Archivi categoria: memoria

Negare l’esistenza dell’Olocausto significa uccidere una seconda volta vittime innocenti. Cancellare la memoria è tipico dei regimi totalitari. Bisogna reagire contro queste pratiche con la massima energia.
Nicolai Lilin

30 ottobre 2021 – PARLAR DI GUERRA NON E’ MAI ABBASTANZA

Rovigo e Villadose sono stata una bella doppietta di approfondimento della storia del confine orientale. Del resto i nostri affezionati sono abituati a farlo da anni con i migliori storici sulla piazza. Tra i più giovani Alessandro Cattunar, Federico Tenca Montini ed Eric Gobetti, ma con noi ne ha parlato più volte anche il grande professor Boris Pahor (107 e non li dimostra!).

Sentirsi dare del negazionista come è successo ad Eric Gobetti, di questi tempi è facile.

In questi ultimi tragici dieci anni le parti si sono invertite, non è più un tabù dirsi fascisti e invece sembra quasi una vergogna festeggiare la liberazione dal nazi-fascismo.

Gli storici per fortuna vanno oltre, studiano i documenti, raccolgono le testimonianze, le classificano e le confrontano. Gli storici sanno distinguere ciò che accade realmente  dalla partecipazione emotiva mentre  quando si dice “foibe” chi ha interesse a nascondere le vicende, gioca sulla crudeltà e sull’orrore mistificando i fatti e amplificando i numeri.

Le atrocità di una guerra durata vent’anni nelle terre di confine non hanno bisogno di essere amplificate, raccontate sì ed è questo che in sintesi fa il libro “e allora le foibe” tracciando un percorso divulgativo con precisi riferimenti bibliografici.

L’esodo poi va ugualmente raccontato senza mescolarlo con le foibe perché i due fatti non sono strettamente collegati visto che si parla di 1943 e 1945 contro il 1949-54.

La guerra è il male. La guerra rompe tutti i freni alla violenza primordiale dell’uomo e scompagina gli schemi che nei secoli hanno garantito la convivenza civile.

Ne abbiamo parlato con Nico Piro, inviato di guerra di Rai 3 a proposito dell’Afghanistan nella serata interessante e coinvolgente tenutasi al Forum San Martino nella cittadina veneta di San Martino di Venezze con la collaborazione della nuova Amministrazione Comunale e degli amici del gruppo Emergency di Rovigo rappresentati da Gabriele Casarin.

Nico Piro ha presentato il suo documentario “Un ospedale in guerra”, in cui ha raccontato le condizioni in cui si trova ad operare l’ospedale di Emergency a Kabul, mettendo in risalto il prezioso lavoro di Gino Strada, morto il 13 agosto, e del suo staff.

Il documentario è stata l’occasione per conoscere ancor più il grande lavoro dei medici e infermieri di Emergency, per poi riflettere sul ruolo che hanno giocato e giocano tutt’ora gli attori della politica internazionale, a partire dagli americani e dalla loro fallimentare gestione ventennale del paese, ma senza risparmiare critiche al governo italiano e non solo, che ha speso miliardi per impiegare contingenti militari nel paese asiatico senza risolvere i problemi della popolazione.

Una serata quest’ultima che si aggiunge e completa, attualizzandola, quella di Rovigo e Villadose e che getta un a speranza contraddistinta oggi dai tre segni orizzontali rossi, che porta il nome di Emergency.

 

 

28 ottobre 2021- Approfondire la storia del ‘900

Approfondire la storia del ‘900 è il compito che ci siamo dati e che segna l’autunno di risveglio delle attività culturali dell’Associazione il Fiume.

Come tutti abbiamo vissuto in un letargo attendista la fase dello sviluppo e controllo della pandemia.  Non abbiamo partecipato al dibattito “no-vax” “si-vax” perchè siamo convinti che lo spillover del virus Sars Covid ci sia stato, eccome, ma da italiani ogni provvedimento preso non sarebbe stato accettato da una o dall’altra parte della popolazione. Siamo così, individualisti, libertari per noi stessi e moralisti per gli altri, capaci di straordinari eroismi e di deprecabile codardia.

Volendo guardare alla storia del secolo scorso, in attesa che il presente diventi storia e ci consenta uno sguardo sui fatti, abbiamo in programma un ciclo di presentazioni e discussioni  attraverso la collana della casa Editrice Laterza dal titolo Fact chechking ossia “la storia alla prova dei fatti”. La collana è un insieme di lavori su temi che sono stati fondanti nella rinascita del paese nel dopoguerra o, proprio per necessità di rifondazione, sono stati accantonati, ma che, in qualche modo, recentemente sono stati oggetto di discussione  rivista e s-corretta.

La Resistenza, il mito del “buon italiano”, le Foibe, la teoria dell’emigrazione come positiva quando è stata fatta da italiani e negativa se a migrare sono altri popoli che privano gli italiani dei loro diritti o, infine, il mito dell’italianità stessa, questi sono i temi che Eric Gobetti, Carlo Greppi, Chiara Colombini e Francesco Filippi  hanno approfondito e reso accessibili al pubblico più ampio.

Il primo appuntamento è quello con le foibe e con le vicende del confine orientale attraverso una nostra vecchia conoscenza, Eric Gobetti che per noi del Fiume ha parlato di Jugoslavia dal lontano 2011 ed è poi venuto più volte a trattare dei Balcani e della nostra guerra sul quel fronte.

Appuntamento doppio in collaborazione con  l’Anpi di Rovigo  l’ Arci e  grazie al contributo logistico dell’Auser, ore 17.00  a Rovigo , Piazza Tienanmen e  con l’Anpi di Villadose alle ore 21.00 in Biblioteca comunale .

Ovviamente è obbligatorio il Green pass e la mascherina.

 

 

31 gennaio 2020 – Sopra le nostre teste aleggia lo stesso fumo

Al teatro “Rossi” di Costa di Rovigo, per l’appuntamento annuale della Giornata della Memoria, abbiamo assistito ad un reading teatrale che l’attore Mario Palmieri ha inscenato con la collaborazione di  due giovani attori, Alberto De Gaspari e Silvia Ruberti.

Non è nostro costume parlare di memoria usando la spettacolarizzazione della Shoah ma abbiamo voluto fare un’eccezione in questa occasione perché lo spettacolo non è stato che  narrazione attraverso le parole di Elie Wiesel , di Primo Levi e di Anna Frank.

La capacità interpretativa di Mario Palmieri ha introdotto il pubblico nell’atmosfera della cittadina di Sighet che assiste, senza voler capire, al dramma della deportazione progressiva di tutti gli ebrei del luogo. Una serie angosciante di lunghe notti si succede nei pochi anni della vicenda di Elie Wiesel ragazzo. Il giovanissimo ebreo devoto e studioso della Torah,  sale tutti i gradini della disperazione dalla deportazione, attraverso la morte della madre e delle sorelle, fino alla morte del padre che era stato motivo per lui di resistere e sopravvivere.   Elie Wiesel e Primo Levi scrivono la loro esperienza senza aggiungere pathos a quando la realtà già esprime, straordinari narratori, rendono la pura realtà un romanzo ma a sua volta  il romanzo non si scosta dalla cronaca della realtà.

Narratori straordinari e con loro la giovanissima Anna Frank, ci hanno fatto emozionare lucidamente leggendo le loro opere e ancor più ascoltandole dalla voce degli attori che hanno impersonato per due ore buone le loro vite.

17 gennaio 2020 – I nostri contributi per la Memoria della Shoah

Questo il programma dell’Associazione Il Fiume dei prossimi giorni:

24/1 – RovigoIstituto Comprensivo Rovigo3 – Scuola secondaria “Casalini” ore 9.00- M. Chiara Fabian ripercorrerà le date del secondo conflitto mondiale attraverso la storia di Manfred Buchaster detto “Manni”

26/1 – Guarda Veneta Biblioteca comunale – ore 10.30 – Tommaso Begotti relazionerà su
“Le leggi razziali nel Polesine e le loro conseguenze sulla vita degli ebrei. Il caso della famiglia Blaufeld rifugiata a Rovigo”

27/1 – Provincia di RovigoSala Consigliare– ore 10.00 – Cerimonia ufficiale alla presenza delle Autorità – Drammatizzazione da parte dell’Istituto Tecnico “G. Bernini” delle vicende di Virginia Usigli ebrea di Rovigo colpita dalle leggi razziali . Con la collaborazione dell’Associazione Tera da mar.

27/1  Adria – Sala Cordella – ore 18.00 – presentazione del libro “Siamo qui solo di passaggio… La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-1945” a cura di M. Chiara Fabian

27/1 – Occhiobello Sala Consigliare– ore 21.00-

CONSIGLIO COMUNALE APERTO PER IL CONFERIMENTO DELLA  CITTADINANZA ONORARIA A LILIANA SEGRE con intervento di M. Chiara Fabian su internamento libero e persecuzi.one antiebraica “La famiglia Wonsh a Occhiobello”

29/1 – San Martino di VenezzeCentro Polivalente Forum San Martino– ore 21.00, M. Chiara Fabian presenterà il libro “Siamo qui solo di passaggio… La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-1945”

29/1 – Rosolina – Biblioteca – ore 20.30 il dottor Andrea Sensidoni parlerà di “Medicina ed etica ai tempi del nazismo. Dal giuramento di Ippocrate al Codice Deontologico”.

La Biblioteca Marciana – Venezia

30/1 – VENEZIA- Biblioteca Marciana – ore 17.30

con Vittorio Zaglia, Daniele Ceschin, Antonio Spinelli e Maria Chiara Fabian si parlerà dei salvati tra gli ebrei internati nelle provincie di Treviso Vicenza e Rovigo nel primo di una serie di convegni sull’internamento libero in Italia

31/1  Costa di Rovigo – Teatro Mario Rossi – ore 20.30- “Sopra le nostre teste aleggia lo stesso fumo…” – Reading Teatrale di Mario Palmieri  . Un cammino alla ricerca di echi e voci, di volti e storie che lascino spalancate le finestre della nostra coscienza sull’orizzonte della storia umana attraverso le parole di Elie Wiesel e Primo Levi

21 febbraio 2019 – “La stella di Andra e Tati” quando un cartone animato aiuta a conoscere la storia

 

Da dx Tatiana ed Andra Bucci con M.Chiara Fabian all’incontro presso il teatro Ferrini di Adria

Con l’aiuto di un cartone animato si riesce a parlare anche di aberrazioni dell’umanità senza far perno sull’orrore, questo era l’obiettivo dell’incontro con Andra e Tatiana Bucci, le più giovani sopravvissute italiane di Auschwitz,   organizzato con l’aiuto del staff dell’Istituto  Cipriani di Adria per i ragazzi della scuola superiore.  Con la pacata signorilità che le due signore riescono a dare al loro racconto siamo riusciti a trasmettere a ragazzi, particolarmente attenti, alcuni importanti elementi della vicenda personale delle sorelle Bucci ma anche un quadro generale della persecuzione degli ebrei italiani. La Shoah ha colpito ebrei italiani, anche frutto di matrimoni misti come Andra e Tatiana  che avrebbero potuto essere risparmiate se il clima di violenza e la collaborazione con i nazisti, specie nelle zone di confine, non fosse stato così aspro e duro. La violenza, l’odio, il profitto legato ai tradimenti era tale che non dovrebbero stupire gli esiti successivi nel corso e alla fine della guerra.  I ricordi di Andra e Tati che avevano 4 e 6 anni al momento della loro cattura, sono quelli frammentari di bambine piccolissime che si adattavano ad ogni cambiamento, senza capire e pensare alle conseguenze. La loro esperienza passava dal gioco attorno ai cadaveri, alle attenzioni della blokova, all’apprendimento di lingue diverse in rapida successione. Una tempesta fisica, mentale e d emotiva che per fortuna nei bambini lascia spazio alla resilienza, ossia alla capacità del loro essere di ritornare, come una spugna dopo esser stata spremuta,  allo stato iniziale.

Il Teatro Ferrini con i ragazzi dell’Istituto alberghiero di Adria (RO)

I ragazzi hanno ascoltato in silenzio e hanno poi fatto le loro domande. Il messaggio che speriamo sia passato è stato l’appello delle più giovani sopravvissute ad Auschwitz a non odiare l’altro, a saper fare distinzione tra il bene e il male. Ci sono sempre meno sopravvissuti a testimoniare per questo Andra e Tatiana si sentono spinte a continuare a farlo nonostante la fatica. Piccole ebree deportate ma anche esuli delle terre Giuliano-dalmate con nostalgia ma senza voglia di revanche e di riconquista. 

Il viaggio è la testimonianza sono difficili e dolorosi ma doverosi.  Alla domanda di una docente su come lavorare con gli studenti per renderli più consapevoli, Tatiana risponde con l’invito a farli ragionare e discutere, cosa che dovrebbero fare le famiglie oltre che la scuola.  Sul tema della migrazione Tatiana ha sottolineato che la situazione è diversa ma l’analogia sta nell’atteggiamento di indifferenza verso chi cerca una vita migliore o la fuga dalle sofferenze. Anche Andra e Tati sono state profughe e addirittura in Italia, quando scelsero l’Italia al posto della Jugoslavia, e non ricordano un bel clima anche se erano italiane e di pelle bianca.