Le famiglie di Taglio di Po

Anche a Taglio di Po vi sono famiglie di ebrei stranieri costretti all’internamento libero ed in particolare due famiglie di ebrei turchi imparentate tra loro.

La famiglia Razon, composta da  Nissim, la moglie Regina Afnaim, con le figlie Sultana e Vittoria, e la famiglia Afnaim composta da Salomone Afnaim, fratello di Regina, sua moglie Lea Dana e i figli Leone e Vittoria, con loro era anche la madre di Regina e Salomone, Vittoria Ciprut vedova Afnaim.

I Razon e gli Afnaim vivono in Italia ormai da molti anni, tutti e quattro i bambini sono infatti nati a Milano, dove le due famiglie si sono stabilite dopo aver lasciato la Turchia in seguito alla crisi economica del 1929. Hanno conservato comunque i loro passaporti turchi.
La Turchia era  nazione ufficialmente neutrale, ma in realtà impegnata in un doppio gioco di rapporti con la Germania da un lato e l’Inghilterra e la Russia dall’altro, per aver mire espansionistiche sui territori controllati dai contendenti.

Nel ’41 Nissim Razon viene catturato in uno dei rastrellamenti di Milano ed inviato al campo di Ferramonti di Tarsia in Calabria,  senza poter avvertire la famiglia.

Per mesi la moglie e le figlie non hanno notizie, poi, appena Regina viene a sapere che il marito è nel campo di concentramento in Calabria, prende le due figlie e lo raggiunge in treno il 24 agosto del ’41.  Nel campo la famiglia riunita rimane un anno per essere poi trasferita a Rovigo e di lì a Taglio di Po, in una casetta con giardino che consentirà l’allevamento di qualche gallina.

A Taglio di Po nel frattempo sono stati internati anche gli Afnaim, le due famiglie sono state accolte con benevolenza dalla popolazione locale e la loro vita, seppur isolata a causa delle norme che impediscono loro contatti troppo ravvicinati, è comunque accettabile (Leone Afnaim e Susanna Razon frequentano le scuole elementari). Qui sono raggiunti dalla notizia dell’armistizio, vedono i cittadini di Taglio di Po esultare alla notizia e si illudono di poter tornare ad una vita normale.

Per loro, come per molti altri internati, si apre, invece, la parentesi drammatica della persecuzione dei Nazisti alleati alla Repubblica Sociale Italiana, a dicembre 1943, tutta la famiglia viene arrestata e tradotta in carcere a Rovigo.
I bambini non possono rimanere in carcere e quindi, dopo una drammatica notte trascorsa soli  fuori dal carcere, vengono riportati da una guardia a Taglio di Po.

Il Podestà del paese, nel corso di una assemblea pubblica, chiede se qualcuno tra la popolazione vuole accogliere i bambini.

Quattro bambini da accudire in età compresa fra i 7 e gli 11 anni, in “tempo di guerra” sono un compito gravoso di cui nessuno vuole farsi carico, salvo  una contadina il cui marito era in guerra, e che viveva in una casa isolata. Questa donna divide con i bambini i sacchi di paglia per dormire e le poche cose che costituiscono i suoi arredi.
I bambini rimangono soli tutto il giorno, mentre la donna è in campagna a lavorare, e devono procurarsi da mangiare, così Susanna, la maggiore, va in giro ad elemosinare cibo e vestiti.
Le suore del vicino orfanotrofio, le danno una minestra al giorno da dividere in quattro.
Un giorno il Parroco convoca Sultana e le propone la conversione al cattolicesimo, Sultana rifiuta ma… niente conversione, niente minestra, e ricomincia la ricerca di ogni cosa commestibile, oltre alla lotta contro i parassiti che proliferavano nella miseria e nella sporcizia.

A giugno del ’44 i bambini vengono prelevati, riportati ai genitori nel carcere di Rovigo e con loro trasferiti a Fossoli, campo di transito per la Germania. Tutta la famiglia viene deportata a Bergen Belsen il 2 agosto del ’44 passando da Verona.

Nel campo situato nel nord della Germania, la famiglia vive tutte le traversie dei deportati ma riesce a sopravvivere grazie ai passaporti turchi e al fatto che la Turchia continua a mantenersi neutrale fin quasi  alla fine della guerra. Il timore di ritorsioni turche in caso di danni a suoi cittadini, fa sì che la Germania non proceda allo sterminio degli ebrei turchi. La Turchia dichiarerà guerra alla Germania solo nel febbraio ’45. Prima della liberazione del campo i Razon e gli Afnaim vengono ripuliti e caricati su un treno con viveri sufficienti per raggiungere Goteborg in Svezia a seguito di uno scambio di prigionieri con la Turchia.

La vicenda delle famiglie Razon e Afnaim non sono frutto di ricerca in archivio di Taglio di Po che, fortemente danneggiato dall’alluvione del ’51, ma sono ricavate da un’intervista a Susanna (Sultana) Razon, oggi moglie del professor Umberto Veronesi, raccolta dalla storica Sara Valentina Di Palma nel libro “Bambini ed adolescenti nella shoah. Storia e memoria della persecuzione in Italia”, ediz. Unicopli.
Delle famiglie si ricorda però un testimone di Taglio di Po che frequentò un anno le elementari con Leone Afnaim e che ha conservato la foto della classe in cui il giovane Leone, lo spilungone al centro della foto nella seconda fila, posa con gli altri in divisa da “balilla”.

la classe delle elementari di taglio di po del '43

La condizione degli ebrei in Polesine durante il fascismo

Nel marzo 1939 risiedevano nella provincia di Rovigo 40 ebrei italiani e 3 stranieri. Le leggi razziali emanate dal fascismo nel novembre 1938, esclusero alcuni di loro dalle professioni e dagli impieghi statali, due medici e un ingegnere polesani non poterono più esercitare e un’insegnante perse il lavoro. In seguito furono sequestrati anche i beni di proprietà di ebrei con conseguenze disastrose per la famiglia ( vedi i casi di Luigia Modena Colorni di Rovigo e della famiglia Ravenna di Adria).

fronte del ghetto di Rovigo

Intanto nel corso degli anni 30, molti ebrei stranieri provenienti dai paesi sotto occupazione nazista, trovarono rifugio in Italia, per lo più in attesa di espatrio dai porti della penisola, ma l’introduzione delle leggi razziali nel novembre “

SONDERKOMMANDO AUSCHWITZ

In questi giorni a Roma presso il “Vittoriano” è allestita la mostra “Auschwitz – Birkenau” curata da Marcello Pezzetti, storico italiano direttore del Museo della Shoah di Roma, nella quale il materiale fotografico e documentario illustra le fasi salienti della persecuzione razziale contro ebrei, zingari e altre minoranze ritenute scomode. Il braccio tatuato con il numero 182727 che costituisce il manifesto della mostra, è quello di Shlomo Venezia sopravvissuto del campo di Auschwitz-Birkenau, amico e protagonista dei prossimi appuntamenti dell’Associazione “Il Fiume”.

15 Marzo 2010 – ore 10.00 al Cinema Mignon a Lendinara, l’Associazione “Il Fiume” in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Lendinara e con gli Istituti Scolastici ITC “G.B.Conti” e ITAS “L.Einaudi” di Badia Polesine, propone la testimonianza di Shlomo Venezia, sopravvissuto di Auschwitz.
L’unicità del racconto di Shlomo Venezia si deve al suo essere stato membro del Sonderkommando o “commando speciale”, destinato al lavoro nel crematorio e quindi a contatto diretto con la “soluzione finale” attuata dal nazifascismo nel famigerato campo di concentramento-sterminio polacco.
Sarà Francesca Panozzo, studiosa della Shoà, a dare l’inquadramento storico della vicenda e a guidare la conversazione con Shlomo Venezia.

Sempre il 15 Marzo 2010 – ore 17.00 al Cinema Multisala Capitol di Sermide in provincia di Mantova, in collaborazione con Sermidiana Magazine e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Sermide, Shlomo Venezia, dialogando con Francesca Panozzo, porterà la sua esperienza anche al pubblico presente, spiegando come sia riuscito a sopravvivere all’ultimo Sonderkommando ed alla marcia della morte che precedette l’arrivo dell’Armata Rossa ad Auschwitz.

Giorno della memoria 2010 – Fiesso Umbertiano (RO)

5 Febbraio 2010 – ore 21.00  Sala Consigliare di Villa Vendramin Morosin Calergi in collaborazione con il Comune di Fiesso Umbertiano, l’Associazione “Il Fiume” propone la presentazione della ricerca “L’internamento libero in Polesine- 1941-1945”.

La scelta del tema nasce dalla presenza, proprio nel Comune di Fiesso Umbertiano, della famiglia Schloss, ebrei tedeschi provenienti dal campo di concentramento italiano di Ferramonti di Tarsia e costretti nel comune polesano fino alla data del loro arresto il 22 giugno del 1944.

Durante i circa due anni della permanenza a Fiesso, Werner Schloss il figlio di Hermann e Lilly Sander, intrattiene una amicizia intensa con la famiglia Bombonati alla quale indirizza toccanti lettere ancora conservate. Tutta la famiglia trova la morte ad Auschwitz.

Giorno della memoria

Il 27 gennaio 2010, alle ore 9.30, nella Sala Consigliare della Provincia di Rovigo, in collaborazione con la Provincia il Fiume parteciperà alle celebrazioni della Giornata della Memoria, con la proiezione, del video intervista dal titolo “Per ignota destinazione…” storie della Shoà in Polesine 1941-1945 .
Nel video sono raccolte le testimonianze di Lino Giuriola e Rosa Cappellozza che conobbero ed aiutarono la famiglia Buchaster, ebrei tedeschi costretti ad “internamento libero” in Polesine dal 1941 al 1945.

Altro appuntamento importante ne “I percorsi della memoria” si terrà il 28 gennaio 2010 alle ore 13.30 presso la Casa Circondariale di Rovigo. La dottoressa Francesca Panozzo, studiosa della Shoà, terrà una relazione sul tema “Shoà e memoria”