

Non si vede bene che col cuore – L’essenziale è invisibile agli occhi

Oggi pomeriggio ero in un teatro

ma non ho visto uno spettacolo, né ho guardato un film.

Ho ascoltato persone ed ho sentito più volte parlare di memoria.

La memoria…cos’è in fondo??

La memoria è la vita che lascia una traccia dentro di noi.

Il passato che poi diventa la storia di ognuno di noi

La memoria…altro non è che il moto primario e perpetuo della nostra mente.

La nostra mente che sa in partenza cosa riporre nel cassetto dei ricordi, cosa salvare e cosa invece no.

Sa cosa può tralasciare e quali problemi vanno affrontati con subitanea velocità e spesso, ancor prima di averne coscienza, ha già formulato reali ipotesi di risposta.

Ed allora si cercano “nella memoria” quei dati che possono aiutare nella scelta.

Forse, molto più semplicemente, la memoria ci aiuta a discernere tra il bene ed il male. Confermare un’impressione o respingere un’idea, oppure ad esprimere un giudizio, in modo unico ed inequivocabile.

Ed è proprio quello che vediamo con il cuore che crea la memoria.

Nel bene e nel male.

Affinché certe nefandezze non accadano più

nel ricordo della disumanità che ha portato alla Shoah dobbiamo, aiutare la “memoria” per non dimenticare più.

Bisogna divulgare i valori irrinunciabili della coesistenza civile

In famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle scuole.

Devi avere chiari “I Valori” dicevano i nostri genitori e prima di loro i nostri nonni….

I valori sono memorie positive che ci aiutano e ci indirizzano nelle scelte

La Civiltà, la Solidarietà, la Libertà!!

È la condivisione del patrimonio culturale con libera circolazione di idee che ci fa crescere e ci dà coscienza del diverso che è fuori da noi.

È la diversità che ci arricchisce e ci fa godere fino in fondo di questo LIBERO SCAMBIO.

Come qui, un gioco che mette in contatto le persone, un incontro e… la storia, come la vita continua.

“Si è liberi quando si gode della libertà della differenza.

Si è liberi quando si ottiene il rispetto dell’altro e lo si ricambia dello stesso rispetto”

Abbiamo ricevuto queste considerazioni in forma quasi poetica, da parte di un’ospite dell’incontro di lunedì 4 ottobre e pensiamo sia giusto trasmetterle a tutti per la loro intensità.
La pubblichiamo in forma anonima, se l’autrice vorrà, con piacere renderemo pubblico il suo nome.

4 ottobre 2010 – San Francesco

Lunedì 4 ottobre, prima dell’incontro al teatro di Stienta, Schlomo Venezia e la moglie Marica ospiti de “Il fiume”, sono stati accompagnati ad un paio di appuntamenti importanti.

Shlomo Venezia e Iefte Manzotti a Costa

Il primo una visita alla Biblioteca “Manfred Buchaster” che Costa di Rovigo ha dedicato alla piccola vittima della “shoah italiana” internato a Costa con la famiglia fino al 1944. 

Nella bella biblioteca Shlomo, insieme a Iefte Manzotti, presidente dell’AMPI di Reggio Emilia e collaboratore della fondazione che gestisce la Casa Museo dei fratelli Cervi a Gattatico (RE), ha voluto sostare e lasciare il proprio sofferto saluto nel libro degli ospiti, alla memoria di chi ha avuto meno fortuna di lui.

Shlomo e Marica Venezia

Subito dopo c’è stato l’incontro con la presidente della Provincia di Rovigo dott.ssa Tiziana Virgili, che ha voluto che un testimone così eccezionale trasmettesse ai ragazzi di una classe quinta dell’Istituto Statale Tecnico Commerciale “De Amicis ” di Rovigo la propria storia drammatica.

Così nella sala del Consiglio provinciale per più di un ora i ragazzi hanno fatto lezione di storia dalla viva voce di un protagonista che ha raccontato una parte della sua dolorosa vicenda.

L’unicità della testimonianza di Shlomo è il ruolo avuto come membro del “Sonderkommando”ossia il “commando speciale” destinato dalle SS, che gestivano i campi, alla parte finale e definitiva del processo di sterminio del popolo ebraico e delle minoranze scomode, ossia la uccisione con il gas e la distruzione nei forni crematori.

Nel raccontare la sua storia, occasione di grande dolore e sofferenza, Shlomo ha cercato di spiegare ai ragazzi che nulla c’era di volontario nella vita del campo, e che la sola alternativa o scelta possibile era la morte per rifiuto di eseguire un ordine, morte che comunque sarebbe venuta da sola ed inesorabile dopo pochi giorni o mesi della vita in quelle condizioni.

La sofferenza è acuita sempre più dal dover ribadire che “questo è stato” (per ricordare Primo Levi) e quindi alla richiesta di una giovane studente di esibire il numero del campo, Shlomo senza esitare scopre il braccio e mostra il tragico tatuaggio.

Nello stesso giorno su un trafiletto nei giornali si legge che un docente dell’Università di Teramo nega la responsabilità della Shoah da parte di Hitler, con la motivazione che “non c’è ordine da lui firmato”.

Così un sedicente storico attento ai documenti (!)  può con tutta calma, negare centinaia di proclami, dispacci, filmati di adunanze oceaniche, documenti in codice, con i quali lo sterminio veniva ordinato, pianificato, industrializzato , e questo nonostante le ricerche di Istituti storici del mondo intero!  La cosa ha del paradossale per i più, ma per Shlomo e i sopravvissuti di tutto il mondo è solo una ferita sempre aperta.

Nella sala del Consiglio provinciale con la presidente Tiziana Virgili 

Alla conclusione dell’incontro prima dei saluti, delle strette di mano e della foto di rito, Shlomo Venezia ha lasciato ai ragazzi ancora un messaggio, “non credete a tutto quello che vi dicono, pensate con la vostra testa, verificate le cose, non lasciatevi portare per mano dagli altri”.

E solo chi ha subito sulla propria pelle sa quanto questo sia importante anche oggi nell’era della massima diffusione delle informazioni ma anche della loro massima manipolazione.

 

La 5 dell'ITC De Amicis di Rovigo con Shlomo Venezia

MEMORIE

il palco del teatro Jubileum a Stienta

Relegare la memoria ad un giorno dell’anno è operazione che cristallizza, congela e trasforma in semplice commemorazione ciò che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe essere il perpetuarsi di conoscenza che serva da monito.

Per questo “Il Fiume” si impegna perché di “memoria” si parli in tempi e luoghi adatti a stimolare la coscienza civile.

Nel tutto indifferenziato che tanta Italia di oggi vuol far passare come normalità, dobbiamo far sentire l’indignazione di chi è sopravvissuto ad una persecuzione senza alcuna logica, così in un Teatro Jubileum pieno di cittadini polesani e non, Shlomo Venezia internato ad Auschwitz a vent’anni, e Andra Bucci, ad Auschwitz a 3 anni, la più giovane sopravvissuta del campo di sterminio, hanno testimoniato con la loro presenza e le loro parole, il dramma e la verità di una violenza barbara e senza senso.

 gli ospiti

Accanto a loro a supportarne con la ricerca storica i fatti e le vicende, la storica Liliana Picciotto, del Centro di Documentazione Ebraica Contemporaneo, e la professoressa Maria Pia Bernicchia hanno portato la loro competenza di studiose dei documenti che delle vicende della shoah danno certezza.

Walter Veltroni e Andra Bucci  
Su tutti , in questo bel pomeriggio di ottobre, la passione di Walter Veltroni scrittore, che della necessità di non dimenticare quelle vicende tragiche si è fatto narratore nel suo libro NOI.

 Un’amicizia profonda lega i sopravvissuti e chi si occupa di storia e memoria della shoah, quasi che l’affetto di oggi possa risarcire le vittime delle privazioni subite ingiustamente, ed è per questo che la rete intessuta dall’Associazione “Il Fiume” di Stienta tra tutte le persone presenti sul palco del “Jubileum” e con molti affezionati amici del pubblico, si allarga sempre più.

Così, nell’incredulità di molti, Walter Veltroni è sceso dal treno a Bologna ed è stato accompagnato a Stienta arrivando addirittura in anticipo ed approfittandone per fare un giro a piedi del piccolo centro, visitando la chiesa, per poi presentarsi al teatro e abbracciare gli amici fraterni, Shlomo, Marica, Andra.

Dopo le presentazioni con i membri dell’Associazione il Fiume, conosciuti solo attraverso le vie ufficiali, Veltroni ha salutato i numerosi cittadini, presenti forse anche per chiedergli chiarimenti sulle sue recenti uscite politiche, ma poco dopo le 18.00 l’incontro con il pubblico è puntualmente iniziato.

Bernicchia, Picciotto; Venezia, Bucci e Veltroni

Interventi lucidi, commossi, puntuali, appassionati, ogni relatore ha messo in campo la propria personalità e fatto sentire alta la propria voce per un appello finale a non cedere all’indifferenza, a rimanere vigili, ad indignarsi di fronte alla volgarità ed all’arroganza di una violenza che ritorna nelle parole della politica peggiore del nostro paese.

Alla inconcepibile shoah si è arrivati piano piano, facendo passare provvedimenti, norme, leggi, usi che hanno reso possibile l’incredibile, che hanno espresso l’indicibile.

Se tutto ciò è stato possibile, ci si può anche ricadere, ma non ci saranno più giustificazioni per nessuno, nessuno potrà dire oggi nell’era della massima informazione, “non sapevo”, “non credevo”, e pomeriggi come quello del 4 ottobre 2010 servono anche a questo.

4 ottobre 2010 – MEMORIE

locandina iniziativa il fiume

Occasione unica quella offerta dall’ Associazione “Il Fiume” lunedì pomeriggio dalle ore 18.00 nel teatro “Jubilaeum 2000” di Stienta (Rovigo) dove ospiti d’eccezione parleranno di “memoria” a partire dal libro NOI che l’ autore, Walter Veltroni, verrà a presentare al pubblico degli amici dell’Associazione.

 L’esponente di punta del Partito Democratico, per una volta non sarà protagonista di esperimenti politici e sollecitazioni riformistiche, ma parlerà della sua ripresa nel corpus del romanzo, di una delle migliaia di terribili storie della Shoah.

Tracciando un ritratto dell’Italia del 900, Walter Veltroni incontra anche la rinnovata consapevolezza che bisogna indagare e portare alla luce lo sterminio ebraico e, attraverso uno dei suoi personaggi, rievoca la vicenda dei “20 bambini di Bullenhuser Damm”.

Lo aiuta in questo il libro scritto da una amica particolare de “Il Fiume”,. la ricercatrice veronese Maria Pia Bernicchia che dei 20 bambini, assassinati ad Amburgo il 20 aprile 1945, ha cercato ogni traccia e ne ha restituito le storie e le immagini dopo un lavoro lungo e doloroso.

Così lunedì pomeriggio si troveranno, quasi ad una riunione di famiglia, Walter Veltroni, Shlomo Venezia, che proprio con l’ex sindaco di Roma iniziò a condurre le scolaresche romane ad Auschwitz, Maria Pia Bernicchia, Amos Luzzatto presidente della comunità ebraica di Venezia, e per suggellare il tutto la storica Liliana Picciotto del Centro Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, che ne introdurrà le figure e condurrà l’incontro.

Sergio de Simone fu l’unico bambino italiano nel “gruppo dei 20” selezionato dal Dottor Mengele per gli ultimi inutili pseudo esperimenti sulla tubercolosi. Con lui, tra i bambini di Auschwitz, c’erano anche Andra e Tatiana Bucci, le sue cuginette che non risposero alla lusinga di andare ad incontrare la mamma , come Mengele aveva promesso, e così ebbero salva la vita.

La presenza di Andra Bucci nel parterre del teatro “Jubilaeum 2000” sarà una possibile straordinaria aggiunta al già nutrito gruppo di ospiti ed amici della nostra Associazione.

Come sempre ripercorrere i fatti della storia attraverso persone con un volto ed un nome, sarà l’occasione per contrastare coloro i quali vogliono riscrivere la storia e far passare i nazisti per tutori dell’ordine pubblico, contro ebrei, zingari e sovversivi, speculatori e portatori di miseria , malattie, sconvolgimenti sociali.